ironbee
Guru Giardinauta
Memore dell'ottima esperienza al Museo dell'Automobile di Torino (che consiglio di non perdere a chi passasse per il capoluogo piemontese) sono andato a visitare il Museo del Vino (o Wine Museum) di Barolo, realizzato dallo stesso architetto.
Sapevo che si trattava di un museo fuori dai canoni tradizionali, però pensavo che, analogamente a quello dell'automobile, l'argomento fosse interamente sviluppato.
In realtà si dovrebbe chiamare "Museo delle emozioni legate alla parola vino": a parte una schematica storia del vino e un'ultima sala con vecchi attrezzi in cattivo stato di conservazione, nulla vi spiega le tecniche di coltivazione della vite e di vinificazione.
Tutto è incentrato su immagini evocative: p.es. il tempo che contribuisce all'invecchiamento è rappresentato da uno stormo di metronomi alati che svolazza in una stanza buia, al sole è dedicata una stanza vuota con le pareti gialle, l'atelier di un pittore ospita le immagini legate al vino che si trovano nei principali quadri, in un'altra stanza scorrono le frasi che scrittori e filosofi hanno scritto sul vino, ecc.
Essendo ospitato nel castello di Barolo, un piano è dedicato alla storia della famiglia dei marchesi Falletti di Barolo.
Attraverso un largo uso di mezzi multimediali, schermi, suoni, marchingegni automatici e non (c'è perfino un tratto di pioggia artificiale sul percorso di visita, che provvidenzialmente si interrompe al passaggio di una persona), l'attenzione del visitatore è sequestrata e portata lontano dall'argomento.
Per chi è interessato al tema, una visita a una cantina è senza dubbio più istruttiva.
Sapevo che si trattava di un museo fuori dai canoni tradizionali, però pensavo che, analogamente a quello dell'automobile, l'argomento fosse interamente sviluppato.
In realtà si dovrebbe chiamare "Museo delle emozioni legate alla parola vino": a parte una schematica storia del vino e un'ultima sala con vecchi attrezzi in cattivo stato di conservazione, nulla vi spiega le tecniche di coltivazione della vite e di vinificazione.
Tutto è incentrato su immagini evocative: p.es. il tempo che contribuisce all'invecchiamento è rappresentato da uno stormo di metronomi alati che svolazza in una stanza buia, al sole è dedicata una stanza vuota con le pareti gialle, l'atelier di un pittore ospita le immagini legate al vino che si trovano nei principali quadri, in un'altra stanza scorrono le frasi che scrittori e filosofi hanno scritto sul vino, ecc.
Essendo ospitato nel castello di Barolo, un piano è dedicato alla storia della famiglia dei marchesi Falletti di Barolo.
Attraverso un largo uso di mezzi multimediali, schermi, suoni, marchingegni automatici e non (c'è perfino un tratto di pioggia artificiale sul percorso di visita, che provvidenzialmente si interrompe al passaggio di una persona), l'attenzione del visitatore è sequestrata e portata lontano dall'argomento.
Per chi è interessato al tema, una visita a una cantina è senza dubbio più istruttiva.