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De Vidi Guido
Guest
Ciao a tutti gli orchidofili del forum,vecchi e nuovi...è qualche tempo che non mi faccio vivo, problemi, problemini e problemoni e per tornare a fare una bella chiaccherata con le nostre orchidee ho rivisto e ridotto un mio vecchio post fatto l'anno scorso sul mio blog dal titolo:LE ORCHIDEE IN AUTUNNO
Spero che sia un buon pretesto per scambiarci le nostre esperienze sulla soluzione dei problemi di coltivazione, ciao e buona lettura. Guido.
....."Le orchidee coltivate in serra, sui davanzali, nelle e logge ed in mille altri modi, provengono da paesi dove le condizioni stagionali sono notevolmente diverse dalle nostre.
Molte specie vivono bene con temperature minime di 18 – 20 gradi centigradi, altre si accontentano di 14-15 ed altre ancora prediligono il freddo, 5 – 10 gradi.
Il dato della minima temperatura accettabile è molto importante in quanto raggruppa empiricamente tutte le orchidee in tre grandi casistiche: da serra calda 18 - 20 gradi minimi, intermedia 14 – 15 e fredda 5-10.
Il mantenimento della minima temperatura accettabile nelle nostre collezioni è un problema che si presenta durante la stagione fredda (autunno inverno) e coinvolge tutti i sistemi di coltivazione: anche l’ormai mitica “signora Maria” deve risolverlo al pari di chi possiede spazi supertecnologici.
La repentina diminuzione delle ore di luminosità durante la stagione fredda è un altro problema che mette in crisi le orchidee esotiche in coltivazione nelle nostre zone.
All’inizio evidenziavo che le orchidee da collezione provengono generalmente da luoghi nei quali le stagioni sono diverse dalle nostre e si differenziano soprattutto per le ore di luce abbastanza invariate col cambiare delle stagioni.
Nelle nostre zone, durante la stagione invernale può essere necessario arricchire la fonte luminosa disponibile. Questa esigenza è determinata non necessariamente dalle poche ore ma soprattutto dalla scarsa luce sfruttabile all’inizio ed alla fine del ciclo giornaliero diurno ed è appunto in queste ore che è opportuno intervenire con fonti luminose accessorie ed artificiali.
Nelle coltivazioni in serra è meno grave la carenza di luce in quanto l’equilibrio complessivo “temperatura - umidità – luminosità” regge più facilmente rispetto ad ambienti “precari.
Nelle coltivazioni in serra si può agire con il controllo artificiale delle ore di luce, nei casi in cui si coltivino orchidee fotosensibili e si voglia forzare il loro periodo di fioritura, mentre nelle coltivazioni amatoriali, durante la stagione fredda si prende atto che il ciclo biologico rallenta e si aspetta la nuova stagione.
L’effetto della carenza di luminosità si amplifica e crea veramente situazioni di disagio alle orchidee, nelle coltivazioni che io chiamo per l’appunto (non me ne vogliano gli amici orchidofili) precarie.
Le coltivazioni sulle finestre, nei soggiorni, nelle logge ed in tutti quei posti che la nostra fantasia scova in casa, quando arriva l’autunno cominciano a dare segni di crisi e tutto quello che si è cercato di fare in estate vanifica.
Di primo acchito si pensa subito alla luce ed è per certi aspetti giusto, ma non basta.
Sulle soluzioni tecniche da adottare mi soffermo velocemente ed in termini generali in quanto le strategie particolari, sono legate alle specifiche varianti dei singoli casi.
Anche le più piccole collezioni annoverano specie con esigenze di luce più o meno intensa, quindi una soluzione mediana che tiene conto di un supplemento utile a garantire complessivamente 10000 – 12000 lux (unità di misura della luminosità) può essere un valido contributo.
Per individuare la potenza della fonte luminosa artificiale da attivare, si moltiplicano i lux per i metri quadri da illuminare e si trovano i lumen ( le cosiddette candele oppure watt) necessari.
Con questi dati si possono installare fonti luminose appropriate sia in termini di potenza che di spettro di emissione delle frequenze tendenti a simulare la luce del sole: lampade ad incandescenza (consumano troppo e rendono poco), tubi al neon specifici (economici di buona resa ma antiestetici), faretti alogeni ( buoni ma costosi) e così via dicendo.
