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automatizzazione del lavoro

garofano

Maestro Giardinauta
Ho letto proprio adesso un articolo molto inquietante.In sintesi,la notizia è questa:una ditta tiwanese ho ridotto del 50% il personale sostituendolo con dei robot.
La motivazione è l'abbattimento del costo del lavoro, il fatto che i robot possono lavorare ininterrottamente senza necessità di riposarsi,di altre necessità fisiologica,anche quelle...escatologiche,per così dire,e,sopratutto perchè non fanno ne' faranno mai rivendicazioni e scioperi.
L'articolo espone un possibile futuro in cui gli umani serviranno sempre meno nei processi lavorativi,perchè saranno sostituiti e sostituibili dalle macchine,e cio' potrà generare una gran massa di disoccupati.
Il testo integrale:http://www.libreidee.org/2016/06/operai-licenziati-meglio-i-robot-la-foxconn-fa-da-apripista/
Ci aggiungo anche un articolo di M.Blondet,sempre sul tema,sull'automatizzazione del lavoro,come rispermio di capitali ed atto coerente di una logica liberista.Anche lui immagina una realtà post automazione nei suoi vari aspetti, cibo incluso.Il testo integrale:http://www.maurizioblondet.it/capitalisti-ancora-uno-sforzo/
Voi,che ne pensate?
 
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Master Florello
La robotizzazione evita tanti lavori pericolosi per l'uomo e non è poco.
Quando sarà tutto automatizzato, non ci sarò più, che se la vedano i pronipoti che staranno in panciolle
 

garofano

Maestro Giardinauta
La robotizzazione evita tanti lavori pericolosi per l'uomo e non è poco.
Quando sarà tutto automatizzato, non ci sarò più, che se la vedano i pronipoti che staranno in panciolle
E'vero, per i lavori pericolosi i robot risolvono,e moltissimo, ma sembra che l'automazione non si limiterà solo a questo.Lo scrittore di fantascienza Asimov auspicava un futuro in cui il lavoro sarebbe stato agevolato dalle macchine,per cui l'essere umano avrebbe potuto avere più tempo per se'.
Il problema è che, per come siamo messi, una visione così resta nel felice mondo delle utopie.Allo stato,l'automazione fa rima con disoccupazione,a meno che si trovi qualcosa che concili tutti e due gli aspetti:stare in panciolle? E' bello se ci stai perchè stai digerendo un bel pranzo,un conto è stare fermo perchè,per la fame,nun gliela fai...:)
 

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Master Florello
E'vero, per i lavori pericolosi i robot risolvono,e moltissimo, ma sembra che l'automazione non si limiterà solo a questo.Lo scrittore di fantascienza Asimov auspicava un futuro in cui il lavoro sarebbe stato agevolato dalle macchine,per cui l'essere umano avrebbe potuto avere più tempo per se'.
Il problema è che, per come siamo messi, una visione così resta nel felice mondo delle utopie.Allo stato,l'automazione fa rima con disoccupazione,a meno che si trovi qualcosa che concili tutti e due gli aspetti:stare in panciolle? E' bello se ci stai perchè stai digerendo un bel pranzo,un conto è stare fermo perchè,per la fame,nun gliela fai...:)

ti sei dimenticata di leggere che ho rimandato tutto ai pronipoti.
Se e quando tutto sarà automatizzato l'uomo non morirà certo di fame, fantascientificamente parlando ci saranno i robot a portare tutto già pronto.
Non è che da domani cambierà il mondo
 

Olmo60

Guru Master Florello
non ti preoccupare che anche i robot avranno bisogno di qualcuno che gli unge le rotelle, ergo, ci saranno più ungirotelle e anche lavori nuovi di zecca per star dietro ai robot....poi, a parte Rosa Luxemburg, è mai fregato niente a qualcuno di chi rimane a piedi? no, sicchè....
 

Delonix

Florello Senior
Una volta c'erano le epidemie e le guerre a mantenere sotto controllo il numero degli abitanti. Domani ci saranno altri motivi per non sfornare più figli e tornare ad essere 3 o 4 miliardi invece di 7 o 9 o 11 come le più rosee (?) statistiche e previsioni promettono.

Una di queste potrebbe essere l'assenza di lavoro per gli umani e conseguente indigenza (--->morte). Ma mi chiedo: se le macchine producono qualcosa che chi non lavora non può comprare.....per chi lavorano le macchine????

