Brunobruno
Bannato
Genere Passiflora, sottogenere Passiflora, supersezione Tacsonia
Le Tacsonia sono tra le più belle passiflore esistenti; colori rosa, rossi, arancio in prevalenza con fiori fino a 15 cm di diametro e un lungo peduncolo. Alcune – come la P. santae barbarae dell’ Equador – non si trovano in coltivazione. La P. parritae non esiste – pare – più in natura, ma per fortuna è stata riprodotta ed è coltivata soprattutto in California.
Si tratta di piante andine che crescono ad altitudini superiori a 1.500 metri in Columbia, Equador e qualcuna in Perù.
Alle nostre latitudini la coltivazione è difficile in quanto – dicono gli esperti – non sopportano (salvo qualche specie) temperature superiori a 30° C.
Tuttavia io ho trovato che la P. tripartita var mollissima (infestante alle Hawaii ed in Nuova Zelanda) è naturalizzata in Tasmania dove certamente le temperature estive superano tale limite. E quindi la spiegazione deve essere diversa.
Innanzitutto se vediamo le culture prevalenti nei giardini tasmani sono camelie, azalee, rododendri, ecc. cioè piante nettamente acidofile. Inoltre in quella regione sono frequentissime piogge e temporali.
Io ho avuto diverse esperienze con la P. mollissima. Trent’anni fa ne avevo una in terra nella serra dove coltivavo orchidee. La temperatura era elevata, ma un timer dava molto spesso un’ atmosfera umida. In quelle condizioni la pianta aveva raggiunti 3-4 metri, fioriva e fruttificava.
Dove sto ora le esperienze sono state negative. Diversi fattori, ma soprattutto il vento fortissimo da noi e della durata anche di 6 giorni fanno deperire la pianta dall’oggi al domani.
Quindi ho sperimentato dall’ anno scorso una tecnica che pare stia dando risultati. Oggi possiedo una ventina di Tacsonia tra specie ed ibridi. Crescono in tre fioriere aderenti di 1 metro x 30 x 30 (ca. 1/10 di m3).
Il substrato di coltura è formato per il 50% da sfatticcio grossolano e per il 50% da un misto di lapillo vulcanico e agriperlite. Si può anche usare torba, ma non quella macinata che si tova comunemente in commercio, ch trattiene troppol’umidità; va bene quella grossa per orchide. Se l’acqua èdura aggiungere un acidificante che si trova nelle agrarie. Ne risulta un terriccio molto permeabile, perché le passiflore in genere odiano appesantimento idrico alle radici. Ad un altezza di circa 2,5 metri è sospeso un tubo di polietilene di 16 mm. (di quelli usati per l’irrigazione goccia a goccia)sui quali sono innestati 3 uggelli a nebbia (Gardenia N. 5)funzionanti tramite un timer con 4 nebulizzazioni diurne e 2 notturne. A protezione delle piante e del terricciato è steso un telo di tessuto-non tessuto che deve essere sempre bagnato per creare l’effetto cooling.
Nelle serre tale effetto è creato da una griglia ad un estremità della serra su cui scorre perennemente acqua, e da un ventilatore aspirante posto sull’ altra estremità. Vengono così coltivate le orchidee andine (es. Miltonia) che mal sopportano le nostre temperature estive.
Nel mio caso è l’evaporazione continua del telo che produce tale effetto.
Le mie Tacsonia sono sopravvissute all’estate,ma purtroppo non all’ inverno. Sopportano infatti brevi gelate, ma, nonostante la coibentazione, i 12 gradi sottozero di quest’anno l’anno superata. Ho perciò predisposto per il prossimo inverno un cavo riscaldante posto all’interno delle fioriere che impedirà al terreno di gelare e manterrà la temperatura al di sopra dello zero.
Questo sistemna creava troppa condensa, un'0atmosfea asfittica in cui proliferavano muffe e funghi, per cui ho perso due piante, inclusa la tanto sospirata P. parritae.
Per cui successivamente ho provveduto ad alzare il telo ed il risultato è stato ottimalke.
La foto della nebulizzazione è dell' anno scorso: mi riprometto di farne un'altra mniglior stasera.
