"Secondo natura" e "contro natura" mi sono sempre parse delle definizioni immaginifiche e prettamente umane che spesso sono usate come arma ideologica contro ciò che non piace. Questi due concetti vengono usati come parametro di giudizio per promuovere o bocciare comportamenti, mode, usi o invenzioni. Ma hanno senso o sono solo vuote parole riempite da opinioni personali per renderle fintamente oggettive e assolute?
Fin dal giusnaturalismo (ma anche prima) si è affermato che osservando la natura e i fatti che accadono si possono trarre delle regole morali e dei parametri di giudizio: da un fatto si trae un metro di giudizio. Ma questo è illogico: da un evento non si può trarre un parametro, il secondo perviene dalle opinioni e dalla morale della singola persona che vede il fatto. Lo dice chiaramente anche Hans Kelsen nel suo “Il problema della giustizia”: “Questa natura è infatti un insieme di fattispecie collegate l’una all’altra dal principio di casualità, cioè come causa ad effetto; la natura così intesa è quindi un essere e da un essere non si può dedurre alcun dover essere, così da un fatto non si può dedurre una norma. All’essere non può essere immanente alcun dover essere, né ai fatti alcuna norma, né alla realtà empirica un valore. Solo accostando un dover essere ad un essere, norme ai fatti, si può giudicare i secondi, in base alle prime, sono conformi a norme (cioè buoni, giusti) o in contrasto con esse (cioè cattivi, ingiusti), si può cioè valutare la realtà, qualificandone come conforme o in contrasto con il valore. Chi crede di trovare, di scoprire o di prendere conoscenza di norme nei fatti o di valori nella realtà, inganna se stesso. Infatti, anche se incosciamente, egli deve proiettare le norme (da lui in qualsiasi modo presupposte come fondamento di valori) nella realtà dei fatti, per poterle poi dedurre da questi”.
L'essere umano ama le cose certe, oggettive e immutabili perché queste diventano una base, un appiglio forte per fondarci la propria vita e le proprie scelte. Ha bisogno di capisaldi, di certezze... e così, inconsciamente, eleva il suo giudizio di un fatto a regola dicendo che lo trae dalla natura: ciò che è conforme alla sua morale è secondo natura, ciò che è difforme ad essa è contro natura. Ma l'illogicità maggiore è che spesso ciò che viene condannato come contro natura in natura esiste e per ciò è perfettamente naturale: l'omosessualità è da tanti bollata come contro natura ma questa è presente in tante specie animali. Ma la cosa più senza senso che se si segue veramente questo ragionamento fino in fondo si può arrivare a legittimare cose terribile e pessime: in natura gli animali deboli, malati, con malformazioni gravi... vengono lasciati morire da noi invece si cerca di assisterli e di farli vivere il più a lungo e il meglio possibile. E' male perchè va contro natura? In natura a volte si vedono animali della stessa specie che uccidono i piccoli, animali che lottano fino a ferire mortalmente l'avversario in amore, animali che si accoppiano incestuosamente... Tutto ciò per noi è a dir poco disgustoso. Alcuni affermano che è naturale il fatto/la caratteristica maggiormente diffusa: l'omosessualità è minoritaria e per ciò è contro natura. Ma con questo ragionamento le minoranze sparirebbero: i biondi, chi ha gli occhi azzurri/verdi, le persone diversamente abili, le persone geniali ecc sarebbero tutte contro natura. Poi perchè la natura "creerebbe" delle persone e degli esseri contro se stessa? Se esistono vuol dire che la "natura" li contempla e per ciò non sono contro di essa. Ma perchè la morale è qualcosa di molto di più del prendere atto di un fatto: è una complessa elaborazione mentale dei fatti, delle loro conseguenze, della coscienza sociale e della cultura in cui si vive... tutto ciò porta ad elaborare un parametro di giudizio. Il metro di giudizio è il risultato di un processo elaborato e non un mero recepimento di fatti. Anche perchè se si prendesse solo atto dei fatti tutto ciò che avviene sarebbe secondo natura: una cosa che avviene in natura è naturale.
Alcuni poi citano gli istinti (fame, sete, attrazione sessuale ecc) come regole tratte dalla natura: ma non bisogna confondere dei bisogni con delle regole o dei parametri... se io mangio (un fatto) non si trae mica un parametro. Se io ho un istinto sessuale e violento una persona per me è una cosa terribile anche se "sfogo" un "istinto naturale"... se io rubo del mangiare perchè ho fame sbaglio anche se attuo un istinto... i bisogni e i fatti non creano di per sé metri di giudizio.
Inoltre come la mettiamo con la medicina, con la tecnologia (arei, macchinari vari, treni ecc) e con tanti altri elaborati umani che permettono all'uomo di fare cose che in natura non potrebbe fare? La medicina ha prolungato oltremodo la vita umana, gli arei ci permettono di volare, la botanica/genetica ci ha permesso di modificare piante ecc eppure tutto ciò non lo condanniamo in quanto contro natura. Nessuno penserebbe di staccare una macchina medica salva vita a un proprio caro perchè contro natura... Il concetto di secondo o contro natura è solo un mero mezzo che viene usato a proprio comodo e quanto detto prima lo prova. Per questo secondo me bisognerebbe smettere di utilizzare queste due parole per prendere atto che la morale e i parametri di giudizio sono un elaborato dell'intelletto umano e in quanto tale relativi. Il metro di giudizio è la prova della complessità della nostra mente che è capace di ragionare e darsi delle regole e di giudicare il mondo esterno: un fine prodotto non una semplice costatazione.