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Tutorial completo sulla semina delle succulente

Sofia D.

Giardinauta Senior
Introduzione:
La semina delle succulente è fondamentalmente diversa da quella di qualsiasi altro seme e rispecchia appieno l'adattamento di queste piante a periodi di forte pioggia, in cui esse vengono perfino sommerse. Le giovani piante infatti non tollerano per nulla o quasi la siccità. Il trucco principale, pertanto, è di mantenere il substrato sempre bagnato e l'umidità elevata.
I semi hanno la tendenza a perdere germinabilità in fretta, pertanto è bene seminarli subito dopo la raccolta se si possiedono growlights e tappetini riscaldanti oppure a primavera appena le temperature diventano tiepide.

Conservazione dei semi:
I semi vanno conservati in buste di carta: la carta impedisce il ristagno di umidità e quindi la germinazione di patogeni. Possono andare bene tutti i tipi di carta purché non sia plastificata e non si devono riporre i semi in buste di plastica a meno di non mettere all'interno delle sfere di silice (come quelle che si trovano nelle scarpe nuove). Di seguito, vi mostro l'origami base della cartina con cui io conservo i semi, progettato per essere manipolato senza aprirsi e senza spargere nulla quando aperto:
1) prendete un foglio di forma rettangolare o quadrata, non deve essere preciso
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2) piegatelo a metà
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3) fate una doppia piega per chiudere il lato lungo aperto, in modo che si formi una tasca
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4) piegate in 3 la tasca in modo da formare 3 comparti, di cui due aperti sui due lati e uno al centro dove saranno conservati i semi:
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5) piegate un lato lungo il tratteggio
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6) infilate i semi dal lato non piegato, si fermeranno alla piega.
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7) chiudete l'origami piegando l'ala aperta e infilando i lembi uno nell'altro
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8) girate l'origami e scrivete il nome di quello che avete messo dentro. La cartina così chiusa è progettata per raccogliere le polveri farmacologiche, quindi è molto resistente e basta separare le ali per versare i semi fuori
 

Sofia D.

Giardinauta Senior
Preparazione del substrato:
Personalmente preferisco sterilizzare il terreno per evitare che germini di tutto. Il terreno da utilizzare è quello che si utilizza per le piante adulte, solo ben triturato. Si puó optare anche per sola sabbia. In questo caso, ho un mix di fibra di cocco fine e perlite perché mi accingo a seminare dei mesembriamtemi.
1) mettete il substrato in un piatto
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2) bagnatalo per bene
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3) mettetelo in microonde per almeno 5 minuti. Se non avete il microonde, potete cuocerlo in forno appoggiando un piattino di alluminio sul fondo del forno. Dovreste ottenere un substrato umido e caldissimo
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4) lasciatelo raffreddare finché non risulta caldo ma toccabile. A quel punto mettetelo nel suo contenitore.

Semina in vasetto:

Mi raccomando fate il tutto su una superficie pulita
1) Lavate il vasetto con acqua candeggiata per rimuovere qualsiasi parassita o infestante.
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2) mettete il terriccio ancora caldo nel vasetto (il calore ucciderà quello che non ha ucciso la candeggina)
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3) seminate quello che dovete seminare quando il substrato superiore vi risulta tiepido
4) infilate in un sacchetto trasparente sigillabile con dell'acqua distillata. Se siete proprio bravi, usate acqua e antifungino. Non usate concimi, i semi hanno anche troppi nutrienti (tipo la polpa di certi cactus che attirerà muffe e insetti.
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5) mettete il sacchettino in un luogo caldo e luminoso.
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Sofia D.

Giardinauta Senior
Metodo della capsula di petri:
Le capsule di petri sono dischi di plastica con coperchio, si possono comprare su internet o in farmacia per prezzi veramente modici e arrivano già sterilizzate all'uvc. Il fatto che siano molto basse e larghe vi permette di seminare più semi e di monitorarli meglio. Non sono adatte per piante alte (es. Cactus colonnari) ma sono ideali per piccole succulente e cactus tondi (lithops, echeverie, grusoni)
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1) riempite la capsula con un fine strato di substrato caldo
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2) allagatela con acqua distillata. Non importa che diventi paludosa, lo scambio di ossigeno è comunque garantito dalla grande superficie
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3) seminate e chiudete subito il coperchio.
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4-Facoltativo) chiudete il bordo della petri con un velo di pellicola per mantenere l'umidità invariata per mesi. Io preferisco non farlo se ho annaffiato troppo, è un suggerimento per l'estate.
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Mantenete la capsula chiusa e in un luogo luminoso. Le piante con le spine ben formate reggono più siccità dei cortiledoni.
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Infestazioni:
1) se le piantine anneriscono e muoiono, significa che stanno marcendo. È bene esporle di più alla luce ed eventualmente aggiungere un antifungino all'acqua.
2) muffe e infiorescenze: idem come sopra
3) insetti: utilizzate degli insetticidi specifici oppure acqua ossigenata, particolarmente efficace su lumache e larve.
4) alghe e muschi: coprite le alghe e i muschi con un sottile strato di sassolini. Appena le piante sono abbastanza grandi potete far asciugare il terreno per uccidere le alghe. I muschi vi accompagneranno fino al rinvaso.
Nota: le piantine hanno una mortalità altissima, è facile che da 50 semi sopravvivano solo 5-6 piante, specie se si parla di cactus.

