Buongiorno Vally.
Facciamo un po' di scuola (che si sa, è lunga e noiosa). L'oidio è un fungo dunque il suo corpo, detto 'micelio', è costituito da filamenti microscopici chiamati 'ife' che all'occhio nudo appaiono come una muffa biancastra, e si comporta da ectoparassita, ossia si sviluppa sulla superficie delle foglie, dove si fissa con degli organi detti 'appressori' e poi penetra nelle cellule con formazioni detti 'austori' per mezzo dei quali si nutre a spese dell'ospite. Si perpetua sia in forma asessuata che sessuata, e supera l'inverno con strutture di resistenza (parti di micelio, organi detti 'cleistoteci')) per es. all'interno delle gemme.
Da tempo viene combattuto con lo zolfo che agisce in fase di vapore, e per vaporizzare (o sublimare) occorre che la temperatura ambientale sia vicina ai 30°C (intervallo di azione:18°-30°); attenzione però che a temperature maggiori diventa fitotossico per la pianta. A seconda della formulazione (bagnabile, ventilato) permane per un tempo che va da una a due settimane, dunque la frequenza dei trattamenti è in funzione di tale parametro. Essendo l'oidio un ectoparassita i trattamenti di superficie, come con lo zolfo, sono preventivi e, almeno in parte, curativi. Esiste poi tutta una lunga serie di molecole di sintesi (ossia il 'principio attivo') efficaci contro l'oidio, alcune delle quale 'sistemiche' cioè che vengono assorbite e si muovono con la linfa della pianta e infine diffuse nei tessuti.
Tocca a te adesso tirare le conclusioni: io ho cercato di insegnarti... a pescare... tu fai al meglio (diceva G. Galilei: "fiat experimentum").
Dimenticavo. Per la potatura ho solo una competenza molto empirica. Di surfinie ne ho anch'io, ma mi limito a tenerle pulite (fiori secchi, nel tuo caso parti ammalate): se si azzerano probabilmente ricacciano però passerà verosimilmente pù tempo prima che rifioriscano.
Ciao, ciao.
Alessandro 2005