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Una cartolina dalla Namibia (Welwitschia mirabilis)

Datura rosa

Guru Master Florello
Me l’ha inviata mio fratello e ritrae una pianta molto particolare: la Welwitschia mirabilis

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La Welwitschia Mirabilis è un fenomeno unico di interesse botanico mondiale, essendo endemica del deserto Namib e considerata una delle più antiche piante viventi conosciute.

Stranamente le welwitschie sono considerate alberi e sono imparentate con le conifere, in particolare con i pini, ma hanno alcune caratteristiche in comune anche con le piante da fiore e con i licopodi. Sono piante dioiche, ovvero si dividono in individui maschili e femminili ben distinti. Le femmine producono pigne, di un colore che va dal giallo-verdastro al marrone, le quali contengono i semi. Anche i maschi hanno pigne, ma le loro sono più numerose, più piccole e color salmone. Il metodo di impollinazione è tuttora poco chiaro, però si pensa che i grandi e appiccicosi grani del polline vengono trasportati dagli insetti, in particolare dalle vespe.

Nonostante il loro aspetto disordinato, le welwitschie in realtà hanno soltanto due foglie lunghe e coriacee che crescono ai due lati del fusto, simile ad un tappo di sughero. Con il passare degli anni queste foglie si scuriscono sotto l'azione dei raggi solari e vengono lacerate dal vento, dividendosi in varie strisce sfilacciate che fanno assomigliare la pianta ad una gigantesca lattuga avvizzita.
La sopravvivenza nel clima arido del Namib non è affidata (come si credeva un tempo) a radici particolarmente lunghe, ma all'assorbimento dell'umidità portata dalle nebbie costiere; le foglie catturano direttamente parte di questa umidità, e lasciano cadere il restante in gocce che raggiungono le radici attraverso la sabbia.
Gli Afrikaner l'hanno ribattezzata tweeblaarkanniedood, che significa "la due foglie non può morire" e che è un chiaro riferimento alla longevità di questa pianta.
Un'altra caratteristica insolita della W. mirabilis è, infatti, l'eccezionale longevità, che le ha meritato l'ulteriore appellativo di "fossile vivente"; la datazione con carbonio14 ha dimostrato che alcuni esemplari hanno oltre 2000 anni. Questo e’ il motivo per cui queste piante vengono chiamate “fossili viventi”! Tale longevità probabilmente è possibile solo perché le welwitschie contengono alcune sostanze indigeste agli animali, anche se si sono visti rinoceronti neri che le apprezzavano molto.
L'animale più affezionato alle welwitschie è il Probergrothius sexpunctatis, un insetto giallo e nero che si nutre della loro linfa.
 
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