Dirò fesserie a menadito, ma non credo che sia possibile un'economia che si basa sullo spendere meno ma che produce meno ricchezza e conseguente contrazione dei consumi.... è un gatto che si morde la coda.
Lo dico in anticipo: io di economia non ci capisco una mazza, questo è solo un pensiero nato alle 00:30
 

garofano

Maestro Giardinauta
Delo,a me ,le tue,sembrano tutt'altro che fesserie.la tua è una disamina lucida che condivido in pieno. mi piace questa domanda:
Ma mi chiedo: se le macchine producono qualcosa che chi non lavora non può comprare.....per chi lavorano le macchine????
Verissima e fulminante nella sua apparente semplicità.
Sicuramente se la fanno in pochi,senno' si penserebbero strategie di vita e di economia diverse da quelle che stiamo subendo nel tempo presente.
Si parla di crescita, di crescita,ma,come per le piante,che se stimolate alla crescita prima rispondono e poi s'accasciano, così pure per noi la crescita economica a tutti i costi,non so se porti del bene, anzi,non credo proprio,perchè è una crescita incontrollata e irrazionale,che obbedisce alle leggi capitalistiche, leggi che non guardano in faccia a nessuno.
D'altra parte,pero'...ci sono,per esempio, parchi di macchine appena costruite che giacciono nei depositi delle fabbriche perchè la gente non le puo' comprare;e le macchine abbandonate inquinano anche se stanno ferme,per le sostanza tossiche che rilasciano.E come accade per le autovetture puo' accadere che alla fine si muore soffocati dai prodotti,si muore di inedia per fine delle risorse usate per costruire le merci...e se non 'è più niente da mangiaRre,del frigorifero ultimo modello,che te ne fai?
Appunto,alla fine,per chi lavorano le macchine?(Sarebbe pure un buono spunto per un romanzo di fantascienza)
Sarà pure un pensiero delle 00.30,ma è un pensiero a mio avviso logico.
 

Cheguevilla

Giardinauta Senior
No, paradossalmente il progresso teconologico potrebbe favorire un incremento della popolazione.
La popolazione e la produzione sono due cose strettamente collegate.
Le "sfide" saranno diverse.
Da un punto di vista economico, sarà necessario trovare un equilibrio distributivo efficiente, mentre da un punto di vista operativo il problema maggiore sarà determinare l'efficienza produttiva.
Come? Eh, chi lo scopre, a occhio, vince una manciata di premi Nobel.
 
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Delonix

Florello Senior
il progresso teconologico potrebbe favorire un incremento della popolazione.
La popolazione e la produzione sono due cose strettamente collegate.
Beh, sicuramente il progresso tecnologico e la produzione possono favorire un incremento della popolazione. La rivoluzione industriale ci ha dato un grande sollievo in alcuni lavori molto pesanti (come l'estrazione del carbone) e il progresso farmaceutico ha allungato la vita media. Quello che mi domando è però derivante da una visione molto "dall' alto" cioè: fino a che punto ci si può spingere in questa direzione senza arrivare al collasso?

Sono il primo a caldeggiare studi rivolti al miglioramento delle condizioni lavorative, ma quanto si può ancora procedere in tal senso senza causare danni collaterali irreparabili?
 

Cheguevilla

Giardinauta Senior
Storicamente, il lavoro è sempre stato automatizzato e ad ogni sviluppo tecnologico è corrisposto un aumento della popolazione. Princialmente perchè con l'automazione del lavoro, si è potuta usare la forza lavoro in maniera più efficiente e dedicarla ad altre mansioni.
L'aumento dell'efficienza produttiva è proprio questo: generare la stessa quantità di prodotto utilizzando meno risorse. Questo significa che queste risorse possono essere utilizzate per altre funzioni. Finora sono state funzioni produttive (nuove tecnologie, terziario, ricerca) ma anche tempo libero. Rispetto a 100 anni fa, le condizioni di lavoro (e di vita) sono aumentate notevolmente.
Non so che tipo di "danni collaterali irreparabili" si possano creare. Se si parla di sovrautilizzo ambientale, il problema è proprio il contrario. Il sovrautilizzo delle risorse è dovuto ad una gestione non efficiente, per cui l'unica strada per affrontare il problema è aumentare l'efficienza produttiva. Che in poche parole vuol dire eliminare sprechi di risorse e di energia. Raggiunta l'efficienza produttiva, il problema si riduce al raggiungimento della popolazione critica, ovvero il numero di esseri viventi che possono abitare il pianeta in maniera sostenibile.
Ad esempio, al momento la popolazione è al di là di questa soglia critica.
Dal punto di vista economico, ci sono altri problemi: prima di tutto, la distribuzione del prodotto. Aumentando l'efficienza produttiva e lasciando inalterata la popolazione, significa che sono necessarie meno ore lavorative in senso assoluto. Il problema sarà allineare la produzione alla distribuzione, per evitare che ci siano cicale che mangiano quello che producono e risparmiano le formiche da un lato e per evitare che si formi un'oligarchia (o meglio evitare che si sviluppi, dal momento che l'oligarchia già c'è e noi ne facciamo parte) dall'altro.
 

