Olmo60
Guru Master Florello
ho sotto gli occhi un articolo di P. Flores D'Arcais che trovo talmente giusto e condivisibile da riportarlo qui..anche per quello che è successo oggi a Copenhagen e sul dibattito che si sta facendo sulla libertà o no di pubblicare vignette anche offensive sulla religione:
"Se il criterio dell'offesa diventa il paradigma della libertà, a decidere sarà la suscettibilità.Ma la tua libertà trova un limite nella mia eguale libertà, non nella suscettibilità, per definizione soggettiva e presso ciascuno diversa. Io sono libero di irridere la tua fede, perchè con il mio scherno non ti impedisco affatto di praticarla, e tu resti libero di irridere le mie convinzioni, ma non puoi impedirmi di praticarle, benchè la tua sensibilità le viva come offensive: libertà simmetrica . Diversamente non solo ogni credente diventa titolare di un diritto di censura, ma a decidere dei limiti della libertà sarebbero alla fine i fondamentalismi di ogni confessione. Non è un paradosso. Si ragioni freddamente: una volta accettato il divieto dell'offesa per ciò che è vissuto come sacro, tanto maggiore sarà la suscettibilità del credente e tanto più ampia la sfera delle espressioni che per lui costituiscono non solo offesa ma addirittura sacrilegio. Maggiore la suscettibilità (che è massima al fanatismo!) e maggiore il diritto di far tacere gli altri, questo il risultato che nelle parole di (Biiiip- devo tacere il nome) sembra così ragionevole di ecumenica tolleranza. Più grave ancora: il criterio della suscettibilità inerente alla categoria dell'"offesa" crea un meccanismo sociale che incoraggia la surenchère: più sono intollerante più ho titolo a far tacere, dunque, vengo premiato in termini di potere se faccio lievitare il mio cruccio per la critica (naturale in ciascuno) dapprima in risentimento, poi in rabbia e infine in fanatismo, dando libera stura (anzichè civile repressione) alla pulsione di onnipotenza che si annida in ciascuno di noi. Non basta: se è giusto censurare ciò che offende ogni religione, saranno l'ipersuscettibilità degli ebrei, dei cristiani, dei musulmani, ma anche ogni idiosincrasia dei testimoni di Geova, dei mormoni, dei fedeli al Verbo di scientology e molto altro ancora. Tutto ciò che ognuna di queste fedi trova molesto diventa legittimo oggetto di anatema e ostracismo. Cosa resta della libertà di critica dopo questo bel rogo di libertà "offensive"? Ogni pretesa di Verità ha diritto di mettere il bavaglio a ciò che vive come ingiuria. Ma per centinaia di milioni di uomini furono sacri Stalin e Mao, e la "supremazia bianca" è dogma di fede de Ku Klux klan: guai a chi li critica! La logica del "non si può offendere" è spietata, non consente un "on/off" secondo i propri comodi.
p,s non sapevo che già in diversi paesi, dopo Chrlie questa "rinuncia" è stata fatta..sono successe delle cose...
"Se il criterio dell'offesa diventa il paradigma della libertà, a decidere sarà la suscettibilità.Ma la tua libertà trova un limite nella mia eguale libertà, non nella suscettibilità, per definizione soggettiva e presso ciascuno diversa. Io sono libero di irridere la tua fede, perchè con il mio scherno non ti impedisco affatto di praticarla, e tu resti libero di irridere le mie convinzioni, ma non puoi impedirmi di praticarle, benchè la tua sensibilità le viva come offensive: libertà simmetrica . Diversamente non solo ogni credente diventa titolare di un diritto di censura, ma a decidere dei limiti della libertà sarebbero alla fine i fondamentalismi di ogni confessione. Non è un paradosso. Si ragioni freddamente: una volta accettato il divieto dell'offesa per ciò che è vissuto come sacro, tanto maggiore sarà la suscettibilità del credente e tanto più ampia la sfera delle espressioni che per lui costituiscono non solo offesa ma addirittura sacrilegio. Maggiore la suscettibilità (che è massima al fanatismo!) e maggiore il diritto di far tacere gli altri, questo il risultato che nelle parole di (Biiiip- devo tacere il nome) sembra così ragionevole di ecumenica tolleranza. Più grave ancora: il criterio della suscettibilità inerente alla categoria dell'"offesa" crea un meccanismo sociale che incoraggia la surenchère: più sono intollerante più ho titolo a far tacere, dunque, vengo premiato in termini di potere se faccio lievitare il mio cruccio per la critica (naturale in ciascuno) dapprima in risentimento, poi in rabbia e infine in fanatismo, dando libera stura (anzichè civile repressione) alla pulsione di onnipotenza che si annida in ciascuno di noi. Non basta: se è giusto censurare ciò che offende ogni religione, saranno l'ipersuscettibilità degli ebrei, dei cristiani, dei musulmani, ma anche ogni idiosincrasia dei testimoni di Geova, dei mormoni, dei fedeli al Verbo di scientology e molto altro ancora. Tutto ciò che ognuna di queste fedi trova molesto diventa legittimo oggetto di anatema e ostracismo. Cosa resta della libertà di critica dopo questo bel rogo di libertà "offensive"? Ogni pretesa di Verità ha diritto di mettere il bavaglio a ciò che vive come ingiuria. Ma per centinaia di milioni di uomini furono sacri Stalin e Mao, e la "supremazia bianca" è dogma di fede de Ku Klux klan: guai a chi li critica! La logica del "non si può offendere" è spietata, non consente un "on/off" secondo i propri comodi.
p,s non sapevo che già in diversi paesi, dopo Chrlie questa "rinuncia" è stata fatta..sono successe delle cose...