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Adottare un cane ...

Fedma

Aspirante Giardinauta
Dopo gli appelli dei giorni scorsi, eccone un altro:
http://www.almonature.eu/it_it/inde...wsletter&utm_medium=email&utm_campaign=adotta


Quando l'ho letto, ho pensato: "Ma come facciamo ?!", poi mi sono detta che era giusto dare anche a queste creature una chance, postando qua la loro storia e le loro foto e ........ aspettare con fiducia che qualche amante degli animali, li accolga nella propria famiglia :love_4: !
Grazie :flower: a chi potrà farlo .......
 

elena_11293

Master Florello
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Ecco la loro storia:

"50 cani sepolti vivi nella neve. Salvati per un pelo."


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Ricordate la Grande Nevicata di febbraio? Roma in tilt, la Romagna sotto metri di neve, borghi e paesi isolati, persone bloccate in casa senza luce, acqua e gas. E tanti animali in sofferenza.


Da qui parte la nostra storia. Una storia alla quale si vuole scrivere l’happy end. Siamo a Novafeltria, in provincia di Rimini, una delle località della Valmarecchia -Emilia Romagna- più duramente colpite dall’ondata di neve. Cinquanta cani del canile di Fagnano di Talamello, in collina nei pressi di Novafeltria, rimangono sommersi sotto tre metri di neve, caduta in soli due giorni. Totalmente isolati. Senza cibo né acqua.
La Protezione Civile non sa come aiutare tutti. Alcune frazioni sono del tutto inaccessibili: decine di famiglie in difficoltà, strade cancellate dalla neve, forniture di luce, gas e acqua completamente saltate. I cani sono fuori, al freddo. La temperatura intorno a -15 gradi. Nel rifugio c'è un cane operato da pochi giorni ed un altro in fase terminale. La lunga strada che porta al canile non esiste più. Sommersa da un muro di neve.
Partono drammatici appelli delle associazioni animaliste.
Alcuni volontari giungono sul posto. La Protezione civile riesce a mettere a disposizione una jeep che scarica alcuni operatori con badili a molta distanza dal rifugio. In mezza giornata si liberano 50 metri di strada. Resta più di un km e sta facendo buio.
Gli animalisti non mollano. Nonostante l’impossibilità di accedere alle strade, con coraggio procedono. Quando i primi volontari, esausti, rompono l’assedio, il canile è rimasto isolato per oltre 72 ore. La gran fatica viene ricompensata dagli sguardi e gli scodinzolii di Lilla, Vasco, Flash, Dana, Spino e Pegaso e di tutti gli ospiti del canile. Sono stati più di tre giorni soli, senza cibo né acqua, senza cure, al gelo.
Le conseguenze sono meno disastrose del temuto. Ma ci sono. Dei 50 cani presenti, uno purtroppo è morto, e 3 sono in gravi condizioni. In emergenza (la strada è ancora quasi impercorribile), i 3 vengono portati in una clinica. Uno, purtroppo, non ce la farà.
Il canile ha subito dei danni. Non è al momento in grado di assicurare il benessere a tutti gli animali. Una volta liberate le vie di accesso, 30 cani vengono evacuati nelle più idonee e attrezzate strutture della Comunità di San Patrignano, a qualche chilometro di distanza. Tutto ciò è reso possibile grazie all'intervento di Almo Nature, azienda produttrice di petfood biologico e naturale. Almo fa un gesto concreto, concretissimo: si accolla la spesa delle rette giornaliere di tutti i 50 cani.
Nel frattempo, infatti, qualcosa si è mosso. I primi appelli delle associazioni riminesi arrivano un po’ dappertutto. Approdano anche nella sede di Almo Nature, azienda spesso al fianco degli enti animalisti. Pier Giovanni Capellino, fondatore e presidente di Almo, apprende tutto da un flash di AgireOra, associazione - agenzia per i diritti animali. Pier Giovanni è uno che decide in fretta. E in maniera pragmatica. Si mette a disposizione.
Contatta le istituzioni locali, contatta le associazioni. Risultato: Almo Nature pagherà il mantenimento al rifugio di San Patrignano, in attesa che le parti danneggiate del vecchio canile siano rimesse a posto.