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Master Florello
nessuno di noi vincerà una manciata di nobel, ma non possiamo rapportare al 2016 l'automazione totalizzante e totalitaria che potrebbe avvenire.
Romanzi di fantascienza già ne scrissero, film ce ne stampano a nastro
 

Olmo60

Guru Master Florello
Storicamente, il lavoro è sempre stato automatizzato e ad ogni sviluppo tecnologico è corrisposto un aumento della popolazione. Princialmente perchè con l'automazione del lavoro, si è potuta usare la forza lavoro in maniera più efficiente e dedicarla ad altre mansioni.

cheguevilla: il lavoro è sempre stato automatizzato se per automatizzazione intendi "con uso di strumenti/macchine". Ma di automatizzazione come "macchine che sostituiscono l'uomo" in tutto il processo produttivo dall'inizio alla fine, prima della rivoluzione industriale non mi viene in mente niente. mi pare che il thread parli di questo seconda definizione di automatizzazione, quella, in sintesi definita da Naville.

in teoria generare la stessa quantità di prodotto utilizzando meno risorse (che io chiamo persone, sempre per restare piatti piatti sul thread), se le suddette risorse (persone) fossero (sempre in teoria), impiegate in altre funzioni ecc....sarebbe il massimo.
Purtroppo, se va bene, prima di essere reimpiegate passano anni, decenni o chissà, anche mai: per tornare la teoria lo deve ignorare.
non so rispetto a 100 anni fa, ma di certo si comincia a parlare di occupazione/disoccupazione solo a partire dall'era industriale e solo dall'era industriale i disoccupati sono entrati a far parte della classe "criminogena" o vista tale.
 
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Cheguevilla

Giardinauta Senior
cheguevilla: il lavoro è sempre stato automatizzato se per automatizzazione intendi "con uso di strumenti/macchine". Ma di automatizzazione come "macchine che sostituiscono l'uomo" in tutto il processo produttivo dall'inizio alla fine, prima della rivoluzione industriale non mi viene in mente niente. mi pare che il thread parli di questo seconda definizione di automatizzazione, quella, in sintesi definita da Naville.
Non vedo assolutamente alcuna differenza. Si tratta di progresso tecnologico che riduce la quantità di lavoro necessaria per produrre la stessa quantità di prodotto.
 

ironbee

Guru Giardinauta
La prima rivoluzione industriale, che ha sostituito il lavoro manuale con le macchine, ha creato nuovi posti di lavoro: i costruttori di macchine e poi quelli legati ai prodotti del tempo libero, che prima non esisteva.
Con la rivoluzione dei computer e dei robot sono stati molto di più i posti persi che non quelli creati, quindi stiamo andando verso una società con forti squilibri sociali, dove le ricostruzioni post-belliche saranno le occasioni di consumo più significative.
 

Cheguevilla

Giardinauta Senior
Con la rivoluzione dei computer e dei robot sono stati molto di più i posti persi che non quelli creati, quindi stiamo andando verso una società con forti squilibri sociali, dove le ricostruzioni post-belliche saranno le occasioni di consumo più significative.
Non sono del tutto d'accordo.
Prima di tutto, per costruire un robot serve TANTA conoscenza che deriva da tante persone che lavorano per quello. Ingegneri, matematici, ricercatori, costruttori, operai e via dicendo. Quindi, di per sè, il comparto genera lavoro.
Poi, quando si parla di intelligenza artificiale, siamo ancora a un livello poco più che primitivo. Una decina di anni fa avevo iniziato a fare ricerca nel settore, e indubbiamente in questi 10 anni si sono fatti progressi enormi, ma la strada è ancora molto lunga e c'è un bisogno enorme di forza lavoro. Nella ricerca, purtroppo, può succedere che uno passi la vita intera a fare ricerca senza creare nulla. Però anche il lavoro di queste persone è fondamentale per il progresso.
Prima dei computer c'erano tanti lavori manuali, ma non c'era nessun programmatore, ingegnere informatico, data analyst, produttore di computer, accessori.
La tecnologia rimuove una certa serie di lavori, generalmente quelli più "semplici". Ci sarà uno scompenso sociale probabilmente, ma quello che cambierà sarà l'insieme di competenze richieste. Inoltre, 100 anni fa si lavorava il doppio delle ore di adesso. Se la produzione soddisfa i bisogni e può essere ottenuta lavorando la metà del tempo, io non lo vedo come un problema. Anzi, ditemi come si fa che lo faccio da subito.
Certamente il problema sarà collocare la gente della generazione x (la mia) perchè solo in pochi saranno in grado di stare al passo con l'avanzamento tecnologico.
La sfida tecnologica comunque mi preoccupa poco. Come ho detto sopra, la "sfida" vera e propria sarà l'allocazione efficiente delle risorse.

