Eccomi di nuovo qui, con le mie strampalate avventure ( tutte rigorosamente vere, ahimè...) di un’aspirante giardinauta.
Allora: dopo la discussione della tesi, ha caricato in auto armi, bagagli, marito e cane e mi sono trasferita nella casetta dei miei sul Garda. E uno pensa: ora si riposerà! E invece no! La casina in questione ha due piccoli giardinetti, uno sul davanti e l’altro sul retro della casa. E io, come una faina pronta per attaccare un pollaio, mi ci sono buttata a pesce.
Arrivo a casa e, dopo qualche giorno di pulizia intensiva all’interno (ma quante ragnatele si accumulano durante l’anno, con tanto di zanzare essiccate e mini-cacche di ragnetto ai loro piedi?) finalmente esco in giardino, quello sul davanti, che è così strutturato:
- si accede tramite una vetrata (perennemente piena di aloni)
- c’è una terrazza di cotto, coperta dal balcone di quelli di sopra (terrazza perennemente piena di macchie di citronella)
- e finalmente il prato, con siepi di gelsomino e una rosa bianca che si arrampica sulla colonna che sorregge il balcone di quelli di sopra
- una piccolissima aiola di rosmarino
- qualche vaso qua e là di fucsie e di vinche ( o meglio ex….)
Avevo fatto un salto veloce qui circa un mesetto fa, mettendo a dimora tre fucsie e un sacco di vinche, pregando il marito (che spesso si reca nei paraggi per lavoro) di fare un salto ad innaffiare il tutto.
Mamma mia.
Delle fucsie rimane qualche bastoncino tristanzuolo e secco da morire. Le vinche si sono “svampate”, nel senso che le foglie sembrano più da rosmarino che da vinca.:squint:
A malincuore, getto tutto in un sacco nero, borbottando fra i denti un’ interminabile litania di parolacce sui mariti che hanno il pollice verde solo quando si tratta di verdurine da mangiare come contorno di una bella grigliatacat: .
Poi, armata di bancomat e soldini risparmiati, mi reco in una serra qua vicino, cara ammazzata, ma che ha delle piante grasse da urlo. Spendo 55-dico-55 euro di grassocce, e ne prendo di tutti i tipi: simil-cactus, simil-pallina-piena-di-spine, simil-agave, simil-aloe, simil-sasso piatto (ehm…devo ancora identificarle!):baf:
Felice come una pasqua, carico la cassettina in auto e riparto alla volta di casa. Intanto un’idea mi frullava per la testa, ma, anche il mio cervello era ormai in ferie, e non riuscivo a focalizzarla bene…:confuso:
Preparo i vasi. Faccio i buchi per mettere a dimora le grassocce. Ed ecco che si focalizza in modo crudelmente chiaro il campanello d’allarme che avevo in testa: non ho guanti da giardino:azz: . E ho tutte piante altamente spinose. Non spinose, ma spinosissime:azz: . Panico. E mo’che faccio? Intanto il mio cane Leo ha cominciato a puntare pericolosamente la cassetta delle piante spinose. Con cautela, gliele faccio snasare per ben-benino. No, grazieadio non sono di suo gradimento. Lo abbandono a fare un buco nel prato, ci penserò dopo, ora ci sono io e le grasse. Le osservo con aria di sfida. Belle e impossibili? Adesso ci penso io. Mi viene in mente che i contadini delle mie parti, quando andavano a caccia di tassi, indossavano due paia di stivali, inserendo della ghiaia fra uno e l’altro. Allora anch’io. Mi bendo le mani con della gran carta igienica, indosso dei guanti gialli (quelli per lavare i piatti, per intenderci) e mi metto all’opera. Cavolo. Più che piante spinose sembrano arnesi da tortura medievale. Quelle deliziose spine penetrano oltre la copertura e fanno un male dell’accidenti. Le spine poi si rompono allegramente sottopelle…uau!
Le maneggio come se fossero di cristallo, ma niente, loro pungono. Allora provo a parlarci: “Senti, caro cactus, ti ho comprato pagandoti a peso d’oro, ti ho tolto da quella serraccia schifosa, ora starai qui con me con le tue sorelline e i tuoi fratellini, all’aperto, al sole…perché mi continui a pungere?:love_4: ”…mentre mi intrattengo così cordialmente con le grasse, non mi rendo conto di un codazzo di bambini di età compresa fra i 6 e i 10 anni che si è affacciato sopra la rete, e mi osserva con tanto d’occhi. Ad un certo punto sento una vocina, la classica vocina dell’innocenza, flautata e tenera che mi fa “maestra (qui aiuto praticamente tutti i pupi con i compiti delle vacanze, o meglio, aiuto le madri che non hanno voglia di far fare i compiti ai figli!), parli con una pianta? non è che il sole ti ha rinc*******o?”. Alè. Ci mancava anche farsi dare della rinco da un mucchio di frugoletti. :martello: Ridete, ridete, che questo pomeriggio vi faccio morire sulle tabelline!:ciglione:
A forza di ahi!, uau!, uff! e porcapaletta!, le grassocce sono a dimora.
Passo la successiva mezz’ora seduta in giardino, a rimirare il mio lavoro, con una mano immersa in acqua calda e sale e l’altra armata di pinzetta…ce la farò a togliere tutte le spine (che peraltro fanno un male boia)?
