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Coltivazione conophitum

decky

Florello Senior
:flower: Cari grassofili,vi chiedo consigli sulla coltivazione di alcuni conophitum che mi arriveranno a giorni.Qual'è la composta migliore?Temperature?Acqua?Vaso profondo come per i lithops?Esposizione?.............:flower:
 

Orazio Baglieri

Giardinauta
decky ha scritto:
:flower: Cari grassofili,vi chiedo consigli sulla coltivazione di alcuni conophitum che mi arriveranno a giorni.Qual'è la composta migliore?Temperature?Acqua?Vaso profondo come per i lithops?Esposizione?.............:flower:
I Conophytum sono piante brevidiurne, vegetano cioè durante i mesi invernali: ciò probabilmente è dovuto al fatto che nei luoghi d'origine questo è il periodo in cui vi è maggiore disponibilità d'acqua. La vegetazione inizia in estate inoltrata quando l'aumento dell'umidità stimola la formazione di nuove radichette ed i nuovi corpi iniziano a fuoriuscire da quelli ormai secchi dell'anno precedente: continueranno a crescere per tutto l'autunno e l'inverno. Inizia anche l'emissione dei boccioli: quasi tutti i Conophytum fioriscono tra la fine dell'estate e l'inizio dell'inverno, tranne poche eccezioni come C. frutescens che fiorisce a fine primavera. I Conophytum in genere sono autosterili e di facile ibridazione. Se avviene la fecondazione il frutto inizia una lenta maturazione che si concluderà con l'arrivo della stagione umida dell'anno successivo. Tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera le vecchie foglie iniziano a disidratarsi fino a seccare: la tunica che resta delle foglie disseccate serve a proteggere dal sole estivo le nuove foglie, che al suo interno si sono formate. In realtà ciò che avviene è piuttosto complesso perché si ha un vero e proprio trasporto di acqua e di sostanze minerali dalle vecchie foglie, che così disseccano, alle nuove (come nei Lithops): questo meccanismo di riciclaggio permette alle piante di fare la muta anche in periodi molto secchi, riducendo anno dopo anno le dimensioni dei corpi. Ma, come dice S. Hammer, la Natura raramente lascia denutrite le piante e quando le piogge sono abbondanti le piante ne approfittano e assumono un bell'aspetto "grassottello". A fine estate il ciclo ricomincia.
LA COLTIVAZIONE:
I Conophytum non sono generalmente difficili da coltivare, ma non possono essere trattati come i cactus: dobbiamo sempre ricordare che sono piante a vegetazione invernale e che dobbiamo rispettare il loro periodo di riposo che coincide con la nostra primavera - inizio estate. Sono robusti ed è più facile farli morire per eccesso di cure (sbagliate) che non per averli dimenticati per mesi. Fioriscono facilmente ed in modo splendido. Crescono in genere abbastanza bene senza diventare ingombranti e sono molto belli messi in gruppo, anche in una stessa ciotola, perché si notano meglio le differenze tra le specie. Inoltre se si considera il fatto che sono molto variabili all'interno di una stessa popolazione e che per diverse specie esistono tantissimi sinonimi, tanto vale, almeno inizialmente disinteressarsi del nome ed acquistare solo le piantine sane che ci piacciono particolarmente, ricordando che le specie più semplici da allevare sono in genere quelle meno interessanti (per intenderci, quelle che assomigliano a dei piselli verdi).

L'esposizione. In habitat i Conophytum si sviluppano meglio in posizioni ombreggiate, ma da noi la luce è più scarsa e dobbiamo quindi dargli ambienti molto luminosi, magari in pieno sole, soprattutto d'inverno quando le piante sono in vegetazione: il sole diretto renderà anche più intensi i colori dei nostri Conophytum. All'inizio della primavera sarà bene avere l'accortezza di mettere un leggero ombreggiante perché possono scottarsi facilmente. Difficilmente comunque il danno che i Conophytum possono subire da un'ustione è irreparabile e con la muta successiva scompaiono tutti i segni di quanto subito. Sono inoltre piante che hanno bisogno di una buona areazione, soprattutto alla ripresa vegetativa.

La temperatura. Non hanno paura del freddo: se tenute asciutte resistono anche a temperature molto basse, se bagnate sarà bene non farle andare sotto i 5-6 °C.

Il terriccio. Vari sono i tipi di terriccio utilizzati, piuttosto diversi tra loro, l'importante é che siano ben drenati e possibilmente porosi, onde evitare ristagni d'acqua. Un buon composto è costituito ad esempio da pomice (3 parti), lava (1parte), terra di campo sterilizzata in forno (1 parte) e terriccio per piante grasse (1 parte).

I rinvasi. Si trova sconsigliato rinvasare durante la stasi di primavera-estate. Chi l'ha fatto ha però notato che le piante sembrano non risentirne affatto. Probabilmente basta non innaffiare subito dopo, ma aspettare comunque sempre almeno 8-10 giorni.

I contenitori. Vanno benissimo sia i vasi di plastica che quelli di coccio comprese le ciotole o le cassettine in cui mettere diverse piante insieme.

