Cioa,
quoto interamente spulky. Lo sfagno sembra un susbstrato ostico, ma in realtà è facile se si tiene a mente che le piante epifite come le Phal vogliono interno alle radici acqua E aria allo stesso tempo.
Così è l'ambiente al quale sono adattate, e cioè i rami ai quali sono aggrappate le loro radici: le radici vengono bagnate dalla pioggia e dalla rugiada sempre in presenza di aria. Lo sfagno funziona perché mantiene umidità intorno alle radici ma, essendo spugnoso, l'aria circola.
Se infradiciamo lo sfagno (ad es. tenendolo in immersione qualche minuto) l'aria esce e le radici non respirano, muoiono e poi marciscono. In conclusione lo sfagno va sempre innaffiato leggermente, tanto l'acqua si redistribuisce. Quindi è molto diverso dalla corteccia.
Se per errore si innaffia troppo, conviene tirar fuori la pianta dal vaso con tutto il pane di sfagno e lasciarlo asciugare (e schiacciarlo leggermente per far uscire l'acqua se addirittura goccia).
Per "capire" meglio lo sfagno puoi anche fare una cosa: lasciarlo seccare in modo che si ritiri dalle pareti dal vaso e poi, spingendo da sotto e aiutandosi con uno stecchino per staccare lo sfagno dalle pareti, tirare fuori la pianta con il pane di sfagno, che normalmente è abbastanza compatto. In questo modo dopo qualche ora dall'innaffiatura, potrai toccare con mano l'umidità dello sfagno anche sotto e intorno.
Al tatto deve essere come una spugna umida: non deve lasciare il dito bagnato ma solo inumidito. Se si asciuga molto sembra che non si bagni più e repella l'acqua, e bisogna insistere con leggere innaffiature finché non si bagna. Comunque le Phal se rimangono in queste condizioni per 1-2 giorni non ne soffrono assolutamente.
Ciao
Carlo