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Passaporto piante

dioclau

Aspirante Giardinauta
Salve oggi mi parlavano di un passaporto (fitosanitario) che accompagna alcuni tipi di palme o comunque piante che hanno qualche foto patologia importante.
In realtà non mi hanno spiegato bene, volevo capire come funziona e se anche un cliente privato, quando acquista deve ricevere questo documento?
Grazie
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Ne ho sentito parlare anche io e mi sono andata ad impicciare ma non ho trovato nulla che spieghi le conseguenze ed i diritti/doveri visti dalla parte dell'acquirente. Ovviamente cercherò ancora perché è la parte che mi interessa.
Ho trovato l'elenco delle piante per le quali è obbligatorio (ma, non vorrei aver capito male, mi sembra che poi ogni regione tratti la materia un po' a sé, ferma restando la base legiferata).
http://www.cespevi.it/servfito/pdf/Elenco_ufficiale_passaporto_11.1.2018.pdf

Mi associo quindi alla tua richiesta di informazioni.

:ciao::ciao:
 

dioclau

Aspirante Giardinauta
Mi pare di aver capito che Il passaporto debba arrivare fino all'ultimo utilizzatore professionale, quindi non al privato.
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Penso che occorrerà attendere che il mulinello di parole......parole che ho trovato in Rete si trasformi in una regolamentazione univoca.

Ho trovato un testo che riguarda le disposizioni in merito che andranno in vigore in Svizzera dal 2020.
Fanno specifico riferimento a noi acquirenti finali e mi lascino perplessa:
Non è prescritto un passaporto fitosanitario unicamente nel caso della vendita diretta a privati che acquistano merci regolamentate per il proprio utilizzo (ovvero non a scopi industriali o professionali).
Le merci ordinate via Internet o telefonicamente (vendita a distanza) devono invece essere cedute a privati con un passaporto fitosanitario. Nel commercio su Internet è necessario in linea di principio un passaporto fitosanitario per le merci regolamentate.
Nelle zone protette si applica, altresì, l’obbligo generale del passaporto fitosanitario per determinate merci (anche per la vendita diretta a privati).


Spero che l'Italia legiferi diversamente perché se lo scopo del passaporto è di confermare all'acquirente che il
che il materiale vegetale proviene da una produzione ufficialmente controllata e che sono state prese tutte le
misure possibili affinché sia indenne da organismi nocivi particolarmente pericolosi e assicurare la tracciabilità delle merci affinché si possano eventualmente individuare rapidamente merci infestate, l'acquirente privato finale deve essere escluso dall'essere parte attiva nella difesa del suo territorio?

Sbaglio o noi potremmo essere degli "untori"a nostra insaputa, tornando a casa, dopo l'acquisto, con materiale infetto che pianteremo nei nostri giardini e/o terrazzi diffondendo potenzialmente "organismi nocivi"?
 

dioclau

Aspirante Giardinauta
Si anche perché vorrei capire se andando ad acquistare per esempio (come privato) una phoenix canariensis, mi spetta un documento in cui si attesta che questa pianta è libera da ogni fitopatologia, comunque aspettiamo i più esperti.
 

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
La normativa fitosanitaria vigente prescrive la tracciabilità di date specie vegetali nei loro spostamenti all’interno della Comunità Europea attraverso un documento chiamato passaporto delle piante.
Dette specie sono elencate in un allegato del D.Lgs. 214/2005 . Il passaporto viene fornito a tutti i produttori-vivaisti e deve accompagnare la pianta fino all'ultimo dettagliante (va poi conservato per un anno, dunque non è previsto il trasferimento all'acquirente consumatore finale); il passaporto è compilato dal produttore che attesta la conformità del prodotto alla normativa fitosanitaria, in particolare per quanto riguarda gli organismi nocivi da quarantena tra cui rientra il punteruolo rosso (esiste un elenco di specie vegetali sensibili a tale parassita tra cui Phoenix canariensis: la norma di riferimento è il D.M. 07/02/2011).
Esiste un Registro Ufficiale dei Produttori (RUP) a cui occorre iscriversi per ottenere l'autorizzazione a rilasciare il PP (Passaporto Piante); il responsabile dell'autorizzazione è il SFR (Sevizio Fitosanitario Regionale).
Il passaporto si presenta in forma di etichetta che va appiccitata sui vegetali e sui prodotti vegetali, oppure sugli imballaggi o sui veicoli di trasporto, allo scopo di impedirne il reimpiego. In caso di passaggi del materiale la movimentazione viene registrata su apposito registro vidimato da SFR. Esiste anche un Passaporto Semplificato (in forma di documento commerciale) e un Passaporto di Sostituzione (se si suddividono le partire dei vegetali).

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P.S. Io sconsiglierei di acquistare una P. canariensis, tanto più che ormai questo insetto è presente praticamente in tutte le regioni italiane dove vive questa palma; se proprio vuoi farlo conserva la fattura, ma in caso di attacco da punteruolo rosso mi pare assai difficile dimostrare che ne era già affetta.
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Molto chiaro, grazie! Ma, a parte le perplessità circa l'esclusione dell'acquirente finale dalla partecipazione attiva alla salvaguardia della vegetazione del territorio espressa sopra, me ne sorge un'altra: quelle piante che vedo e rivedo nel vivaio dove mi fornisco, che stazionano invendute più di un anno (periodo di conservazione della documentazione), al momento della vendita il Passaporto ce l'hanno o il vivaista (che è anche distributore a colleghi) non è tenuto a presentarlo o a dotarne la pianta?
Sarò di coccio ma questa normativa per me, rispetto all'emergenza alla quale deve sopperire (ad esempio individuare e combattere adeguatamente la presenza di organismi nocivi alloctoni sempre in aumento), ha delle falle.
 

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Immagino che la ratio della norma sia volta essenzialmente a evitare - per quanto possibile - la circolazione di organismi da quarantena nei Paese UE; può darsi che in futuro si arriverà a una sorta di "etichetta" per le piante come per le confezioni alimentari (ma poi ci sono le sementi e tanti altri materiali vegetali), ma tutto questo si porterebbe dietro una montagna di adempimenti burocratici con relativi controlli: e da parte di quali uffici e personale?
A tal proposito ti posso dire che un amico fitopatologo con quasi vent'anni di attività di diagnostica e di laboratorio presso SFR della mia Regione sta in questi giorni studiando diritto amministrativo e materie similari perché per essere confermato deve superare un concorso dove sono previste quelle materie e assolutamente niente riguardante la fitoiatria; un'altra assunta sempre da SFR come biologa molecolare (con acquisto di relative costosissime apparecchiature per diagnostica in PCR, es. flavescenza dorata della vite) non fa più quel tipo di diagnosi (dirottate all'ex- CNR di virologia vegetale Torino) perché le hanno dato il patentino di Ispettore Fitosanitario e si occupa sostanzialmente di burocrazia: il risultato è un progressivo impoverimento del lavoro tecnico e in parallelo un gonfiamento di quello volto al rimestio di carte.

Rispetto alla questione dell'annualità, così a prima sensazione direi che dopo un anno se la pianta fosse affetta da una qualche malattia/parassita se ne vedrebbero i segni.
 
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