Ciao,
io direi che tutti hanno detto delle cose giuste ma, come sempre, tutto è relativo e varia in base a determinate condizioni.
L'edera, come è stato già detto, non uccide di per sè la pianta a cui si avvinghia (e non la parassitizza nemmeno) ma, indirettamente, può arrivare a danneggiarla o indebolirla fino, nei casi più gravi, ad ucciderla o a farla cadere.
Secondo me il succo della cosa sta nel luogo in cui questo avviene: in un giardino, su una pianta di interesse storico-paesaggistico, ecc, o in un bosco coltivato può essere giusto eliminare o contenere lo sviluppo dell'edera: in fin dei conti, trattandosi di opere più o meno antropiche, siamo noi a decidere cosa vogliamo far prevalere, a seconda dell'obiettivo che ci siano prefissati.
Nei casi di giardini "naturali", di ambienti naturali o di situazioni in cui non ci sia un preciso intento umano trovo giusto che l'edera sia fatta crescere a suo piacimento in modo da rispettare le normali condizioni ecologiche del bosco: se ci pensiamo, semplificando molto le cose e le varie componenti in gioco, gli alberi che cadranno ad opera dell'edera saranno, nella maggior parte dei casi, quelli malati o vecchi. Un albero che cade (anche a causa del rampicante) crea nuovo spazio nel bosco, crea nuova luce che farà crescere un tot di piante eliofile e farà germinare e crescere i semi dell'abero morto. Arrivato ad un certo sviluppo uno dei giovani alberi creerà nuova ombra e un nuovo sostegno per una nuova pianta di edera che, probabilmente, andrà a rinnovare questo ciclo naturale.
Un saluto,
Roberto