Ciao leozen, mi pare che tu abbia fatto un po' di confusione... per carità, nulla di trascendentale, comunque!
Innanzitutto
Ciao,la maggior parte dei phapiopedilum vive su roccie calcare
non è proprio vero: la maggior parte delle specie, al contrario, non vive su rocce calcaree, anzi la maggioranza delle specie vive su substrati che di calcareo ne hanno poco...
Quelle che vivono su rocce calcaree sono, molto grossolanamente, le specie appartenenti alle sez. Brachypetalum e Parvisepalum (quasi tutte), più una manciata di altre specie appartenenti ai vari sottogeneri/sezioni.[/QUOTE]
e la piccola parte di substrato presente sulle radici e molto calcarea.
per quelle specie che si trovano su calcare... e non è poi neppure così vero, dato che misurazioni ripetute del pH dei terreni tra le rocce in cui queste specie si incontrano hanno dato valori tra 7,4 e 7,8 (a memoria, ma se mi sbaglio non lo faccio di molto), che nell'ambito agrario (chimica dei terreni) vengono considerati intorno alla neutralità o appena debolmente alcalini (il valore più alto; questo a causa delle piogge che dilavano costantemente i substrati, togliendo anche la gran parte del calcio che di volta in volta si solubilizza.
Il carbonato di calcio non serve alla pianta ma serve solo per coreggere l'acidità del terreno per cui l'acqua che tu usi puo' al massimo nel tempo correggere il ph del terreno ammesso che sia un acqua veramente dura e che sostituisci poco il bark.
in questo concordo in parte: vorrei farti notare che, quanto dici più avanti, cioè
Il Carbonato di calcio rispetto al nitrato di calcio ha una idrosolubità nell'acqua quasi nulla
è lo stesso corretto, comunque questo ragionamento ha, concettualmente, un punto debole: nell'acqua di rubinetto il calcio è presente sotto forma di bicarbonato, sale solubile che presenta il calcio nella stessa forma del nitrato, cioè ione calcio (come avevo detto nel precedente intervento).
Ora, da un punto di vista chimico, certamente il calcare nell'acqua di rubinetto (che nella maggior parte d'Italia è abbastanza o molto elevato) ha una capacità di reazione con gli acidi prodotti dalla decomposizione della sostanza organica (o presente nella stessa) più elevata rispetto a polveri calcaree introdotte nel substrato, che:
- se sottili vengono facilmente dilavate dalle irrigazioni;
- se più grossolane hanno una superficie di reazione acido/base (neutralizzazione della caduta del pH) non proprio ideale per lo scopo.
Precisato questo e dato che, come ho detto prima, comunque non serve ottenere chissà quali valori di pH elevato, va benissimo aggiungere anche del materiale calcareo al substrato, se si usano acque tenere; ma, ti posso assicurare che è altrettanto efficace irrigare con acqua di rubinetto mediamente calcarea, anche con bark sostituito una volta l'anno (bark = corteccia di pino).
Quindi, quando scrivi
Per quanto mi riguarda è inutile specialmente per chi utilizza un bark con una percentuale di roccia calcarea polverizzata.
sono ovviamente d'accordo, dato che si tratterebbe di un doppione.
Qui invece
il nitrato serve alla pianta per la formazione dele pareti cellulari, hai ragione quando sostieni che piante assorbono il calcio sotto forma di complessi organici effetivamente mi sono espresso male io.
non è il nitrato a servire alla cellula, ma l'azoto... per la formazione delle pareti cellulari, ma degli acidi nucleici, delle proteine e degli enzimi... ma forse hai scritto nitrato invece che calcio, dato che questo elemento (tra le altre cose) in effetti ha anche una sua importanza nella formazione della parete cellulare nei vegetali.
Hai ragione pure qundo sostieni che il nitrato aumenta la salinità e cio' fa si che renda più disponibili gli elementi apportati con le concimazioni, ma stiamo parlando da 1gr per litro d acqua ogni 2-3 mesi e non credo che per concimare tu distribuisca 1 litro d'acqua per pianta.
Inoltre visto che i phapiopedilum si nutono tutto l'anno io ritengo che è meglio utilizzare i concimi idrosolubili in dose + bassa tipo 0,3-0,5 gr per litro in maniera da fornire un apporto costante a dosi basse evitando cosi' eccessivi residui salini.
Hemmm... scusa, ma forse qui hai fatto un po' di confusione: va bene il fatto di concimare a dosi basse (tra l'altro, com'è noto i paphiopedilum sono piante a basse esigenze di concimazione), ma 1 g/l non è una dose bassa, è la dose standard per la orchidee (la maggior parte); e non importa se lo dai ogni 2 o 3 mesi, quella volta che fertilizzi a quella dose sei, così a spanne, ben al di sopra delle dosi raccomandate per i paphio...
Anche gli 0,3/0,5 g/l possono essere troppo, se somministrati troppo spesso... figuriamoci 1 g/l, oltretutto di un concime che innalza molto la salinità della soluzione!
Una cosa importante: non conta molto se alla pianta somministro 1 litro o 100 ml di soluzione concimante, l'effetto (positivo o negativo)non è dato dalla quantità ma dalla concentrazione del fertilizzante!
L'urea è inutile perchè necessita di un lungo processo di metabolizzazione per essere disponibile e noi di solito usiamo un substrato molto aperto e drenante, per cui, quando bagnamo, dilaviamo il substrato e laviamo via i residui delle vecchie concimazioni; inoltre rinvasiamo le orchidee piuttosto spesso, almeno ogni 2anni, per cui buttiamo via il substrato che contiene gli eventuali residui di urea.
Ciò significa che un fertilizzante con urea cede alle nostre orchidee molto meno azoto di quanto ne sia segnalato sulla confezione!
Il discorso filerebbe perfettamente se non fosse che (come ho già detto nel precedente intervento)
le orchidee sono ottime utilizzatrici dell'azoto ureico (peraltro non utilizzano altrettanto bene -anche se comunque in maniera sufficiente- l'azoto nitrico), il che ovviamente ribalta completamente il discorso...
Tra l'altro l'urea solubilizza benissimo in acqua (provato anche questo) e, dato che comunque il substrato si imbeve (oltre che drenare), resta anch'essa a disposizione delle radici, con tuttavia il vantaggio di non far salire la salinità del substrato a valori potenzialmente letali per le radici stesse quando lo stesso tende ad asciugare... il che non mi pare poco, specie con piante dall'apparato radicale sensibile come sono i paphiopedilum.
D'altra parte sapere che il concime utilizzato come base nella concimazione delle orchidee da parte delle (enormi) aziende di produzione olandesi contiene oltre la metà dell'azoto sotto forma ureica, beh... se anche avessi avuto dei dubbi direi che questo fatto me li fugherebbe del tutto!
Questa è la mia opionione, non vuole essere un manuale del coltivatore, visto che mi trovo bene con il mio metodo se posso suggerirlo ad altri lo faccio volentieri ma come ti ripeto non voglio fare un manuale anche perchè la già fatto chi molto + preparato ed esperto di me.
ci mancherebbe... se ti trovi bene continua pure così, ma anche cambiando non credo che andresti peggio, specie considerando che io faccio uso di acqua di rubinetto (durezza 15° dGH, conducibilità 750 microsiemens), uso concimi contenenti azoto prevalentemente sotto forma ureica, non uso nitrato (ne' mai lo farò) e qualche volta uso l'urea pura (in soluzione ovviamente), eppure qualche foto di paphiopedilum sul forum l'ho postata in passato...