danielep
Florello Senior
Il mio Kayak l'ho comperato nel 1979 e l'ho usato una trentina d'anni, portandolo anche all'estero.
Dunque , è stato un buon acquisto su cui ho trascorso lunghe ore all'aria aperta e nella natura e svolto sano esercizio fisico, senza andare in palestra....
Una delle escursioni abituali prevedeva il varo dalle sponde dei canali di acqua salmastra che sfociano in laguna , in un giorno infrasettimanale (meno trafficato), e, da solo o con gli amicissimi Fiorenzo e Daniele 2 (per età) effettuavamo delle escursioni nella Laguna nord, di solito fino all'isola di Burano (cappuccio e brioche) o all'isola abbandonata di Sant'Ariano, dove, ai tempi della Serenissima Repubblica, venivano scaricate le ossa esumate dai cimiteri per far posto ai nuovi arrivi
( paninazzo imbottito e vino addossati al muro esposto a sud).
Dimenticavo di aggiungere che i mesi in cui circolavamo erano quelli invernali, fino ad aprile circa.
Aria frizzante, sole benvenuto, silenzio e l'acqua placida della laguna. A fare da sfondo, le montagne innevate. Un Paradiso, insomma.
Il lungo preambolo per descrivere il contesto nel quale, un giorno di quelli, Fiorenzo ed io ci imbattemmo in una manifestazione di un concentrato di odio e malvagità. Non immaginatevi cadaveri squartati o galleggianti sull'acqua con un coltello piantato nella schiena, a questo siamo ormai fin troppo abituati dal cinema e dalla TV.
No, più semplicemente (e malvagiamente) un barattolo da sottaceti grande , spiaggiato dal gioco delle correnti sulle sponde della barena ( isolotti di terreno fangoso colonizzato da canneti o salicornia, periodicamente sommerso). Dall'esterno, in trasparenza, si intravvedevano dei manufatti e la curiosità ci spinse ad svitarne il tappo. All'interno, ripiegate e stipate con estrema cura, figure ritagliate di cuoio morbido raffiguranti, in silhouette, i membri di una famiglia (tre) ed una quarta raffigurante la famiglia completa. Su questi lembi di cuoio erano stati disegnati con la biro le facce e gli organi vitali. Ma l'odio era rappresentato da fasci di decine di spilli in acciaio, con capocchietta tonda, confitti uno ad uno con estrema cura e precisione negli occhi, nella testa , nel cuore ed in organi più o meno vitali dei singoli e della famiglia. Un vero capolavoro da professionisti del rito woodoo.
Un lavoro minuzioso che avrà richiesto ore di applicazione, chissà se accompagnato da maledizioni rituali o imprecazioni rivolte ai “beneficiari”.
Col senno del poi ci siamo dati degli stupidi per non aver portato questa “opera d'arte “ al giornale locale, ma la malvagità che evocava era talmente forte che tentammo, invano, di bruciare il cuoio con un accendino. Poi, con terrore superstizioso, ci affrettammo a pagaiar via.
Non esistevano smartphone per immortalare l'oggetto, ma l'impressione dell'odio trasmessaci è rimasta viva a, boh?, 40 anni di distanza.
Dunque , è stato un buon acquisto su cui ho trascorso lunghe ore all'aria aperta e nella natura e svolto sano esercizio fisico, senza andare in palestra....
Una delle escursioni abituali prevedeva il varo dalle sponde dei canali di acqua salmastra che sfociano in laguna , in un giorno infrasettimanale (meno trafficato), e, da solo o con gli amicissimi Fiorenzo e Daniele 2 (per età) effettuavamo delle escursioni nella Laguna nord, di solito fino all'isola di Burano (cappuccio e brioche) o all'isola abbandonata di Sant'Ariano, dove, ai tempi della Serenissima Repubblica, venivano scaricate le ossa esumate dai cimiteri per far posto ai nuovi arrivi
( paninazzo imbottito e vino addossati al muro esposto a sud).
Dimenticavo di aggiungere che i mesi in cui circolavamo erano quelli invernali, fino ad aprile circa.
Aria frizzante, sole benvenuto, silenzio e l'acqua placida della laguna. A fare da sfondo, le montagne innevate. Un Paradiso, insomma.
Il lungo preambolo per descrivere il contesto nel quale, un giorno di quelli, Fiorenzo ed io ci imbattemmo in una manifestazione di un concentrato di odio e malvagità. Non immaginatevi cadaveri squartati o galleggianti sull'acqua con un coltello piantato nella schiena, a questo siamo ormai fin troppo abituati dal cinema e dalla TV.
No, più semplicemente (e malvagiamente) un barattolo da sottaceti grande , spiaggiato dal gioco delle correnti sulle sponde della barena ( isolotti di terreno fangoso colonizzato da canneti o salicornia, periodicamente sommerso). Dall'esterno, in trasparenza, si intravvedevano dei manufatti e la curiosità ci spinse ad svitarne il tappo. All'interno, ripiegate e stipate con estrema cura, figure ritagliate di cuoio morbido raffiguranti, in silhouette, i membri di una famiglia (tre) ed una quarta raffigurante la famiglia completa. Su questi lembi di cuoio erano stati disegnati con la biro le facce e gli organi vitali. Ma l'odio era rappresentato da fasci di decine di spilli in acciaio, con capocchietta tonda, confitti uno ad uno con estrema cura e precisione negli occhi, nella testa , nel cuore ed in organi più o meno vitali dei singoli e della famiglia. Un vero capolavoro da professionisti del rito woodoo.
Un lavoro minuzioso che avrà richiesto ore di applicazione, chissà se accompagnato da maledizioni rituali o imprecazioni rivolte ai “beneficiari”.
Col senno del poi ci siamo dati degli stupidi per non aver portato questa “opera d'arte “ al giornale locale, ma la malvagità che evocava era talmente forte che tentammo, invano, di bruciare il cuoio con un accendino. Poi, con terrore superstizioso, ci affrettammo a pagaiar via.
Non esistevano smartphone per immortalare l'oggetto, ma l'impressione dell'odio trasmessaci è rimasta viva a, boh?, 40 anni di distanza.