Olmo, cosa mi dici mai (con voce alla topo gigio): la cultura di massa non è nerd! La cultura di massa è tuttologia, è generalista, è "so tutto senza sapere davvero nulla". E' Pico de Paperis, non Archimede Pitagorico.
Cultura è una delle parole più belle che abbiamo, non trattarla così. Deriva dal latino "coltivare"!! Sono le conoscenze che meritano di essere trasmesse alle nuove generazioni, quelle che fanno progredire il genere umano.
E per questo ti dico che in Italia la cultura non conta niente. Siamo il Paese dove a Super quark si preferisce il grande fratello.
Fa figo essere istruito, che è ben diverso.
Ti fai una laurea, poi un master, poi magari un altro master... E' uno status symbol.
Una volta la massima aspirazione borghese (o degli aspiranti borghesi) era di avere il figlio libero professionista o colletto bianco (meglio se in banca). Un po' come dice Guccini "
un laureato conta più di un cantante". Gli italiani sono scolarizzati, ma hanno l'analfabetismo di ritorno. Spendiamo milioni di finanziamenti pubblici ai giornali e quasi nessuno li legge e ancora meno li comprano. Abbiamo una quantità imbarazzante di laureati, soprattutto in materie umanistiche, e vai in un museo e ti trovi gli idioti che si fanno i selfi con le sculture come se fossero i cartonati del cinema. E hai gli studenti che scambiano una statua per una panchina e le fanno cadere le braccia (e metaforicamente non le fanno cadere solo alla statua). Abbiamo perso il contatto con la realtà delle cose.
Uno dei problemi ENORMI che attribuisco alla scuola italiana è di inculcare negli studenti (ma forse è un po' tutto il Paese che lo crede, non darei la colpa solo agli insegnanti) l'idea che quello che studi,
quello che scopri per interposta persona, quello che ti raccontano, sia un'esperienza. Non è vero! E' per quello che c'è così tanta arroganza in giro. Perché ti spingono a credere di sapere le cose, anche senza averle provate o toccate con mano. L'ho letto sul libro, l'ho visto in tv, è uguale. Uguale un bel niente!
Faccio un esempio stupidissimo, ma che rende l'idea di quanto, come studente, fossi idiota. Ho sempre adorato Leonardo e la Vergine delle Rocce era uno dei miei quadri preferiti. Lo conoscevo a memoria nei dettagli perché lo avevo riprodotto come progetto scolastico. Vado alla National Gallery aspettandomi una sindrome di Stendhal e la mia reazione di fronte al quadro qual è stata? Il nulla. Cosa mi diceva il mio cervello? "Ma è pieno di crepe, in foto non si vedevano". Per anni ho osannato una cosa che non conoscevo. Mi piaceva una foto stampata, non il quadro.
Vago depressa nella National Gallery alla fine di quale mi innamoro? Di questo quadro, che credevo una crosta:
Per chi non lo conosce, è tutto fatto di puntini. Interamente. Ed è gigantesco, una tela enorme. Dal vivo avvicinandoti vedi ogni tocco di pennello e ogni singolo puntino di ogni singola combinazione di colore che era stata accostata, si trasformava sotto ai tuoi occhi. E ti avvicinavi e ti allontanavi e il quadro cambiava forma e ti accompagnava. Quella è stata un'esperienza. E con molta calma (perché nonostante il caldo boia non mi volevo staccare dal quadro) sono tornata a riguardarmi la Vergine delle Rocce, senza pensare "in foto era meglio" e le crepe sono diventate parte dell'opera d'arte. E ho apprezzato la patina del tempo, gli effetti del colore sulla tela, l'imperfezione che lo rendeva reale. Che lo rendeva l'opera d'arte che qualcuno aveva creato secoli e secoli prima che io nascessi e ora era lì davanti a me, non una riproduzione senza valore che potrei appendermi in camera. Chi ha avuto la fortuna di vedere il Cenacolo sa che è un'opera che va "studiata" prima di poter essere provata. Sfido chiunque, messo di fronte a quelle macchie sbiadite sul muro, a capirne il valore. Ma se ne conosci la storia, guardi dov'è stata collocata, lo confronti col quadro alle sue spalle, pensi alla sperimentazione che c'è stata, alla simbologia, ha un altro valore. Serve capire, più che sapere. Cultura, più che istruzione.
Il problema (concludendo questo messaggio che ormai è diventato un rotolone regina) non è che siamo troppo colti. Crediamo di sapere tanto e sperimentiamo poco.