Qui andiamo direi lontano dall'interesse degli utenti di questo forum e di molto specialistico, anche al di là delle mie conoscenze. Dico perciò solo poche cose.
Per quanto riguarda il primo quesito il riferimento è l'emivita (DT 50 = tempo di dimezzamento) di una molecola nell'ambiente, cosa che si misura una volta distribuita (dal punto di vista fitoiatrico il prodotto va irrorato subito dopo la preparazione e si sconsiglia di usare la soluzione a distanza di ore/giorni, immagino proprio perché può subire alterazioni, non solo della sostanza attiva ma anche dei coformulanti).
Per imidacloprid il DT 50 si stima che in suolo agricolo sia di circa un paio di mesi, ma in quello naturale fino addirittura a 997 giorni in quanto entrano in gioco molto fattori come la struttura del terreno, le concimazioni e anche la formulazione del prodotto.
Ovviamente il destino di un pesticida varia in rapporto all'ambiente in cui si trova: se non viene adsorbito esso è esposto alla luce solare, alla umidità e relativa bagnatura fogliare. Per l'imidacloprid vi sono ricerche sulla degradazione fotolitica nelle acque del suolo mediante impiego di acceleratori enzimatici (si tratta di studi condotti nell'ambito del disinquinamento ambientale).
La degradazione può avvenire però anche una volta raggiunto il target ad opera di altri fattori dipendenti dall'organismo vivente: ad esempio i formulati con piretro naturale vengono sinergizzati con l'aggiunta di piperonil-butossido in quanto questa sostanza interferisce con enzimi degradatori prodotti dal citocromo P 450 presente in tutti i viventi.