E' noto che il batterio X. fastidiosa ha una grande variabilità genetica con patovar spesso caratterizzate da un legame ospite-specifiche; da tempo ad es. è noto su vite col nome di Malattia di Pierce e su agrumi come CVC (Citrus Variegated Chlorosis), e ci sono subspecie che attaccano piante di famiglie molto diversificate; in totale sono oltre 150 le specie vegetali suscettibili comprendenti piante di interesse agricolo, forestale, ornamentale e spontanee.
La variante responsabile del Complesso del Disseccamento Rapido dell'Olivo (X. fastidiosa pauca ceppo ST53) è stata isolata da oleandri e mandorli ma, almeno in Puglia, non pare in grado di infettare gli agrumi (al 2018 sono una trentina le essenze vegetali su cui è stata ritrovata questa varietà patologica).
In Italia poi siamo molto immaginifici e qualche anno fa la magistratura arrivò a sequestrare computer di ricercatori sospettati di aver introdotto ed essersi lasciati sfuggire il batterio.
Secondo i Dietrologi era stato introdotto per studi dall'Istituto Agronomico di Valenzano - BA: ovviamente i ricercatori sapevano della "fuga" ma tacquero per poi vantarsi della scoperta della nuova malattia; piccolo particolare, si trattava della subsp. fastidiosa, tuttavia con un prodigioso balzo di 200 km, grazie al quale subì una mutazione genetica in subsp. pauca, sarebbe poi approdata a Gallipoli.
Quanto a fantasia non sono mancati i Complottisti i quali sostennero che quella variante fu prodotta artificialmente nei laboratori di una potente Multinazionale per far morire gli ulivi allo scopo di sostituirli con nuovi olivi resistenti geneticamente modificati, brevettati ovviamente dalla stessa Multinazionale, con conseguenti lauti e guadagni.