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Sicilia d'estate

Fabdl

Giardinauta Senior
s.vito
favignana - cala rossa
favignana - cala rossa
isola delle femmine
portopalo di capopassero
marzamemi
marianello
cavaddruzzu
baia di mollarella
baia di mollarella
funcitella
mazara
trappeto
lampedusa - cala guitgia
s.vito
s.vito
sciacca
san lorenzo
zingaro
mondello
panarea
lido rossello
scala dei turchi
portopalo di capopassero
golfo di gela
favignana - lido burrone
levanzo
salina - pollara (dove hanno girato il Postino)
salina - pollara
lampedusa - cala guitgia
alcamo marina
lampedusa - cala croce
mondello
porticciolo favignana
cava d'aliga
realmonte
pantelleria
punta delle formiche
zingaro
pantelleria
terrasini
s.vito
golfo di noto
case eoliane
lampedusa - spiaggia dei conigli
fontane bianche
 

Fabdl

Giardinauta Senior
e per chiudere, una bella fotazza dello Specchio di Venere a pantelleria

pantelleriavacanzeestat.jpg


temperatura dell'acqua mai sotto i 20° (e può arrivare anche oltre i 50°)
 

elena_11293

Master Florello
grazieee!!
da rifarsi gli occhi, con tanta bellezza...... :love:

(per le foto: non se ti può interessare dato che cmq hai gli album su flickr e ti toccherebbe quindi caricarle un'altra volta, cmq io per postare ad es. qui sul forum ora uso http://www.servimg.com/ che dà il link per inserire una miniatura, così posso anche caricarne una ad alta risoluzione se voglio che diventa visibile nel momento in cui si clicca sulla miniatura, un po' come hai fatto tu ora con il link diretto.. tieni conto che i forum come questo richiedono specificatamente di fare un resize delle foto per non superare una certa quantità di 'peso' complessivo, per cui anche non accadesse che vengono ridimensionate di default, andrebbero già postate in bassa risoluzione)

ancora grazie!
:Saluto:
 

Fabdl

Giardinauta Senior
grazie x il sito di hosting

non è una laguna ma una caldera cioè il cono di un vulcano (spento) sprofondato
 

sara k

Giardinauta Senior
La Sicilia non è bella solo d'estate, sono tornata domenica scorsa da Favignana.....fantastica! Che colori! In questo periodo non facendo eccessivamente caldo oltre al mare si possono fare delle escursioni interessanti senza grondare di sudore....Magnifica!
 

Fabdl

Giardinauta Senior
notizia di oggi

Sensazionale scoperta nel Mar Mediterraneo: trovato in Sicilia il ‘Savalia lucifica’, un raro corallo nero che si illumina al tocco

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nel corso di una campagna di ricerca per studiare le popolazioni profonde di corallo rosso nell’arcipelago delle Egadi, ha fatto una sorprendente scoperta, individuando con l’aiuto di un robot sottomarino un raro e molto particolare corallo nel Mediterraneo

A Capo San Vito, lungo la costa occidentale della Sicilia è stata scoperta una sorprendente specie di corallo che si illumina al tocco. Il nome scientifico è Savalia lucifica, e sino ad ora era stata rinvenuta nell’Oceano Pacifico a circa 700 metri di profondità. La scoperta in Sicilia è invece avvenuta a 270 metri di profondità. La rarissima specie fa parte del gruppo degli zoantidei e non era mai stata segnalata prima nel Mar Mediterraneo. La scoperta è stata effettuata da ricercatori dell’Ispra, e da una rete di università italiane, l’Università politecnico delle Marche, l’università ‘Parthenope’ di Napoli, le università rispettivamente di Pisa e di Bologna.
L’Ispra, che si è avvalso dei finanziamenti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha usato in questa ricerca un robot molto raro che è specializzato nella riceca di specie marine. La ricerca finalizzata a trovare specie marine che vivono nel mare attorno all’arcipelago delle Egadi si è conclusa con questa scoperta davvero sensazionale.
L’ISPRA ha pubblicato un video della specie dove è possibile vedere le soprendenti proprietà di questo corallo portato fuori dall’acqua:

(a partire da 1'25" si vede che davvero si accende al tocco!!)
[video=youtube;MA9I_mJ7pAU]http://www.youtube.com/watch?v=MA9I_mJ7pAU[/video]

è divertente ascoltare i ricercatori che, pur essendo fior di professionisti, si meravigliano come dei bambini per la prima volta a disneyland
 
Ultima modifica:

michelepm

Florello Senior
La nostra bella Sicilia è un tesoro tutto da scoprire
emoticon_3d_5.gif
è c'è la invidiano in molti.
Peccato solo che sia rovinata dalle solite cose....... (IL TRAFFICO) e che nopn si riesca a fare qualcosa per farla rivalutare. Mah
 

Fabdl

Giardinauta Senior
si effettivamente è una fucina infinita di tesori naturali ed archeologici (e chissà quante altre cose devono ancora essere rinvenute)


http://it.paperblog.com/trapani-una-nave-romana-emerge-dagli-abissi-del-passato-633960/