Rinvaso:
Rinvasate le piantine quando sono grandi abbastanza (2-3 anni) oppure quando hanno sviluppato un apparato radicale abastanza grande da sollevare il coperchio della petri. Se usate il metodo del vasetto, potete lasciare le piante lì fino a che non esauriscono lo spazio.
 
Ultima modifica:

mariated

Giardinauta Senior
Grazie, Sofia, credo che la tua guida mi sarà utilissima, visto che mi preparo alla mia prima semina. Ho, però, un dubbio. La scatolina con le semine le devo mettere al sole, dove presumo raggiungerà temperature altissime, o all'ombra?

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Sofia D.

Giardinauta Senior
Salve @mariated, non ho specificato e dovró aggiungerla come info: mai, e poi mai, e poi mai mettere al sole un sacchetto: ora come ora, passi, ma in aprile si rischia di arrivare a 70 gradi dentro un sacchetto (in serra in questi giorni ne ho 50), con conseguente bollitura delle piantine. Al massimo si puó esporre al sole qualche minuto per "disinfettare" in caso di muffe. In linea di massima i piccoli cactus crescono all'ombra della vegetazione o delle rocce, quindi si ustionano facilmente (non di rado si vedono piccoli cactus che da verdi divenrano rossi o bianchi e poi muoiono) Io mantengo tutto nella mia finestra a nord o sotto la growlight
 

mariated

Giardinauta Senior
Salve @mariated, non ho specificato e dovró aggiungerla come info: mai, e poi mai, e poi mai mettere al sole un sacchetto: ora come ora, passi, ma in aprile si rischia di arrivare a 70 gradi dentro un sacchetto (in serra in questi giorni ne ho 50), con conseguente bollitura delle piantine. Al massimo si puó esporre al sole qualche minuto per "disinfettare" in caso di muffe. In linea di massima i piccoli cactus crescono all'ombra della vegetazione o delle rocce, quindi si ustionano facilmente (non di rado si vedono piccoli cactus che da verdi divenrano rossi o bianchi e poi muoiono) Io mantengo tutto nella mia finestra a nord o sotto la growlight
Ok. Lo avevo immaginato. Io ora ho tolto le coperture alle mie serrete da balcone, coperture che fra l'altro sono in tnt, e quindi permeabili, ma d'inverno al loro interno, nelle giornate di sole, si arrivava anche a 44 gradi (infatti io le aprivo per arieggiare). Grazie mille, avevo bisogno di questa conferma. Le terrò nel balcone esposto a nord.

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cmr

Maestro Giardinauta
Ottimo lavoro.
Due note che riguardano la semina in capsula petri. La ritengo troppo bassa per qualsiasi cactacea o aloe e agave; plantule di pochi mesi riescono a sviluppare radici di 2-3 cm e mi sembra non ci sia lo spazio per farla crescere. Stesso discorso per piante che sviluppano una radice fittonante come ad es. certe copiapoa, turbinicarpus, ecc. Consiglierei, vista la stessa praticità di utilizzo delle capsule petri (presenza di coperchio trasparente a tenuta sommata in più a una certa profondità), le vaschette dei latticini tipo ricottine da 250 gr. o le confezioni piccole (o grandi) dei gelati del supermercato, sempre trasparenti.
La seconda è la eccessiva presenza di acqua per l'annaffiatura: non si rischia di far galleggiare tutti i semi che, come nell'esempio con i mesembriantemi, sono poco più di polvere? Vista la buona tenuta dei coperchi, per garantire l'alta umidità, non sarebbe meglio bagnare il terriccio con uno spruzzino senza arrivare all'allagamento?
Una nota a margine: inserite nel vasetto sempre un cartellino con che cosa avete seminato: la memoria gioca brutti scherzi.....:)
 

Sofia D.

