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Franco D.
Guest
Con tutte le varietà di camelia che ci sono ce ne serve un altra?
La risposta è: sì, se la camelia in questione è la Higo, che per i Giapponesi (è originaria di quella nazione) non è solo un fiore ma è anche la loro stessa tradizione.
Sono camelie relativamente poco conosciute in Italia ed in europa, ma meriterebbero un attenzione ben maggiore.
Questo tipo di camelie sono originarie di una ben precisa regione del Giappone, la regione di Kumamoto (isola a Sud/Ovest del Giappone, vedi cartina), il vecchio nome del relativo distretto (e città) era appunto Higo.
La camelia Higo nasce dall'ibridazione dei due principali gruppi di camelie presenti in Giappone:
- "Yabu Tsubaki" (camelia di montagna) che è la "camellia Japonica", diffusa nelle isole di Shikoku, Kyushu, Okinawa ed in tutta l'area sud di Honshu;
- "Yuki Tsubaki" (camelia della neve) che è la "camellia rusticana", il cui nome evince una rusticità che le permette di vivere bene in un clima più rigido tipico della zona a Nord/Ovest di Honshu.
Non è una camelia recente, infatti le prime notizie documentate riguardanti le Higo risalgono ai primi anni del 19esimo secolo, allorchè si menzionavano già almeno 30 varietà.
L'origine delle Higo è comunque avvolto da un alone di mistero, e questo mistero è tuttoggi rispettato; basti pensare che per classificare una camelia come Higo è necessario che l'ibridazione sia avvenuta in modo naturale o che la nuova varietà sia uno sport (variazione naturale) di una Higo già esistente.
Si può ritenere che un ristretto gruppo di esperti abbia realizzato le prime varietà e che tutte le varietà successive siano state ottenute per mezzo di incroci tra le prime varietà oppure con mutazioni naturali.
Fino alla metà del 19esimo secolo furono create numerose cultivar ad opera dei sacerdoti e dei samurai, cioè le uniche classi sociali che potevano dedicarsi alla floricultura per diletto.
Quest'ultimi indirizzarono i loro sforzi per realizzare Higo sempre più belle con lo scopo di onorare i propri superiori o l'imperatore stesso.
In seguito dedicarono i loro sforzi anche alla famiglia.
Dobbiamo sapere infatti che il maggiore dovere morale dei samurai era la devozione al padrone ed il rispetto per i genitori e per gli antenati.
Nacque l'usanza di piantare nel cimitero familiare la Higo preferita dal parente defunto, ciò voleva dire onorarlo.
Dopo la metà del 19esimo secolo la gerarchia nobiliare fu stravolta e l'importanza dei samurai venne meno, questo comportò l'oblio per le Higo che rimaserò senza padroni e per lo più abbandonate nei cimiteri, acquisendo così nel tempo l'ingiusta immagine di una fiore sepolcrale.
Alcuni samurai per fortuna mantennero viva la tradizione e crearono una associazione (Hanaren) con lo scopo di tramandare l'interesse perle Higo.
Seguirono poi anni di guerre e devastazioni (la guerra civile e la seconda guerra mondiale) che misero a dura prova il patrimonio culturale delle Higo, fino ad arrivare al 1958, anno nel quale a Kumamoto fu fondata la società della camelia Higo.
Questa società nacque con lo scopo di ricostruire ciò che le Higo rappresentavano.
Due sono le condizioni inprescindibili per le quali una camelia possa essere catalogata come Higo:
- gli stami devono formare una bellissima coppa (il loro numero può andare da 100 a 250);
- il fiore deve essere di tipo semplice.
Il numero dei petali varia da 5 a 9, sono sullo stesso piano, larghi, consistenti e lucenti.
Il pistillo si erge dritto al centro della corolla.
Nelle varietà più antiche gli stami sono disposti a cerchio, dando vita a molti centri a ruota o ad anello.
Le preferenze moderne si spostano invece sulle varietà con una omogenea disposizione, a formare una raggiera.
I colori, sempre puri e splendenti, sono circa una ventina e comprendo il bianco, il rosa, il cremisi, lo scarlatto, il rosso, il vermiglio; ovviamente nello stesso fiore possono essere presenti più colori allo stesso tempo (variegate).
Le foglie ed i boccioli non ancora maturi si differenziano da quelli delle altre camelie.
Spero di non avervi annoiati, ma non vi sarete annoiati di certo se siete riusciti a cogliere quanto di misterioso ed antico si cela dietro una Higo.
Se vi ho stuzzicato l'appetito vi consiglio di visitare il sito di Franco Ghirardi (http://www.higocamellia.it/), un estremo amante delle Higo ed eventualmente di acquistare il suo libro "Higo Camellia" (dal quale ho preso spunto per queste righe, non me ne voglia) che, sullo scaffale di un vero cameliofilo, non può mancare.