Gaspy
Le Tacsonia sono tra le più belle passiflore esistenti; colori rosa, rossi, arancio in prevalenza con fiori fino a 15 cm di diametro e un lungo peduncolo. Alcune – come la P. santae barbarae dell’ Equador – non si trovano in coltivazione. La P. parritae non esiste – pare – più in natura, ma per fortuna è stata riprodotta ed è coltivata soprattutto in California.
Si tratta di piante andine che crescono ad altitudini superiori a 1.500 metri in Columbia, Equador e qualcuna in Perù.
Alle nostre latitudini la coltivazione è difficile in quanto – dicono gli esperti – non sopportano (salvo qualche specie) temperature superiori a 30° C.
Tuttavia io ho trovato che la P. tripartita var mollissima (infestante alle Hawaii ed in Nuova Zelanda) è naturalizzata in Tasmania dove certamente le temperature estive superano tale limite. E quindi la spiegazione deve essere diversa.
Innanzitutto se vediamo le culture prevalenti nei giardini tasmani sono camelie, azalee, rododendri, ecc. cioè piante nettamente acidofile. Inoltre in quella regione sono frequentissime piogge e temporali.
Io ho avuto diverse esperienze con la P. mollissima. Trent’anni fa ne avevo una in terra nella serra dove coltivavo orchidee. La temperatura era elevata, ma un timer dava molto spesso un’ atmosfera umida. In quelle condizioni la pianta aveva raggiunti 3-4 metri, fioriva e fruttificava.
Dove sto ora le esperienze sono state negative. Diversi fattori, ma soprattutto il vento fortissimo da noi e della durata anche di 6 giorni fanno deperire la pianta dall’oggi al domani.
Quindi ho sperimentato dall’ anno scorso una tecnica che pare stia dando risultati. Oggi possiedo una ventina di Tacsonia tra specie ed ibridi. Crescono in tre fioriere aderenti di 1 metro x 30 x 30 (ca. 1/10 di m3).
Il substrato di coltura è formato per il 50% da sfatticcio grossolano e per il 50% da un misto di lapillo vulcanico e agriperlite. Si può anche usare torba, ma non quella macinata che si tova comunemente in commercio, ch trattiene troppol’umidità; va bene quella grossa per orchide. Se l’acqua èdura aggiungere un acidificante che si trova nelle agrarie. Ne risulta un terriccio molto permeabile, perché le passiflore in genere odiano appesantimento idrico alle radici. Ad un altezza di circa 2,5 metri è sospeso un tubo di polietilene di 16 mm. (di quelli usati per l’irrigazione goccia a goccia)sui quali sono innestati 3 uggelli a nebbia (Gardenia N. 5)funzionanti tramite un timer con 4 nebulizzazioni diurne e 2 notturne. A protezione delle piante e del terricciato è steso un telo di tessuto-non tessuto che deve essere sempre bagnato per creare l’effetto cooling.
Nelle serre tale effetto è creato da una griglia ad un estremità della serra su cui scorre perennemente acqua, e da un ventilatore aspirante posto sull’ altra estremità. Vengono così coltivate le orchidee andine (es. Miltonia) che mal sopportano le nostre temperature estive.
Nel mio caso è l’evaporazione continua del telo che produce tale effetto.
Le mie Tacsonia sono sopravvissute all’estate,ma purtroppo non all’ inverno. Sopportano infatti brevi gelate, ma, nonostante la coibentazione, i 12 gradi sottozero di quest’anno l’anno superata. Ho perciò predisposto per il prossimo inverno un cavo riscaldante posto all’interno delle fioriere che impedirà al terreno di gelare e manterrà la temperatura al di sopra dello zero.
Questo sistemna creava troppa condensa, un'0atmosfea asfittica in cui proliferavano muffe e funghi, per cui ho perso due piante, inclusa la tanto sospirata P. parritae.
Per cui successivamente ho provveduto ad alzare il telo ed il risultato è stato ottimalke.
La foto della nebulizzazione è dell' anno scorso: mi riprometto di farne un'altra mniglior stasera.
Gaspy