Giardinauta Senior
Aggiungo uno specchietto sulle procedure di sterilizzazione:
Ho accennato più su al fatto che mi piaccia sterilizzare almeno in parte il substrato, ma non ho spiegato il perchè. Essenzialmente, nei terricci nuovi, appena tolti dalla busta, non sarebbe nemmeno necessario sterilizzare perché in teoria vengono già trattati dalle aziende. In pratica mi è capitato, nelle mie prime semine, di veder germinare euphorbie e oxalis ben prima dei cactus, e di ritrovarmi dei vasetti verdi ma non di roba che volevo io. Oggi, con i terricci vecchi che sono rimasti esposti all'aria per molto tempo, essenzialmente una sterilizzazione almeno parziale serve ad abbattere la carica microbica del substrato in modo da non ritrovarsi un vasetto multicolor di alghe, funghi, batteri, lieviti e possibili insettini a scapito delle piante che abbiamo seminato noi. I metodi più facili per "sterilizzare" sono i seguenti:

Pastorizzazione: ne abbiamo, penso, tutti sentito parlare in merito a uova e latte, si tratta essenzialmente di mantenere una temperatura attorno ai 60 gradi per diverso tempo (generalmente 8 ore, per quel che riguarda un substrato). La temperatura non uccide tutto, ma generalmente è sufficiente ad abbattere la carica microbica e a prevenire l'insorgenza di patogeni. È un procedimento fattibile in casa ma non pratico, perché piuttosto dispendioso in termini economici.

Bollitura: è fondamentalmente una pastorizzazione in tempi ridotti (la temperatura è molto elevata) che non puó essere usata sugli alimenti per ovvi motivi di alterazione organolettica. Il metodo migliore è di bagnare il substrato con acqua e metterlo in micronde fino a che non si secca, oppure appoggiare del substrato bagnato sul fondo del forno e portare anche questo a secchezza. Di nuovo, questo metodo disattiva i semi presenti e abbatte la carica microbica, specialmente dei patogeni, ma non garantisce la sterilità del substrato. Lo ritengo tuttavia sufficiente per quel che riguarda le semine, a meno che non siano di semi rari o costosi.

Autoclave: si tratta del metodo di sterilizzazione ad oggi accettato per quanto riguarda la professione medica ed avviene in appositi apparecchi caldi e sotto pressione. Casalingamente, si puó mimare l'autoclave con una pentola a pressione: mettete un quantitativo di acqua sufficiente sul fondo della vostra pentola (deve essere piena fino alla tacca che indica il litraggio massimo, altrimenti non si forma pressione a sufficienza), disponete un boa di pellicola di alluminio sul fondo (serve a non far cozzare i barattoli con il substrato dentro) oppure mettete il terriccio in dei sacchetti appositi per cottura in forno. Barattoli e sacchetti devono ovviamente essere chiusi ma non sigillati (mettete il tappo al barattolo e avvitatelo appena, se lo stringente potrebbe esplodere). Un buon modo per tappare un barattolo è con un foglio doppio di pellicola di alluminio.
Ora dovrete portare in pressione la pentola (nb, puó bollire ma finché non sfiata non siete a pressione) e lasciate cuocere il substrato per mezz'ora. Fate sfiatare tutto il vapore e poi riaccendete la fiamma e riportate a pressione. Teoricamente dovreste fare 5 o 6 cicli da 30 minuti ciascuno (per ottenere una sterilizzazione quasi completa) ma potete optate anche per una sterilizzazione più rapida. Quando avrete spento il fuoco lasciate raffreddare tutto, anche durante la notte (avrete così una sorta di pastorizzazione aggiuntiva).

Mantenere la sterilità: e dopo tutto questo lavoro, come si mantiene il terreno sterile?
Dovrete innanzitutto lavare tutte le superfici su cui lavorerete e spruzzarle generosamente con candeggina non troppo diluita (l'alcool puro NON sterilizza, uccide qualche batterio ma non le spore o le cisti). Idealmente anche l'aria e le pareti sopra e attorno a voi dovrebbero essere sature di cloro. Visto che questo non è spesso possibile, nemmeno in laboratorio spesso, potete lavorare nei pressi di una fiamma, nella cosiddetta zona di sterilità della fiamma: accendete un fornello o un fornellino a gas e lavorate entro 20 cm di distanza da esso, sia quando aprite il barattolo o il sacchetto di terriccio, sia quando seminate. È scontato dire che dovete usare i guanti (dopo aver acceso le fiamme, mai durante l'accensione). Di seguito uno schema che spiega il moto dell'aria sterile attorno a una fiamma e la relativa zona di sterilità:
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Sofia D.

Giardinauta Senior
Aggiornamento 2.0 su Stratificazione e Semina senza supporti

Oggi controllando le varie semine mi sono accorta che alcuni semi sono spuntati dopo aver passato l'inverno al freddo, assi più vigorosi dei semi precedentemente seminati che erano morti stecchiti... Quindi traggo la conclusione che alcune specie apprezzino la diapausa invernale!

Secondo aggiornamento è che questo ma anche altri vasetti erano senza copertura, in un sottovaso allagato. Giungo alla conclusione che i semi si sviluppino bene anche senza un'umidità elevata, con l accortezza tuttavia che non vada mai a secco l'acqua nel sottovaso
 
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