in teoria generare la stessa quantità di prodotto utilizzando meno risorse (che io chiamo persone, sempre per restare piatti piatti sul thread), se le suddette risorse (persone) fossero (sempre in teoria), impiegate in altre funzioni ecc....sarebbe il massimo.
Purtroppo, se va bene, prima di essere reimpiegate passano anni, decenni o chissà, anche mai: per tornare la teoria lo deve ignorare.
non so rispetto a 100 anni fa, ma di certo si comincia a parlare di occupazione/disoccupazione solo a partire dall'era industriale e solo dall'era industriale i disoccupati sono entrati a far parte della classe "criminogena" o vista tale.
No, per risorse non si intende solo le persone. Comunque, assumiamo per semplicità che il problema si limiti a questo.
Il reimpiego probabilmente sarà un problema, ma qua bisogna sfatare un mito: fino a qualche anno fa, uno finiva di studiare e iniziava a lavorare, quel lavoro se lo teneva per tutta la vita e pace. Oggi un approccio simile è mortale. Per cui dobbiamo renderci conto che è necessario continuare a studiare e stare al passo con lo sviluppo scientifico e tecnologico.
Se vogliamo, il legame che c'è tra la tecnologia e la disoccupazione è lo stesso che c'è tra l'immigrazione e la disoccupazione: i lavori "a rischio" sono quelli per cui serve un minore livello di formazione.
Capisco che oltre una certa età diventa difficile rimettersi a imparare qualcosa di nuovo, ma la scelta è tra mettersi a imparare qualcosa che serve o restare senza lavoro. Oppure, cosa difficile in Italia, crearne uno nuovo.
 

Orchidacaee

Maestro Giardinauta
Ci sarà uno scompenso sociale probabilmente, ma quello che cambierà sarà l'insieme di competenze richieste.
Quello è il 'problema', in quanto gli operai che prima facevano il lavoro delle macchine si ritrovano senza lavoro e non possono lavorare al progetto delle macchine in quanto non sono specializzati..... Si, anche l'adattarsi conta, ma per queste cose anche un po' di conoscenza ce n'è bisogno, quindi quegli operai si troveranno disoccupati da un momento all'altro....

Certamente il problema sarà collocare la gente della generazione x (la mia) perchè solo in pochi saranno in grado di stare al passo con l'avanzamento tecnologico.
Purtroppo non solo quelli della tua generazione, anche quelli della mia.... Io, ad esempio, di tecnologia non ci capisco nulla, nonostante ho vissuto con essa da quando sono nato.... E come me anche altri, bisognerebbe studiarla, ma ad esempio i letterati non la studiano, in quanto non serve loro più di tanto.....

Il reimpiego probabilmente sarà un problema, ma qua bisogna sfatare un mito: fino a qualche anno fa, uno finiva di studiare e iniziava a lavorare, quel lavoro se lo teneva per tutta la vita e pace. Oggi un approccio simile è mortale. Per cui dobbiamo renderci conto che è necessario continuare a studiare e stare al passo con lo sviluppo scientifico e tecnologico.
Si, bisognerà anche studiare la tecnologia per stare al passo, ma a quelli come me a cui non piace? Che fine dovrebbero fare? Dovrebbero ritrovarsi disoccupati solo perché hanno altri interessi e altre aspirazioni? Bisogna considerare anche queste cose purtroppo, non siamo tutti uguali, anche se l'avanzamento della tecnologia porta notevoli giovamenti....

