Estratto da "Ricatto allo Stato" scritto da Sebastiano Ardita, capo della direzione generale dei detenuti e del trattamento nel Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Ministero della Giustizia):
" Il 1° gennaio 2011 erano presenti in carcere 67.891 detenuti e di questi 37.432 erano definitivi, 28.692 giudicabili, e 1747 internati sottoposti a misure di sicurezza. Ma non è affatto vero che si tratti di persone stabilmente avviate alla vita penitenziaria. Esaminando la situazione personale di coloro che sono stati arrestati sulla base di un titolo non definitivo, e scarcerati durante tutto l'anno 2010, si evince che di essi 14.441 ossia il 30,88 per cento sono rimasti in carcere non oltre quarantotto ore, 8.477, e cioè un altro 18,13 per cento, vi sono transitati per un periodo che va da tre a dieci giorni, 4.635, pari al 9,91 per cento, vi sono rimasti per un periodo compreso tra dieci giorni e un mese. E così via, sino a giungere alla grave costatazione che solo il 4 per cento degli imputati scarcerati durante il 2010 era stato in carcere per un periodo superiore ai 18 mesi. .Questo fenomeno ha finito per trasformare il carcere in una grande caserma di polizia. Se si trattava di persone pericolose, il sistema non è stato in grado do trattenerle in stato di detenzione. Se invece quelle persone avrebbero potuto essere processate a piede libero, non si comprende la ragione per la quale sia stato fatto vivere loro il trauma dell'esperienza carceraria, incrementando tra l'altro l'affollamento delle strutture. Il prospetto riepilogativo dei condannati in via definitiva, scarcerati durante il 2010 ci riferisce che 11.464 ossia il 46,42 per cento del totale sono stati detenuti per meno di un anno e di questi circa un quarto ha avuto una permanenza non superiore ai tre mesi. I dati di flusso dunque stravolgono la percezione dei numeri della popolazione carceraria. Dobbiamo immaginare queste due masse di detenuti, giudicabili e definitivi come fossero in transito su due tapis roulant. Il primo, quello dei definitivi è un pò più lento, ma abbastanza spedito da rinnovarsi ogni anno. Sul secondo tapis roulant, ove prendono posto coloro che sono in attesa di giudizio, il ritmo è così serrato che non solo oltre il 90 per cento dei 28.692 presenti il 1° gennaio non sarà più in carcere alla fine dell'anno, ma un numero pari al doppio dei giudicabili presenti a quella data dovrà ancora entrare in carcere e vi uscirà comunque prima che finisca l'anno. E tutti costoro saranno rimpiazzati da altri. Questo sconfortante quadro è la cartina di tornasole di un sistema penale inadeguato. In questo carcere di passaggio dove i detenuti non riescono ad avere un volto è difficile che possano vigere i principi della civiltà della pena. Mentre una moltitudine di processi finiscono per rimanere nella carta (...)
Il diritto penale virtuale, delle sospensioni condizionali e degli indulti diventa reale solo quando vi è una recidiva, grazie alla recente legge Cirielli. Questo vuol dire che si finisce in galera non tanto per la gravità di ciò che si compie, quanto per la ripetitività delle condotte, anche se queste ultime consistono in illeciti di nessun conto, generati dal disagio, privi di elementi di pericolosità. Per rendere stabile e garantita la detenzione, dovrebbe ridursi la quantità dei detenuti giudicabili (cancellazione dei reati minori e pene alternative) e aumentare la quota dei condannati. ma per far ciò occorrerebbe cambiare il sistema (..) magari con un unico grado di giudizio nel merito, mentre non appaiono utili riforme quali l'inappellabilità della sentenza di proscioglimento, che non avrebbe altro effetto che quello di rendere incorreggibili un certo numero di errori giudiziari favorevoli al reo. Di misure strutturali non si è vista neanche l'ombra. Al contrario, in questo contesto, nel 2006 è stato persino varato un indulto che è consistito in uno sconto di pena di tre anni per tutti coloro che scontavano condanne definitive. In altri termini, anzichè ridurre la massa di soggetti inutilmente in transito, si è preferito accorciare le pene per quanti in carcere avevano una certa stabilità e un buon motivo per starci. Si è così inciso solo su quella parte di sistema penitenziario che svolgeva un ruolo utile e coerente con le finalità della pena. E così sono usciti dal carcere personaggi di elevato spessore criminale e hanno continuato a transitarvi caoticamente tossici, poveri e stranieri. (....) le nostre misure alternative sono divenute poco efficaci perchè prive di un effettivo controllo di polizia. se il reo viene ammesso all'affidamento in prova al servizio sociale, non esiste un sistema stringente di controlli che verifichi se vengono rispettate le prescrizioni e gli impegni che assume."