Ciao
Franco
[ 02-02-2003: Messaggio scritto da: Franco D. ]
La risposta è: sì, se la camelia in questione è la Higo, che per i Giapponesi (è originaria di quella nazione) non è solo un fiore ma è anche la loro stessa tradizione.
Sono camelie relativamente poco conosciute in Italia ed in europa, ma meriterebbero un attenzione ben maggiore.
Questo tipo di camelie sono originarie di una ben precisa regione del Giappone, la regione di Kumamoto (isola a Sud/Ovest del Giappone, vedi cartina), il vecchio nome del relativo distretto (e città) era appunto Higo.
La camelia Higo nasce dall'ibridazione dei due principali gruppi di camelie presenti in Giappone:
- "Yabu Tsubaki" (camelia di montagna) che è la "camellia Japonica", diffusa nelle isole di Shikoku, Kyushu, Okinawa ed in tutta l'area sud di Honshu;
- "Yuki Tsubaki" (camelia della neve) che è la "camellia rusticana", il cui nome evince una rusticità che le permette di vivere bene in un clima più rigido tipico della zona a Nord/Ovest di Honshu.
Non è una camelia recente, infatti le prime notizie documentate riguardanti le Higo risalgono ai primi anni del 19esimo secolo, allorchè si menzionavano già almeno 30 varietà.
L'origine delle Higo è comunque avvolto da un alone di mistero, e questo mistero è tuttoggi rispettato; basti pensare che per classificare una camelia come Higo è necessario che l'ibridazione sia avvenuta in modo naturale o che la nuova varietà sia uno sport (variazione naturale) di una Higo già esistente.
Si può ritenere che un ristretto gruppo di esperti abbia realizzato le prime varietà e che tutte le varietà successive siano state ottenute per mezzo di incroci tra le prime varietà oppure con mutazioni naturali.
Fino alla metà del 19esimo secolo furono create numerose cultivar ad opera dei sacerdoti e dei samurai, cioè le uniche classi sociali che potevano dedicarsi alla floricultura per diletto.
Quest'ultimi indirizzarono i loro sforzi per realizzare Higo sempre più belle con lo scopo di onorare i propri superiori o l'imperatore stesso.
In seguito dedicarono i loro sforzi anche alla famiglia.
Dobbiamo sapere infatti che il maggiore dovere morale dei samurai era la devozione al padrone ed il rispetto per i genitori e per gli antenati.
Nacque l'usanza di piantare nel cimitero familiare la Higo preferita dal parente defunto, ciò voleva dire onorarlo.
Dopo la metà del 19esimo secolo la gerarchia nobiliare fu stravolta e l'importanza dei samurai venne meno, questo comportò l'oblio per le Higo che rimaserò senza padroni e per lo più abbandonate nei cimiteri, acquisendo così nel tempo l'ingiusta immagine di una fiore sepolcrale.
Alcuni samurai per fortuna mantennero viva la tradizione e crearono una associazione (Hanaren) con lo scopo di tramandare l'interesse perle Higo.
Seguirono poi anni di guerre e devastazioni (la guerra civile e la seconda guerra mondiale) che misero a dura prova il patrimonio culturale delle Higo, fino ad arrivare al 1958, anno nel quale a Kumamoto fu fondata la società della camelia Higo.
Questa società nacque con lo scopo di ricostruire ciò che le Higo rappresentavano.
Due sono le condizioni inprescindibili per le quali una camelia possa essere catalogata come Higo:
- gli stami devono formare una bellissima coppa (il loro numero può andare da 100 a 250);
- il fiore deve essere di tipo semplice.
Il numero dei petali varia da 5 a 9, sono sullo stesso piano, larghi, consistenti e lucenti.
Il pistillo si erge dritto al centro della corolla.
Nelle varietà più antiche gli stami sono disposti a cerchio, dando vita a molti centri a ruota o ad anello.
Le preferenze moderne si spostano invece sulle varietà con una omogenea disposizione, a formare una raggiera.
I colori, sempre puri e splendenti, sono circa una ventina e comprendo il bianco, il rosa, il cremisi, lo scarlatto, il rosso, il vermiglio; ovviamente nello stesso fiore possono essere presenti più colori allo stesso tempo (variegate).
Le foglie ed i boccioli non ancora maturi si differenziano da quelli delle altre camelie.
Spero di non avervi annoiati, ma non vi sarete annoiati di certo se siete riusciti a cogliere quanto di misterioso ed antico si cela dietro una Higo.
Se vi ho stuzzicato l'appetito vi consiglio di visitare il sito di Franco Ghirardi (http://www.higocamellia.it/), un estremo amante delle Higo ed eventualmente di acquistare il suo libro "Higo Camellia" (dal quale ho preso spunto per queste righe, non me ne voglia) che, sullo scaffale di un vero cameliofilo, non può mancare.
Ciao
Franco
[ 02-02-2003: Messaggio scritto da: Franco D. ]