Allora: dopo la discussione della tesi, ha caricato in auto armi, bagagli, marito e cane e mi sono trasferita nella casetta dei miei sul Garda. E uno pensa: ora si riposerà! E invece no! La casina in questione ha due piccoli giardinetti, uno sul davanti e l’altro sul retro della casa. E io, come una faina pronta per attaccare un pollaio, mi ci sono buttata a pesce.
Arrivo a casa e, dopo qualche giorno di pulizia intensiva all’interno (ma quante ragnatele si accumulano durante l’anno, con tanto di zanzare essiccate e mini-cacche di ragnetto ai loro piedi?) finalmente esco in giardino, quello sul davanti, che è così strutturato:
- si accede tramite una vetrata (perennemente piena di aloni)
- c’è una terrazza di cotto, coperta dal balcone di quelli di sopra (terrazza perennemente piena di macchie di citronella)
- e finalmente il prato, con siepi di gelsomino e una rosa bianca che si arrampica sulla colonna che sorregge il balcone di quelli di sopra
- una piccolissima aiola di rosmarino
- qualche vaso qua e là di fucsie e di vinche ( o meglio ex….)
Avevo fatto un salto veloce qui circa un mesetto fa, mettendo a dimora tre fucsie e un sacco di vinche, pregando il marito (che spesso si reca nei paraggi per lavoro) di fare un salto ad innaffiare il tutto.
Mamma mia.
Delle fucsie rimane qualche bastoncino tristanzuolo e secco da morire. Le vinche si sono “svampate”, nel senso che le foglie sembrano più da rosmarino che da vinca.:squint:
A malincuore, getto tutto in un sacco nero, borbottando fra i denti un’ interminabile litania di parolacce sui mariti che hanno il pollice verde solo quando si tratta di verdurine da mangiare come contorno di una bella grigliatacat: .
Poi, armata di bancomat e soldini risparmiati, mi reco in una serra qua vicino, cara ammazzata, ma che ha delle piante grasse da urlo. Spendo 55-dico-55 euro di grassocce, e ne prendo di tutti i tipi: simil-cactus, simil-pallina-piena-di-spine, simil-agave, simil-aloe, simil-sasso piatto (ehm…devo ancora identificarle!):baf:
Felice come una pasqua, carico la cassettina in auto e riparto alla volta di casa. Intanto un’idea mi frullava per la testa, ma, anche il mio cervello era ormai in ferie, e non riuscivo a focalizzarla bene…:confuso:
Preparo i vasi. Faccio i buchi per mettere a dimora le grassocce. Ed ecco che si focalizza in modo crudelmente chiaro il campanello d’allarme che avevo in testa: non ho guanti da giardino:azz: . E ho tutte piante altamente spinose. Non spinose, ma spinosissime:azz: . Panico. E mo’che faccio? Intanto il mio cane Leo ha cominciato a puntare pericolosamente la cassetta delle piante spinose. Con cautela, gliele faccio snasare per ben-benino. No, grazieadio non sono di suo gradimento. Lo abbandono a fare un buco nel prato, ci penserò dopo, ora ci sono io e le grasse. Le osservo con aria di sfida. Belle e impossibili? Adesso ci penso io. Mi viene in mente che i contadini delle mie parti, quando andavano a caccia di tassi, indossavano due paia di stivali, inserendo della ghiaia fra uno e l’altro. Allora anch’io. Mi bendo le mani con della gran carta igienica, indosso dei guanti gialli (quelli per lavare i piatti, per intenderci) e mi metto all’opera. Cavolo. Più che piante spinose sembrano arnesi da tortura medievale. Quelle deliziose spine penetrano oltre la copertura e fanno un male dell’accidenti. Le spine poi si rompono allegramente sottopelle…uau!
Le maneggio come se fossero di cristallo, ma niente, loro pungono. Allora provo a parlarci: “Senti, caro cactus, ti ho comprato pagandoti a peso d’oro, ti ho tolto da quella serraccia schifosa, ora starai qui con me con le tue sorelline e i tuoi fratellini, all’aperto, al sole…perché mi continui a pungere?:love_4: ”…mentre mi intrattengo così cordialmente con le grasse, non mi rendo conto di un codazzo di bambini di età compresa fra i 6 e i 10 anni che si è affacciato sopra la rete, e mi osserva con tanto d’occhi. Ad un certo punto sento una vocina, la classica vocina dell’innocenza, flautata e tenera che mi fa “maestra (qui aiuto praticamente tutti i pupi con i compiti delle vacanze, o meglio, aiuto le madri che non hanno voglia di far fare i compiti ai figli!), parli con una pianta? non è che il sole ti ha rinc*******o?”. Alè. Ci mancava anche farsi dare della rinco da un mucchio di frugoletti. :martello: Ridete, ridete, che questo pomeriggio vi faccio morire sulle tabelline!:ciglione:
A forza di ahi!, uau!, uff! e porcapaletta!, le grassocce sono a dimora.
Passo la successiva mezz’ora seduta in giardino, a rimirare il mio lavoro, con una mano immersa in acqua calda e sale e l’altra armata di pinzetta…ce la farò a togliere tutte le spine (che peraltro fanno un male boia)?