Se vogliamo, il legame che c'è tra la tecnologia e la disoccupazione è lo stesso che c'è tra l'immigrazione e la disoccupazione: i lavori "a rischio" sono quelli per cui serve un minore livello di formazione.
Purtroppo non si tratta solo di lavori con un minore livello di formazione, per costruire un robot o farne la manutenzione bisogna conoscerlo e avere delle competenze, altrimenti è inutile che lo si fa... Anche per asfaltare le strade c'è bisogno di conoscenza, perché bisogna sapere la dose giusta di materiali che devono essere mescolati insieme per poter mantenere intatta la strada.... Se prendi un immigrato che non ha nozioni base ti farà un lavoro da schifo... Perciò con l'avanzamento della tecnologia molte professioni verranno eliminate (il traduttore, l'interprete, il cuoco e così via) nonostante ci sarà bisogno di qualcuno che ne faccia manutenzione, per quello non servono persone a cui è stato 'sottratto' il lavoro in quanto non ne capiscono nulla se non nozioni base.... Non so, poi potrei dire cavolate
 
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Cheguevilla

Giardinauta Senior
Benvenuto nel mondo reale.
Ora non vorrei dire, ma questa cosa che i lavori meno specializzati sono sempre quelli più a rischio non è nuova.
Si, bisognerà anche studiare la tecnologia per stare al passo, ma a quelli come me a cui non piace? Che fine dovrebbero fare? Dovrebbero ritrovarsi disoccupato solo perché hanno altri interessi e altre aspirazioni? Bisogna considerare anche queste cose purtroppo, non siamo tutti uguali, anche se l'avanzamento della tecnologia porta notevoli giovamenti....
Scusa, ma quando sento certe cose do ragione a chi dice che gli italiani sono bamboccioni.
Va bene cercare un lavoro che piaccia, ma non è un diritto dovuto.
Immagino che a nessun minatore sia mai piaciuto estrarre carbone e che tutti avrebbero preferito scrivere poesie. Cosa dovevano fare? Finire disoccupati?
Se riesci a trovare un lavoro che soddisfi le tue aspirazioni e i tuoi interessi, bene; ma se non ci riesci ti dovrai adattare come hanno fatto tutti gli altri.
 

Orchidacaee

Maestro Giardinauta
Sono d'accordo con te, assolutamente. Ma prima provo a trovare il lavoro che mi piace! Non ho detto che finché non trovo il lavoro adatto a me non lavoro, mai detto questo.... Ho solo detto che chi non si intende di quelle cose si trova svantaggiato in quanto deve possedere delle conoscenze su quello che fa, non può farlo e basta, perciò secondo te chi prendono tra un laureato in ingegneria ed uno in lettere per costruire o anche fare la manutenzione delle macchine? L'altro può andarsi a fare benedire, a meno che non prende un'altra laurea, ma mi sembra assurdo in quanto ha speso anni e fatiche per avere quella che già ha e non penso che ne vorrà prendere un'altra.... Si adatterà, si, ma andrà a fare una cosa di poco conto e che non avrà a che fare direttamente con la tecnologia, quindi un lavoro più basso di quello che fa manutenzione....
 

Cheguevilla

Giardinauta Senior
Sono d'accordo con te, assolutamente. Ma prima provo a trovare il lavoro che mi piace! Non ho detto che finché non trovo il lavoro adatto a me non lavoro, mai detto questo.... Ho solo detto che chi non si intende di quelle cose si trova svantaggiato in quanto deve possedere delle conoscenze su quello che fa, non può farlo e basta, perciò secondo te chi prendono tra un laureato in ingegneria ed uno in lettere per costruire o anche fare la manutenzione delle macchine? L'altro può andarsi a fare benedire, a meno che non prende un'altra laurea, ma mi sembra assurdo in quanto ha speso anni e fatiche per avere quella che già ha e non penso che ne vorrà prendere un'altra.... Si adatterà, si, ma andrà a fare una cosa di poco conto e che non avrà a che fare direttamente con la tecnologia, quindi un lavoro più basso di quello che fa manutenzione....
Sarà poco poetico, ma il mondo è sempre andato così. Se a uno piace fare le cose che servono è ovviamente più avantaggiato, ma non mi sembra che sia una ragione valida per temere o osteggiare il progresso.
Potrei dirti che senza il progresso sarebbe esattamente il contrario: chi si intende di quelle cose sarebbe svantaggiato.
Non me ne voglia chi ha una laurea in lettere, ma c'è più bisogno di ingegneri che di poeti. E penso che sia una cosa nota già da tanto tempo. Ovviamente se uno sente il desiderio irrefrenabile di laurearsi in lettere, che lo faccia pure; però deve essere una scelta consapevole delle scarse opportunità che potrà generare. Uno è liberissimo di spendere anni e fatiche per avere una laurea che non servirà a trovare lavoro, ma questi sono affari suoi.
Perchè è giusto che per ogni lavoro prendano la persona più competente che ci sia (anche se oramai nella politica italiana si sta diffondendo l'elogio all'ignoranza).
Poi io faccio il mio lavoro, che magari non è esattamente il lavoro dei miei sogni, e nel mio tempo libero leggo, mi prendo cura del mio giardino, ascolto la musica e faccio tutte le cose che mi interessano.
 
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