Ciao Ileana,
la tua domanda sembra richiedere una semplice e veloce risposta, che purtroppo non ti so dare e quindi chiedo scusa se mi dilungo e se richiamo concetti a te ben noti, ma che aiutano ad esprimermi. La sensibilità ossia la risposta di una pianta al contenuto salino del substrato non è purtroppo definibile con un semplice numero e basta, questa non dipende infatti solo dal valore che ha la salinità al momento il substrato, ma da tantissimi altri fattori, tra i principali, oltre alla specie in esame, il suo stato vegetativo, temperatura, luminosità e umidità dell’ambiente di coltivazione e tra i parametri del suolo, la capacità di scambio cationico ed il pH. In parole povere uno stesso valore di conducibilità può essere basso, ideale od alto a seconda delle condizioni di coltivazione e dello stato vegetativo della pianta. Nel sito da te citato ci si riferisce ad esperimenti indirizzati, se ho ben capito, ai produttori, cioè a coloro che devono produrre piante in poco tempo e di aspetto lussureggiante, esperimenti che quindi si riferiscono a quegli ambienti di coltivazione dove la pianta viene forzata al massimo con fertirrigazione, luce, umidità e temperature controllate, come pure sono controllati opportunamente i parametri più importanti come pH e conducibilità. Tornando alla sola salinità, in questo tipo di coltivazione questa viene mantenuta costante o variata in dipendenza degli altri fattori, ossia non vi è accumulo di sali (del resto non ci sarebbe il tempo) e la sensibilità di cui si parla è relativa a questo valore costante, mentre io mi riferivo alla sensibilità all’accumulo di salinità. Il sito dà una sua scala di valori, relativa alle specie sperimentate ed alle condizioni di coltivazione, certamente ben lontane da quelle riscontrabili in appartamento, ed è chiaro che se si comincia dalle orchidee, la cui sensibilità già a bassissimi valori di salinità è ben nota, tutte le altre specie diventano poco sensibili. In campo agronomico per quel che ho sentito dire (non sono agronomo) generalizzando si considerano intanto non salini i suoli con conducibilità inferiore a 2000 microS/cm e piante sensibili quelle che presentano variazioni in negativo di crescita e/o produzione con valori di conducibilità a partire da 2000 – 3000 microS/cm (quindi quelle piante per le quali è consigliato un valore inferiore a 2000 microS/cm sono sicuramente sensibili alla salinità accumulata nel substrato).
In rete ho trovato come valore consigliato di riferimento per la F. benjamina, nelle comuni situazioni di coltivazione, 1000 microS/cm. Se poi si fa un giro in rete si trova che è costante la raccomandazione di ridurre per la benjamina le dosi generalmente consigliate per le piante da interno e diradare (moltissimi addirittura consigliano di sospendere) le fertilizzazioni nel periodo invernale e non riesco a pensare altro motivo che quello detto nel mio precedente messaggio.