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Aglio

ULMUS

Aspirante Giardinauta
scusami ulmus perchè si fanno bollire in acqua?io avevo capito che bastava prendere gli spicchi d'aglio uelli secchi e piantaRLI

L'aglio da semina va seminato a spicchi, senza bollire niente.

Circa come antiparassitario, in genere l'aglio lo si fa bollire in acqua, lo si lascia alcuni giorni a riposo e poi lo si spruzza sulle piante.
Io intendevo usare l'aglio fresco, sminuzzato e sparso sui vasi ed in terra.
Su questo punto vorrei sapere se anche così è efficace.

dalyla, non so se dà fastidio ai tuoi arbusti, tieni comunque conto che l'aglio dovrebbe essere un forte consumatore di sostanze dal terreno...

Sicuro l'aglio consuma le sostanze del terreno, in particolare il potassio.
 

Valentina 76

Giardinauta
Sicuro l'aglio consuma le sostanze del terreno, in particolare il potassio. sto facendo una prova...non so come si faccia a riportare una frase di un altro, quella nel fumetto!
 

ULMUS

Aspirante Giardinauta
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Valentina 76

Giardinauta
No,...bella domanda però, sono andata a guardare e ora beccatevi questo...

Storia di Agliè

Alle falde delle colline di Macugnano, nel Canavese, si trova Agliè, antica cittadina resa illustre, nel corso della sua storia, da personaggi quali Filippo d’Agliè e Guido Gozzano.

Secondo il glottologo Giovanni Domenico Serra, il toponimo Agliè deriverebbe dal nome di un colono romano Alliacus per successive trasformazioni.

Altre ipotesi fanno derivare il toponimo da Ala Dei (ala di Dio), poiché la pianta del castello originario richiamava la forma di un’ala spiegata verso levante, “da cui sorgerà il vero sole a rischiarare il mondo della pace”.

Il nucleo primitivo, di origine romana, era probabilmente situato sulle colline nella frazione di Santa Maria delle Grazie, già ricordato in documenti del 1019.

A quel tempo Agliè era un castello eretto per difendere Macugnano.

Agliè compare nei documenti per la prima volta nel 1141: i feudatari del Canavese si divisero il territorio e il paese divenne una delle terre dei San Martino di Rivarolo e di Agliè.

Forse meglio governata di altre città e paesi, Agliè non partecipò al tuchinaggio, rivolta popolare antifeudale e antisavoiarda del secolo XIV.

Subì però le conseguenze delle lotte fra i guelfi San Martino d’Agliè e i ghibellini Conti di Valperga.

Intorno alla metà del XIV secolo il paese fu saccheggiato per due volte da mercenari che però risparmiarono il castello.

L’imperatore Carlo V, nel 1355, donò ai marchesi di Monferrato molte terre fra cui Agliè. Tuttavia continuarono violenti contrasti tra i feudatari canavesani e Agliè ne subì le conseguenze: razzie, incendi e devastazioni si susseguirono per anni.

Nel 1391 arrivò per merito dei Savoia la pace. Gli alladiesi chiesero ai loro signori, i Conti di Agliè, alcuni privilegi e concessioni e li ottennero per la fedeltà dimostrata ai loro feudatari al tempo del tuchinaggio. Nel 1448 vennero concessi gli statuti comunali i cui testi sono tutt’ora conservati nell’archivio del municipio.

Con i Savoia crebbe l’influenza dei Conti di Agliè, che estesero i loro poteri su Bairo, Torre, Ozegna, parte di Pont, Salto, Rivarolo e Castelnuovo.

Agliè subì le conseguenze della guerra tra Savoia e Francia, avvenuta dopo la metà del XVI secolo.

Quando, nel 1561, la pace fu ristabilita, i Conti suoi signori giurarono fedeltà al Duca Emanuele Filiberto di Savoia.

Personaggio centrale della storia del paese fu Filippo San Martino di Agliè, nato nel 1604. Intrapresa la carriera delle armi, nel 1630 divenne luogotenente della Compagnia delle Corazze di Vittorio Amedeo I. Questi morì nel 1637 ed essendo suo figlio Carlo Emanuele troppo giovane per la successione, la madre Cristina di Francia, figlia di Maria dei Medici ed Enrico IV, assunse la reggenza. La corte ducale si divise in due frazioni: ma damisti e principisti. Filippo fu ma damista e divenne ministro, consigliere personale e favorito di Cristina. Per le doti diplomatiche e politiche di lui, Carlo Emanuele riuscì a mantenere il trono. Per il sostegno dato al giovane Duca, Filippo si inimicò parecchie persone tra cui il Richelieu che lo fece arrestare nel 1640.

Alla morte del cardinale, Filippo fu liberato ma abbandonò la politica ritirandosi a vita privata nel Castello di Agliè, dedicandosi al suo restauro e ampliamento.

Coadiuvato dall’architetto ducale Amedeo Cognengo di Castellamonte, il famoso architetto che, fra l’altro, progetto insieme al figlio Carlo la struttura della Torino della sua epoca, lo trasformò in un fastoso, imponente palazzo dove ricevere principi e regnanti, tra cui naturalmente Cristina di Francia. Morì nel 1667.

Per i 100 anni successivi nessun lavoro venne eseguito nel castello, se si esclude la scala del Michela nel 1724.

Nel 1764 il feudo di Agliè venne acquistato da Carlo Emanuele III che lo rivendette al suo secondogenito Benedetto Maria Maurizio, duca del Chiablese. Questi incaricò l’architetto di corte Ignazio Birago di Borgaro di ricostruire e ampliare il castello che subì modifiche sostanziali sul lato verso la piazza.

Tra il ’67 e il ’75 vennero costruite la galleria che collega il castello alla chiesa, la chiesa stessa col campanile che sostituì la precedente vecchia torre civica.

Durante le imprese napoleoniche, Agliè fu invaso dai francesi nel 1796 e il castello fu spogliato di mobili e suppellettili. Finita l’era bonapartista, Carlo Felice prese possesso nel 1825 del castello alladiese, facendolo restaurare dall’architetto Borda di Saluzzo che costruì all’interno un piccolo teatro. Nel 1939, dopo anni di lunghe trattative con aspiranti acquirenti, i principi di Savoia-Genova vendettero allo stato il complesso del castello per 7 milioni.
 

ironbee

Guru Giardinauta
Interessante....
Non sapevo che gli abitanti si chiamano alladiesi.
Quindi sembrerebbero non avere niente in comune con l'aglio, però il fatto che nella storia non entra nessun vampiro potrebbe confermare la mia tesi .... :lol:
 
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