Avendo una phalenopsis in solo muschio; una in 90% muschio + 10% foglie di faggio e rametti secchi spezzettati; una in 50% muschio + 30% torba + 20% bark vecchio; infine una in solo bark; mi sento di consigliarti nettamente il bark. Sull’aggiunta di carbonella non so nulla.
Il muschio va bene nell’immediato, ma forse non benissimo. Le mie piante a un anno dal rinvaso e il keiki a un anno (poco meno) dall’invaso, nel muschio stanno abbastanza bene, ma solo una ha le radici veramente sane. Le altre due hanno tutte qualche marciume, ed hanno anche delle cavità nere qua e là. Però potrei anche essere contento, se non fosse che il muschio non è durevole, sta diventando nero, e io temo di ritrovarmi un giorno con un bell’ammasso di muffa. Tanto è vero che ho pensato di rinvasarle tutte in bark, se solo non mi fossi stufato di questi rinvasi. E poi c’è anche la curiosità ormai di sperimentare come va a finire.
Comunque l’unica che ha le radici veramente sane è quella nel bark. Anche se poi complessivamente come pianta non è che stia meglio delle altre tre. Però sicuramente dà più tranquillità, ed è anche molto più semplice da bagnare. Insomma, col bark è tutto più facile.
Se sia possibile produrre del bark in casa, prendendo della corteccia di pino o di abete e facendola bollire, non so. Meglio bollita che niente, penso, ma cosa significhi corteccia deresinizzata e come venga effettuata la deresinizzazione non ho idea.
Se vuoi il meglio e vuoi fare una cosa sicura e tranquilla, procurati della corteccia già approntata da una ditta seria. Io preferisco gli esperimenti casalinghi per il gusto del fai-da-te, ma non credo che sia la soluzione migliore.
p.s. non so se è un caso, ma quella nel bark è anche l’unica a non essere invasa dai collemboli.