ma non dovrebbe essere la banca che dovrebbe pagare chi le da i suoi risparmi? da quando paga chi deposita?
Non fraintendere, il risparmiatore è quello che "paga" se la banca fallisce. Così come tutti i creditori.
certo, se si fa un investimento = se si è coscienti di farlo.
No, un investimento è un rischio anche se non si è coscienti di farlo.
bene la seconda possibilità, se arrivi a poterla avere.
Si, che è quello per cui è stato aperto questo topic, ed è quello che la "stampa alternativa" condanna fermamente e bolla come scandalo.
ma chi aveva investito in azioni Parmalat prima del tracollo non aveva perso tutto?
Ovvio. Qui non stiamo parlando di azionisti ma di creditori.
Gli azionisti (chi investe in azioni) sono coproprietari dell'azienda, quindi se l'azienda fallisce, ovviamente, perdono tutto. Possedere azioni significa possedere una parte del valore dell'azienda.
I creditori (obbligazionisti, fornitori, istituti di credito) hanno semplicemente prestato i loro soldi. Quasi come i correntisti verso la banca. Dico quasi perchè non è esattamente la stessa cosa, ma per questa discussione facciamo finta che lo sia.
Quando un'azienda fallisce, ciò che accade è che l'intera proprietà viene venduta. Il ricavato della vendita andrà prima di tutto ai creditori. Quello che resta va agli azionisti. Di solito, il ricavato non basta neanche per rimborsare i creditori.
la gente meno abbiente si rivolge per lo più alle banche, per mettere due spiccioli al riparo dall'inflazione...non per fare investimenti...ma sono le banche stesse che spingono in tal senso, senza un minimo di dignità, di pudore, solo tanto pelo sullo stomaco quando convincono un anziano a comprare titoli (e quello non sa neppure di cosa si parli). e' il loro mestiere? lo è sempre stato o lo è diventato da un pò di tempo a questa parte? spingono perchè dal c/c si passi agli investimenti. e spesso ci si casca, anche perchè il c/c è diventato un altro costo per il correntista, e non mi sembra che funzionasse esattamente così tot anni fa: dal mio c/c di giovane operaia poco, ma qualcosa ci tiravo fuori.
chiamiamola col suo nome, questa pratica delinquenziale: "circonvenzione d'incapace" e bòna.
Dai una visione un po' viziata dell'argomento.
Dal 2007 c'è una normativa europea (MIFID) a tutela del cliente che agisce proprio in questo senso. Nessuna circonvenzione d'incapace, anzi, nella maggior parte dei casi si tratta di una estrema sottovalutazione dei rischi da parte dell'investitore.
Quando tuo padre era operaio, l'inflazione era probabilmente al 20%, ed ovviamente, sul conto corrente c'era un tasso di interesse positivo (ma comunque inferiore all'inflazione). Quindi, la situazione non cambia. Tuo padre aveva l'illusione di guadagnarci qualcosa, ma in termini reali ci perdeva comunque. Come noi ora.
Il conto corrente NON è un investimento ma un servizio (questa è la differenza tra i creditori e i correntisti di cui parlavo sopra). Il correntista paga la banca per il servizio di custodire il denaro e renderlo disponibile ovunque (tramite bancomat, trasferimenti e altri mezzi). Il tasso di interesse (chiamato anche costo del denaro) può essere pensato come il "costo di affitto" del denaro.
Chiaramente, poichè il c/c offre tassi di interesse reale negativi (cioè tassi di interesse inferiori all'inflazione), se si possiede una certa quantità di denaro sul conto corrente (diciamo superiore ai 5-10 mila euro) è raccomandabile investirli in qualche modo.
La situazione è la seguente:
- Tenendoli sul c/c si ha un rischio basso di perdita certa: si è certi di perderci, ma ci si perde relativamente poco. Circa il 3% all'anno. Più il rischio di fallimento della banca, che comunque è molto remoto.
- Investendoli altrove, esistono numerose forme di investimento. Alcune più rischiose di altre. Ne esistono a basso rischio, che ovviamente daranno remunerazioni basse (in certi casi negative). Se si vuole "guadagnarci" è necessario esporsi al rischio.
Funziona così anche per una seconda casa. Se la si tiene sfitta, ci si perde il costo di manutenzione, le tasse, l'invecchiamento e via dicendo.
Se la si affitta, ci si ripaga le spese e forse ci si guadagna qualcosina, ma con il rischio di un inquilino che non paghi o che faccia danni.
Se la si affitta in nero a qualche immigrato irregolare, ci si guadagna tanto, ma se ti pigliano ti fanno passare la voglia di ridere.
Non capisco di quale sistema parli quando dici che il sistema ha perso completamente la sua origine ed è diventato una macchina per far fare soldi ad altri. Di quali origini parli? Da quando esistono, le banche fanno soldi proprio in questo modo. Fanno da intermediari tra chi ha soldi e chi ha bisogno di soldi. E meno male che esistono intermediari regolamentati. Poi, le banche in Italia fanno male (secondo me) il loro lavoro per altri motivi, ma l'eccesso di conservatività è uno dei mali culturali italiani, ed è normale che si rifletta anche sul sistema bancario, ma se non ci fossero gli intermediari finanziari, non esisterebbero le imprese.