Secondo la mia opinione, non è necessario che le ore di luce supplementare eccedano di tanto rispetto a quelle stagionali naturali.
Risolto il problema dell’eventuale supporto luminoso, alle nostre orchidee bisogna anche garantire la temperatura minima e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte: minimo di 2 gradi centigradi.
Nelle serre, con una minima insolazione le temperature diurne aumentano da sole; negli altri casi è opportuno provvedere con sistemi di riscaldamento e/o di accumulo dell’eventuale insolazione proveniente dalla finestra ecc.
Altro parametro importante da rispettare nelle coltivazioni casalinghe di orchidee è l’umidità.
Molti usano l’umidificatore ad ultrasuoni, che è abbastanza economico e di facile reperimento, altri coltivatori della finestra hanno escogitato ingegnosi e personalissimi sistemi artigianali.
Per i possessori di serra, l’autunno e l’inverno sono fonte di molte preoccupazioni e, visti anche i recenti andamenti delle fonti energetiche tradizionali, la più grave è ovviamente il riscaldamento.
Riscaldare costa e quindi diventa importante trovare soluzioni economiche.
La prima e buona regola del risparmio sul riscaldamento è la più ovvia e la meno osservata, perlomeno nelle fasi progettuali della serra: una puntigliosa coibentazione con materiali quali vetro camera, policarbonato oppure doppio nylon con gonfiatura interna.
Molti coltivatori, durante l’inverno, usano proteggere internamente la serra con nylon dotato di piccole camere d’aria a forma ovale.
Altro accorgimento che porta al risparmio, è quello di abbondare nella potenza dei vari sistemi di riscaldamento in uso, la scelta della fonte energetica è ovviamente legata a fattori contingenti: personalmente ritengo che riscaldare con stufe ad aria calda dotate di bruciatore a gasolio, sia la soluzione più economica in termini di costo x potenza termica resa.
Il riscaldamento ad aria calda, è una garanzia contro le possibili marcescenze invernali che con sistemi di riscaldamento per irradiazione sono sempre in agguato, però ha il difetto dell’eccessiva essiccazione dell’aria.
Spero che sia un buon pretesto per scambiarci le nostre esperienze sulla soluzione dei problemi di coltivazione, ciao e buona lettura. Guido.
....."Le orchidee coltivate in serra, sui davanzali, nelle e logge ed in mille altri modi, provengono da paesi dove le condizioni stagionali sono notevolmente diverse dalle nostre.
Molte specie vivono bene con temperature minime di 18 – 20 gradi centigradi, altre si accontentano di 14-15 ed altre ancora prediligono il freddo, 5 – 10 gradi.
Il dato della minima temperatura accettabile è molto importante in quanto raggruppa empiricamente tutte le orchidee in tre grandi casistiche: da serra calda 18 - 20 gradi minimi, intermedia 14 – 15 e fredda 5-10.
Il mantenimento della minima temperatura accettabile nelle nostre collezioni è un problema che si presenta durante la stagione fredda (autunno inverno) e coinvolge tutti i sistemi di coltivazione: anche l’ormai mitica “signora Maria” deve risolverlo al pari di chi possiede spazi supertecnologici.
La repentina diminuzione delle ore di luminosità durante la stagione fredda è un altro problema che mette in crisi le orchidee esotiche in coltivazione nelle nostre zone.
All’inizio evidenziavo che le orchidee da collezione provengono generalmente da luoghi nei quali le stagioni sono diverse dalle nostre e si differenziano soprattutto per le ore di luce abbastanza invariate col cambiare delle stagioni.
Nelle nostre zone, durante la stagione invernale può essere necessario arricchire la fonte luminosa disponibile. Questa esigenza è determinata non necessariamente dalle poche ore ma soprattutto dalla scarsa luce sfruttabile all’inizio ed alla fine del ciclo giornaliero diurno ed è appunto in queste ore che è opportuno intervenire con fonti luminose accessorie ed artificiali.
