ciao, scusate se mi permetto un altro intervento un po' lungo, ma vedo che si sono un po' mischiati aspetto salutistico, etico e ambientalista, carne e prodotti animali.
Dal punto di vista salutistico, il problema di oggi è che vi è un consumo eccessivo di prodotti animali (che siano carne, pesce, latte o uova) con conseguenze pesantissime per la salute.
I prodotti di origine animale dovrebbero essere consumati in misura molto limitata, anche perché “concentrano” tutti i residui di pesticidi e simili a partire dai vegetali con cui si nutrono gli animali stessi.
Non basta d'altronde certo essere vegetariani o vegan per essere in salute, perché conosco vegetariani (pochi in effetti) in evidente sovrappeso, con alti tassi di colesterolo, perché golossissimi di cibi fritti o dolci e ingordi di pasta.
Tanto è vero che gli studi che segnalano che i vegetariani spesso godono di migliore salute segnalano anche che comunque si tratta spesso di persone che stanno anche attente ad altri elementi quali il non fumare, bere con moderazione, fare movimento ecc.; rispetto alla dieta normale superpoteica la dieta vegetariana è certo migliore, ma la dieta mediterranea vera (con limitatissimo apporto di cibi animali, fra cui anche carnei) non ha certo nulla da invidiarle.
Dal punto di vista ambientale, è indiscutibile che se consumo prodotti di origine animale sono costretto a sprecare alimenti che vengono utilizzati dagli animali per fornire energia vitale al loro corpo finché non vengono accoppati. Quindi non si può dire – come ho letto sopra – che la tendenza vegan comporterebbe una “pressione” dovuta all'aumento della domanda di alimenti vegetali. Poniamo che ci siano 100 onnivori che diventano vegan e quindi che quindi chiedano 100 kg di soia e 1000 di cereali in più.
Contemporaneamente scenderà la domanda di carne, e quindi calerà anche la domanda di cereali e soia per il “bestiame”. Detto calo é da tre a dieci volte superiore all'incremento della domanda di consumo diretto per la scelta vegan.
Questo significa che a parità di produzione si possono alimentare più persone e che a parità di persone si può consumare di meno le risrose della terra.
Vero è che vi sono anche altre soluzioni per ridurre la pressione sulle risorse, in particolare appare in questo campo molto “promettente” l'utilizzo degli insetti come le locuste per usi alimentari.
Ma non so quanti onnivori di questo forum siano realmente così “onni” da preferire il consumo di insetti a carne, latte e uova per risparmiare risorse alimentari.
Dal punto di vista etico, si tratta oviamente di convinzioni personali che non possono essere imposte, ma solo proposte; c'è chi dice che gli animali vivono per essere mangiati da noi e quindi non si fa molte remore su come sono allevati e ammazzati, mentre per quanto mi riguarda questo tipo di discorso lo reputo molto pericoloso, perché genera un'insensibilità che viene facilmente estesa ai nostri simili. In altre parole, quando si pone il principio che gli uomini sono da rispettare e le bestie sono esseri inferiori a nostra disposizone si finisce ben presto per “bestializzare” gli uomini.
E la dimostrazione la vediamo tutti i giorni. Quando al supermercato c'è la scelta fra banane del commercio equo e banane delle multinazionali, dato che tutti conosciamo lo sfruttamento su cui si basano quelle banane, le persone che sostengono il principio “rispettiamo gli uomini” (cioè tutte, se glielo chiedete) non dovrebbero esitare: banane multinazionali lasciate a marcire. Realtà di fatto: le banane multinazionali sono molto più vendute perché costano 30-40 centesimi in meno al chilo: un risparmio fatto letteralmente sulla pelle di altri umani, che sono considerati “bestie”, cioè esseri sfruttabili, perché diversi e lontani da noi. Ma chi le compra ha sempre la scusa di non credere che i soldi vengano dati realmente ai raccoglitori, che la vita costa cara e non ci si può permettere il maggior costo (ah! ah!) e quant'altro ipocritamente ci si inventa per non ammettere che è un atto di semplice egoismo.
Sappiamo tutti che i prodotti cinesi-vietnamiti-indiani a basso costo derivano dallo sfruttamento mostruoso della manodopera, eppure mi capita di sentire sui mezzi pubblici persone che dicono che si sono potute comprare tre o quattro paia di pantaloni (sic!) al posto di uno perché costano poco. E guai a fargli notare che il motivo di quel basso costo è dovuto al fatto che chi li fa è trattato da schiavo, dicono che se non li comprano loro li comprerebbe qualcun altro (come per le pellicce).
Infine pochi ricordano come il miliziano serbo Borislav Kerak ammise che si era “allenato” sgozzando maiali prima di passare a sgozzare i croati, che per lui non erano molto differenti: aveva "animalizzato" i suoi simili, come succede in ogni conflitto.
Se invece si estende una cultura per cui l'altro, ogni altro vivente, ha dei diritti fondamentali, che sono quelli di poter vivere secondo le proprie esigenze etologiche, e che questi diritti hanno maggior valore rispetto alle nostre esigenze economico-edonistiche, questi orrori non avrebbero più spazio.
Certo, sappiamo bene che questo è un traguardo lontanissimo, ma se Mary Wollstonecraft si fosse scoraggiata nel '700 quando iniziò a rivendicare i diritti delle donne o gli antischiavisti si fossero fermati quando venivano ridicolizzati – se andava bene – saremmo ancora a livelli arretratissimi.
Sono progressi che pretendono decine e centinaia di anni per svilupparsi (e il fatto che oggi non siamo più coperti di ridicolo come venti/trent'anni fa è già un notevole progresso).
Negare che la dieta vegan sia dal punto di vista etico-ambientale nettamente migliore rispetto a quella onnivora è come negare che le banane del commercio equo-solidale siano socialmente migliori per chi le raccoglie rispetto a quelle belle, perfette e più economiche delle multinazionali.
La scelta vegan, dal punto di vista etico, dovrebbe quindi servire a rendersi più consapevoli verso la sofferenza altrui; vi saranno alcuni che la usano per farsi vedere più bravi degli altri, ma ne tradiscono lo spirito e non è certo questo il suo vero fine.
Buona serata.