Trapani - 16 ottobre 2011

Relitto affondato 1700 anni fa: è il più completo mai ritrovato
di Laura Aniello

Recuperate anche ceramiche da cucina databile III d.C. I 700 componenti recuperati verranno «asciugati» con una tecnica speciale in un laboratorio di Salerno
I sub nuotano dentro lo scafo, misurano il fasciame, toccano la chiglia. Davanti ai loro occhi c’è il miracolo di una nave commerciale romana del terzo secolo dopo Cristo affondata e rimasta quasi intatta a dispetto della latitudine niente affatto nordica. Siamo a Marausa, a un passo da Trapani, e questo è il più grande relitto dell’epoca mai tirato fuori nei nostri mari. Operazione titanica, che vede all’opera archeologi, subacquei, ingegneri, restauratori. Bagnati, emozionati, in movimento continuo. Tutti insieme, a tirare fuori pezzo a pezzo un gigante lungo più di venti metri e largo nove, affondato 1.700 anni fa nei bassi fondali durante la manovra di ingresso nel fiume Birgi, che allora era una via navigabile per parecchi chilometri e adesso è soltanto il nome dell’aeroporto della città.
Un tesoro a portata di mano, tre metri di profondità e 150 dalla riva, e nonostante questo rimasto segreto per secoli perché coperto da un metro di argilla e di radici di posidonia, la pianta del mare. Un rivestimento naturale che l’ha tenuta in uno stato eccezionale di conservazione. «È stata la costruzione di un molo abusivo qui vicino a determinare un brusco cambiamento di correnti che hanno eroso la prateria e mostrato il relitto. Senza quel cemento non avremmo la nave», scherza Sebastiano Tusa, il soprintendente ai Beni culturali di Trapani che da dodici anni - dalle prime segnalazioni fatte nell’agosto del 1999 da Antonio Di Bono e Dario D’Amico della sezione locale dell’Archeoclub - sognava di disseppellire quel tesoro e di portarlo alla luce.
«Ormai preferiamo lasciare i relitti dove stanno - spiega - favorire itinerari di turismo sottomarini, ma questo è un caso eccezionale, sia per la mole e l’integrità della nave, sia perché è così vicina alla costa da farci temere per la sua sicurezza. Un’operazione da oltre 800 mila euro, fondi del Lotto. Settecento pezzi, lunghi da 40 centimetri a qualche metro, che adesso saranno assemblati come un gigantesco puzzle, con la stessa testardaggine dei modellisti, ma su scala reale. Destinazione finale il baglio Tumbarello di Marsala, accanto alla sala espositiva che già ospita una nave punica. E allora, eccoli i tecnici della società specializzata «Atlantis» tirare fuori prima il fasciame interno, poi l’ossatura, quindi quello esterno.
E ancora le anfore con le tracce di olive, noci e fichi portati dal Nordafrica verso il mercato siciliano. Poi i segni della vita di bordo, come pezzi di vasellame e di bicchieri utilizzati dall’equipaggio, una decina di marinai che arrivavano probabilmente dall’attuale Tunisia, perché da lì veniva la ciurma di Roma. Infine, tracce del carico di contrabbando: i cosiddetti «tubuli da extradosso», condotte cave in terracotta impiegate nelle costruzioni per alleggerire le volte e gli archi, e che in Africa si compravano a un quarto del costo di rivendita a Roma. «Era un commercio illecito ma tollerato - racconta Tusa - i tubuli venivano nascosti dappertutto, e così i marinai arrotondavano guadagni davvero magri».
Stipendi di Stato, perché queste imbarcazioni commerciali erano dell’Annona, quindi pubbliche, affidate ai navicolari, gli amatori che pagavano i marinai. Ecco quante cose raccontano questi legni inzuppati, portati fuori come trofei. I primi pezzi risalgono dal mare nelle mani dell’archeosub Francesco Tiboni e dell’operatore tecnico Francesco Scardino, entrambi della Soprintendenza del mare, sotto lo sguardo trepidante del direttore di cantiere, l’ingegnere Gaetano Lino. «È un corrente di stiva», esulta lui, termine che indica l’elemento cardine dell’ossatura. Chissà quale maestro d’ascia l’aveva costruita, con una tecnica «a guscio portante», esattamente al rovescio di quella attuale: prima si montava la chiglia, poi l’esterno, quindi l’ossatura, memoria forse dell’imbarcazione primordiale, il tronco scavato.
Adesso tutto è in viaggio verso Salerno, al laboratorio «Legni e segni della memoria» che si occuperà di togliere dal relitto l’acqua di cui è inzuppato e di restaurarlo con una tecnica innovativa che è stata brevettata proprio dai suoi esperti, con l’iniziale collaborazione dell’Università de La Rochelle. Difficile da credere adesso, ma questi legni ammalorati che grondano di mare torneranno a essere quella nave. Intatta e veleggiante, un attimo prima del naufragio, come in un salto sulla macchina del tempo.
 
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