Nelle coltivazioni in serra è meno grave la carenza di luce in quanto l’equilibrio complessivo “temperatura - umidità – luminosità” regge più facilmente rispetto ad ambienti “precari.
Nelle coltivazioni in serra si può agire con il controllo artificiale delle ore di luce, nei casi in cui si coltivino orchidee fotosensibili e si voglia forzare il loro periodo di fioritura, mentre nelle coltivazioni amatoriali, durante la stagione fredda si prende atto che il ciclo biologico rallenta e si aspetta la nuova stagione.
L’effetto della carenza di luminosità si amplifica e crea veramente situazioni di disagio alle orchidee, nelle coltivazioni che io chiamo per l’appunto (non me ne vogliano gli amici orchidofili) precarie.
Le coltivazioni sulle finestre, nei soggiorni, nelle logge ed in tutti quei posti che la nostra fantasia scova in casa, quando arriva l’autunno cominciano a dare segni di crisi e tutto quello che si è cercato di fare in estate vanifica.
Di primo acchito si pensa subito alla luce ed è per certi aspetti giusto, ma non basta.
Sulle soluzioni tecniche da adottare mi soffermo velocemente ed in termini generali in quanto le strategie particolari, sono legate alle specifiche varianti dei singoli casi.
Anche le più piccole collezioni annoverano specie con esigenze di luce più o meno intensa, quindi una soluzione mediana che tiene conto di un supplemento utile a garantire complessivamente 10000 – 12000 lux (unità di misura della luminosità) può essere un valido contributo.
Per individuare la potenza della fonte luminosa artificiale da attivare, si moltiplicano i lux per i metri quadri da illuminare e si trovano i lumen ( le cosiddette candele oppure watt) necessari.
Con questi dati si possono installare fonti luminose appropriate sia in termini di potenza che di spettro di emissione delle frequenze tendenti a simulare la luce del sole: lampade ad incandescenza (consumano troppo e rendono poco), tubi al neon specifici (economici di buona resa ma antiestetici), faretti alogeni ( buoni ma costosi) e così via dicendo.
Secondo la mia opinione, non è necessario che le ore di luce supplementare eccedano di tanto rispetto a quelle stagionali naturali.
Risolto il problema dell’eventuale supporto luminoso, alle nostre orchidee bisogna anche garantire la temperatura minima e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte: minimo di 2 gradi centigradi.
Nelle serre, con una minima insolazione le temperature diurne aumentano da sole; negli altri casi è opportuno provvedere con sistemi di riscaldamento e/o di accumulo dell’eventuale insolazione proveniente dalla finestra ecc.
Altro parametro importante da rispettare nelle coltivazioni casalinghe di orchidee è l’umidità.
Molti usano l’umidificatore ad ultrasuoni, che è abbastanza economico e di facile reperimento, altri coltivatori della finestra hanno escogitato ingegnosi e personalissimi sistemi artigianali.
Per i possessori di serra, l’autunno e l’inverno sono fonte di molte preoccupazioni e, visti anche i recenti andamenti delle fonti energetiche tradizionali, la più grave è ovviamente il riscaldamento.
Riscaldare costa e quindi diventa importante trovare soluzioni economiche.
La prima e buona regola del risparmio sul riscaldamento è la più ovvia e la meno osservata, perlomeno nelle fasi progettuali della serra: una puntigliosa coibentazione con materiali quali vetro camera, policarbonato oppure doppio nylon con gonfiatura interna.
Molti coltivatori, durante l’inverno, usano proteggere internamente la serra con nylon dotato di piccole camere d’aria a forma ovale.
Altro accorgimento che porta al risparmio, è quello di abbondare nella potenza dei vari sistemi di riscaldamento in uso, la scelta della fonte energetica è ovviamente legata a fattori contingenti: personalmente ritengo che riscaldare con stufe ad aria calda dotate di bruciatore a gasolio, sia la soluzione più economica in termini di costo x potenza termica resa.
Il riscaldamento ad aria calda, è una garanzia contro le possibili marcescenze invernali che con sistemi di riscaldamento per irradiazione sono sempre in agguato, però ha il difetto dell’eccessiva essiccazione dell’aria.