Le innaffiature. Sono le piante stesse a dirci quando hanno bisogno d'acqua. Non commuovetevi mai da una pianta che sta facendo la muta: fa più impressione di un Lithops, è completamente rinsecchita, sembra proprio morta: lasciatela asciutta. Iniziate ad innaffiare solo quando le nuove foglie si sono ben formate (in genere a fine di giugno) e aumentate man mano la frequenza delle innaffiature fino a raggiungere il massimo a fine estate - inizio autunno. Tra un'innaffiatura e l'altra aspettate sempre che il terriccio sia ben asciutto in superficie. In autunno iniziate a diradarle per poi smettere del tutto quando le piante iniziano a raggrinzire (inizio febbraio). In periodo vegetativo, i Conophytum non temono eccessi d'acqua: si possono comunque gonfiare troppo fino a far crepare l'epidermide.
Le concimazioni. Pochissime e blande con concime per piante grasse (N-P-K 3-6-12) solo a inizio vegetazione. Mai forzare la crescita perché le piante diventano innaturali: la cuticola se troppo sottile li fa preda più facilmente di malattie, l'epidermide può spaccarsi e la pianta può marcire più facilmente.

La propagazione. Può avvenire per semina o per talea. Le talee possono essere fatte in estate quando la pianta ha iniziato a vegetare. Si prendono una o più coppie di foglie tra le dita e insieme a queste si taglia una porzione legnosa del fusto da cui originano i corpicini. Se si taglia solo la parte verde, questa non è in grado di emettere radici. Si lascia asciugare la talea per alcuni giorni e poi la si può mettere a radicare nell'abituale substrato di coltivazione trattandola come una normale pianta adulta. Gli internodi dei Conophytum sono fragili e facilmente coppie di foglie si possono staccare dalla pianta madre: si ritiene che questo sia un metodo di propagazione normale anche in habitat.
Per chi desidera piante 'certificate', la semina è indubbiamente il metodo migliore (e comunque l'unico per le specie che non si dividono) per la propagazione dei Conophytum, ricordando sempre che questo genere non è certo tra i più facili da coltivare da seme. Il materiale raccolto in natura è limitatissimo: per molte ditte americane è diventato un vanto vendere solo materiale riprodotto artificialmente.
La semina dei Conophytum è abbastanza semplice, con germinazione molto rapida, in quanto già dopo una settimana si possono ammirare le prime piantine.
Anche se è possibile seminare in aprile-maggio, i migliori risultati si hanno in settembre, in quanto si rispettano così i ritmi naturali del genere. Si utilizzerà un normale terriccio per la semina, utilizzando contenitori che possano ospitare le piante per almeno 2 anni, dapprima coperti con plastica o altro materiale trasparente, che andrà poi rimosso non appena la germinazione avrà raggiunto un certo livello. Anche i piccoli Conophytum, come i piccoli cactus, temono moltissimo l'umidità stagnante e, anche quando non marciscono, la loro crescita diventa comunque molto lenta e stentata. Se nonostante tutto riusciamo a farli sopravvivere dignitosamente, potremo vederli fiorire generalmente intorno ai tre anni d'età.

Le malattie. Pochissime. I marciumi possono essere prevenuti usando terricci ben drenati, dando aria e sole alle piante ed evitando concimazioni eccessive: tutto ciò serve ad irrobustire la cuticola e rendere quindi la pianta meno soggetta a malattie. Ricordate anche che se alcune coppie di foglie muoiono, non muore tutta la pianta: è buona norma comunque togliere con cura le parti morte.
La cocciniglia la si può trovare protetta dai residui della vecchia vegetazione o alle radici. Dopo un'accurata pulizia volendo si possono usare normali fitofarmaci (Fenitrocap per la parte aerea e Fenix per quella radicale). I migliori trattamenti, comunque, sono sempre quelli preventivi. Forse i danni più frequenti sono quelli meccanici (non hanno le spine delle cactee che li proteggono dalla nostra sbadataggine e dai nostri animali...). Basterà lasciar asciugare bene le ferite inferte prima di innaffiare nuovamente. Con la muta successiva sparirà ogni segno dei nostri misfatti.
In letteratura si parla di un'infezione che produce vesciche sotto l'epidermide distaccandola dal parenchima (il tessuto che trattiene l'acqua), della quale però non si hanno riscontri pratici.

P.S.- Per correttezza: Le informazioni sono state prese dalle schede piante dell'AERS.

Va bene così?
Ciao:lingua:
 
Ultima modifica:
B

bobino

Guest
Che bello!! Grazie Orazio!! :love_4:
:hands13::hands13:

Paaat, si mette nelle F.A.Q. ? daaaaaiiiii :froggie_r:froggie_r:froggie_r
 

decky

Florello Senior
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....Orazio.....
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Grazieeeeeeeeee!!!!!!!!........:love_4:
 
K

krishna

Guest
Giustissimo ciò che ha detto Orazio, vorrei solo aggiungere che in zone con clima più rigido come il nord Italia i conos come altre piante a vegetazione invernale in realtà vegetano in autunno e in primavera mentre in pieno inverno hanno una fase di stasi simile alle piante non brevidiurne. Io quindi li bagno molto solo il periodo della fioritura e poi un pò a primavera se raggrinziscono. L'estate sempre a secco ( anche se sembrano morti non lo sono!! ). Per il terriccio uso lo stesso dei lithops, molto drenante con poco terriccio.
Ciao!!
 
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