Il cicloconio o occhio di pavone (Spilocea oleagina)
Tra i più importanti agenti patogeni dell’olivo, che possono essere controllati con interventi a base di formulati rameici, si deve citare senz’altro - per pericolosità, diffusione e notorietà - il cicloconio o occhio di pavone, Spilocea oleagina (foto 2). Si tratta di un fungo in grado di attaccare frutti, giovani rametti e soprattutto foglie, sulle quali si manifesta con tipiche macchioline rotondeggianti, grigiastre al centro e brune alla periferia, circondate da un alone giallastro.
Sui rametti più giovani la sintomatologia è simile a quella osservabile sulle foglie; sulle drupe colpite, invece, si notano piccole tacche depresse. Questo temibile patogeno è presente sulla pianta praticamente tutto l’anno e i suoi conidi, in presenza di condizioni termo-igrometriche favorevoli (bagnatura di 24-48 ore e temperatura di 16-24 °C), germinano, penetrando attivamente all’interno dei tessuti perforandone la cuticola.
Dalla penetrazione del fungo all’espressione dei sintomi può intercorrere un periodo di latenza molto variabile: da qualche settimana a diversi mesi, in relazione alle diverse condizioni ambientali. Per scoprire precocemente la malattia può essere adottata la tecnica che consiste nell’immergere un campione di foglie in una soluzione di NaOH o KOH al 5% per 2-4 minuti a temperatura ambiente se si tratta di foglie giovani, o a 55-60 °C nel caso di foglie vecchie.
Qualora l’infezione sia presente, sulla pagina superiore delle foglie si evidenzieranno le tipiche macchioline circolari. Gli attacchi di Spilocea oleagina si verificano essenzialmente in primavera e in autunno, con un’attenuazione del fenomeno in inverno (in concomitanza con le basse temperature) e in estate (specie se calda e siccitosa). La defogliazione è la manifestazione più vistosa e grave della malattia, poiché riduce la funzione vegetativa della pianta e interferisce sulla capacità di differenziazione a fiore delle gemme.
La difesa contro il ciclonio viene condotta, come già detto, esclusivamente con formulati cuprici. In presenza di forti infezioni la strategia di difesa prevede l’esecuzione di un intervento in inverno, prima della ripresa vegetativa, per favorire la caduta delle foglie infette (conseguenza dell’effetto tossico prodotto dallo ione rame), seguito da un secondo trattamento circa 15 giorni prima della fioritura e da un’ulteriore irrorazione nel periodo autunnale. Generalmente l’intervento fitosanitario contro questa malattia risulta economicamente conveniente quando circa il 30-40% delle foglie sono infette, in presenza di condizioni favorevoli allo sviluppo del fungo.
Va detto, inoltre, che questa patologia è strettamente connessa alla suscettibilità varietale; appaiono, infatti, particolarmente soggette all’infezione Coratina, Nocellara del Belice, Ogliarola, Bosana, Itrana ecc., e più tolleranti Carboncella, Cassanese, Dritta di Moscufo, Ascolana, Leccino, Frantoio, Dolce Agogia ecc.