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Genova, apre il museo della storia migrante.

rootfellas

Florello
Una ricostruzione della Boca alla fine Ottocento e uno dei barconi arrivati davvero a Lampedusa nei mesi scorsi: il parallelo è fulminante e colpisce l'immaginario e la coscienza del visitatore della nuova sezione permanente del Galata-Museo del mare, al Porto antico di Genova, chiamata 'MEM, memoria e migrazione'. Un museo nel museo, aperto al pubblico da venerdì. Raccogliendo le esperienze della mostra dedicata ai transatlantici e poi di 'La Merica!' (524 mila visitatori tra il 2008 e lo scorso febbraio), il Galata ha creato un nuovo allestimento su 2500 metri quadri con 42 postazioni interattive e audio-visive, che ripercorre itinerari, biografie e speranze dell'emigrazione nostrana di ieri e dell'immigrazione di oggi. Si parte dai vicoli genovesi e dall'albergo Piemonte dove i migranti passavano duecentocinquanta anni fa la loro ultima notte italiana per inoltrarci in una sezione (ereditata e rivista) della mostra La Merica!, con la dogana e gli interni del piroscafo 'Città di Torino'. Qui chi vuole può immedesimarsi, fino ad Ellis Island, nelle avventure di qualche migrante prendendo un fax-simile del passaporto di allora p er tentare di entrare negli Usa via Ellis Island (bastava dichiararsi anarchici per essere rifiutati). Ma le migrazioni avevano anche altre destinazioni e oggi il MEM ci porta anche alla Boca di Buenos Aires per rileggere le lettere di tanti italiani. Uno scriveva ''non potemmo chiudere occhio, la stanza sembrava una stalla, la porta non si poteva chiudere per il vento'', le stesse parole potrebbero essere usate oggi da un nuovo arrivato in qualche accampamento di fortuna. E di quei 29 milioni di italiani tanti andarono in Brasile, ecco allora la ricostruzione di una favela brasiliana e i dagherottipi delle famiglie Bergamaschi, Picelli, Matarazzo.
Dall'Ottocento, passiamo all'improvviso nell'attualità, anzi nella cronaca, con la sezione 'Italia 2011' con filmati, foto e un'installazione intorno a uno dei barconi arrivati a Lampedusa da Sfax lo scorso febbraio: ''riuscire ad averne due è stata una lotta durata mesi e mesi, lo Stato italiano li vuole distruggere in quanto vengono usati per un traffici illeciti'', racconta il direttore del Galata, Pierangelo Campodonico, che a Lampedusa ha raccolto di prima mano anche le testimonianze audio dei migranti e della guardia costiera. Quegli audio sono oggi ascoltabili appoggiando l'orecchio al fondo di una bottiglia di plastica ai bordi della barca, una delle tante invenzioni di un gruppo d'informatici dell'azienda Ett genovese che si sta specializzando in comunicazione interattiva museale. Altra sorpresa sono delle cartoline. Appoggiandole a una consolle appaiono su uno schermo alcuni migranti che ripercorrono paure e dolori di traversate per terra e per mare. La mostra continua con una classe, facce di tanti colori, la cosidetta seconda generazione. Basta chiamare uno dei loro nomi al microfono che i personaggi si alzano e raccontano. E poi in 'Chi ci ruba il lavoro'' scopriamo le storie di chi opera nelle nostre campagne, nelle nostre città o assiste anziani e disabili a domicilio. La mostra si conclude con un sondaggio di dieci domande sull'immigrazione partendo da una domanda chiave: come vediamo il nostro futuro?
La mostra offre molto altro, per esempio ognuno può cercare qualche antenato migrato nelle Americhe grazie a un archivio di due milioni e mezzo di nomi, fornito dal centro internazionale di studi sull'emigrazione di Genova oppure imparare a cucinare il Tien bou dien senegalese o ancora ascoltare sul vinile le canzoni dei nostri emigrati.

(da peace reporter)
 

rootfellas

Florello
dentro al museo del mare, apre questo fantastico museo, mi sorprende un pò che un museo del genere sia aperto solo nel 2011 ma tant'è meglio oggi che mai.
Penso che andrò a visitarlo a breve, e mi auguro che ci portino un sacco di scolaresche.
 

verdiana

Esperta Sez. Identificazioni
Grazie per l'informazione.
Ripassare un pò di storia...non può fare che bene.
...parafrasando il sommo poeta: noi fummo ciò che loro sono.
 

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Master Florello
Si la mostra è permanente.
Root il galata è da poco che è museo, quindi dagli tempo per fare cose che andavano già fatte.
Anche il sommergibile è fisso, è sempre lì e visitabile.
Il Galata, cosa ha di bello che non fa mostre temporanee, tutto ciò che aprono rimane, ogni tanto (tanto) aggiungono qualcosa.
 
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