Impazzisco per le erbe spontanee alimentari e mi intrometto con qualche ricettina da preparare con la Silene che io chiamo “strigoli”.
La Silene può essere utilizzata come contorno a sé prelessandola brevemente, strizzandola bene e ripassandola in olio, aglio e peperoncino con l’aggiunta, eventualmente, di pezzi di stracchino che si lascerà sciogliere amalgamandolo alla verdura.
Fa parte, inoltre, della famosa
misticanza, un ”piatto” della tradizione in pressoché ogni regione. Un miscuglio di erbe spontanee – ogni regione ha, infatti, il suo - che raccoglievano le donne al ritorno dai campi, come al Supermercato della Natura, o i Frati Cappuccini che ne facevano dei mazzetti e andavano offrendole di casa in casa in cambio di qualche offerta dopo averle coltivate negli orti dei conventi.
Un’insalata che veniva condita con olio, aceto e sale, e nel Lazio, anche col pistacchio come le famose Puntarelle: aglio, filetti di acciuga pestati insieme con aggiunta di sale (poco per via dell’acciuga), olio ed aceto.
Somigliando nel gusto delicato agli spinaci, la Silene può essere utilizzata al posto di questi ultimi nei piatti che ne prevedano l’uso (pasta ripiena, crepes, torte salate, minestroni, frittate, ecc).
Personalmente la uso per delle crepes unita a montasio, poca besciamella ed erba cipollina i cui steli servono anche per “legare” le crepes a sacchetto.
Sono buoni anche gli spaghetti “padellati” in strigoli (prima lessati brevemente e strizzati) e pancetta rosolati nell’olio con un poco di aglio, cosparsi di una buona spolverata di pepe nero macinato al momento e, per chi lo gradisce, un poco di pecorino grattugiato.
Ne faccio anche una crostata ripassandoli, dopo averli ben lavati e scolati, in olio con appena un poco di acqua tiepida. Li scolo bene dell’eventuale liquido rimasto e li unisco a della ricotta già lavorata a crema con parmigiano e uova e un poco salata. Stendo in una tortiera la pasta brisée acquistata già pronta, ci stendo sopra delle fettine sottili di prosciutto crudo, ci stendo sopra il composto, ripiego i bordi all’interno spennellandoli con del tuorlo d’uovo e poi in forno già a 160° per circa 1 ora (la ricotta si deve asciugare un poco). Spengo e attendo qualche minuto prima di estrarre la crostata.
I getti primaverili, raccolti quando la pianta non è ancora in fiore (marzo-aprile), si consumano come fossero asparagi.
Da provare è anche il pesto di Silene che può essere usato per condire gnocchi o pasta di vari formati. Si prepara frullando (i più pazienti possono usare, invece, il mortaio) della Silene lessata e strizzata, dell’aglio, dei pinoli e del parmigiano grattugiato. Si “ammorbidisce” il frullato con del buon olio evo.
I fiori della Silene hanno la particolarità di rimanere aperti anche di notte in modo da essere impollinati anche dalle farfalle notturne. Inoltre, la loro forma a palloncino rende difficile l’accesso al nettare così che i calabroni risolvono forando il fiore alla base del calice per nutrirsi.