San Patrignano, la nota Comunità di recupero, tra le attività ha anche una pensione per cani e un canile-rifugio convenzionato con vari Comuni della zona. A SanPa sono abituati ad ospitare cani in attesa di adozione. In un certo senso, fanno parte del percorso di recupero dei ragazzi. “Puntiamo molto sul rapporto animale - ragazzo”, spiega Marco Tamagnini, responsabile del settore zootecnico della Comunità. “Gli animali danno un valore aggiunto al progetto di recupero dei ragazzi. Molti, occupandosi di altri esseri viventi sfortunati, riprendono fiducia. C’è un feedback: uno dà all’altro”. Un esempio? “Quando sono arrivati i primi 3 cani dal canile di Novafeltria, quelli in condizioni difficilissime, 3 nostri ragazzi sono stati alzati tutta la notte per riscaldarli, per reidratarli, per dargli coraggio. E far sentire loro il calore intorno”. Hanno dato il massimo ai cani in difficoltà. E questo li ha resi persone più forti dentro.
E ora? L’emergenza non è finita. E' urgente dare una casa ai nostri protagonisti. Stanno meglio, ma soffrono di abbandono, disorientamento e tristezza. “Cerchiamo 50 umani che vogliano farsi adottare”, conferma scherzando ma non troppo Pier Giovanni. “E che vogliano farsi educare dai cani”, sottolinea. “Come è successo a me. Il rapporto con il mio mi ha svelato molte cose. Perfino ad affrontare alcuni momenti difficili. Certo, bisogna essere dei buoni allievi”, conclude sorridendo il patron di Almo, “ma il rapporto con un cane arricchisce. Facciamoci educare da loro!”. “Svuotiamo i canili!” è allora lo slogan della campagna Almo Nature. Che ci mette del suo.
“Almo è un’azienda viva”, prosegue Pier Giovanni. “Crediamo giusto intervenire in modo concreto. Garantiamo un mese di fornitura gratuita di cibo per cani a chi adotta uno dei protagonisti dell’incredibile vicenda di Novafeltria”. Un mese di mantenimento. “Purché siano famiglie disposte a farsi adottare. E a farsi educare”, conclude.
L’happy end è ancora tutto da scrivere. Lo stress per le sofferenze subite, sommato a quello del trasferimento, ha sconvolto equilibri già precari. E' stato necessario ricomporre i gruppi in un ambiente sconosciuto, con umani sconosciuti. “Il lavoro più grosso, e fatto in emergenza”, conferma Tamagnini, “è stato quello di ricostituire i gruppi. Alcuni si sono adattati bene alla nuova situazioni. Altri meno”. Marino, sei anni, entrato in canile cucciolo, è, tra i tanti, il caso più urgente. Gira in tondo dentro il suo box; negli ultimi giorni, forse per la paura subita, va da una parete all'altra, colpendo i muri con le zampe anteriori.
E dire che quando viene fatto uscire al guinzaglio per il breve tempo delle pulizie, si accosta alla gamba, tranquillo, si fa condurre, timido e gentile. Ancora un caso urgente: a SanPa, per la redistribuzione dei gruppi in spazi obbligati, Vasco è rimasto senza i suoi amici. Piange. Piange davvero, non è un'antropomorfizzazione delle sue reazioni: si lamenta giorno e notte chiamandoli.
L’unico happy end per Marino, per Vasco, per Lilla, per Flash, per Dana e per tutti i compagni di (dis)avventura è quello di trovare l’affetto di una casa.
Serena, la responsabile delle adozioni, conferma convinta: “Nei miei anni di militanza attiva ho smantellato molti canili lager in varie regioni d'Italia, poi risanati e riaperti con nuove gestioni. Ciò è stato possibile solo grazie alle adozioni.
Devo, voglio sperare nelle adozioni di questi 50 sventurati. E' una corsa contro il tempo”. Perché, scaduti due mesi, tutti torneranno nel canile di origine. E allora Marino, Vasco, Lilla, Flash, Dana sono salvabili veramente solo se vanno in famiglia.
“Si sono trovati isolati. In una tomba di neve. Sepolti vivi. Senza calore, vero e affettivo. Loro vedevano questa minaccia bianca isolarli”, si accalora Serena. Una brutta esperienza psico-fisica.
Non hanno subito danni neurologici. Ma conseguenze si. C’è un rischio, se torneranno nel canile dove hanno vissuto l’incubo. Che rivivano la paura. L’esperienza dell’isolamento. L’ingiustizia. Patologie da stress che non subiranno se saranno adottati. Il volontariato, intanto, continua a dare il suo contributo. “Un cittadino del mio Comune”, racconta Mario Fortini, sindaco di Casteldelci (uno dei 7 Comuni convenzionati con il canile di Novafeltria), “ha messo a disposizione dei volontari dell’Enpa un mezzo autorizzato a portare Biancaneve da San Patrignano a Grosseto, dove c’è una famiglia pronta ad accoglierla.
Un piccolo esempio di collaborazione tra pubblico e privato” sottolinea il sindaco. “Insomma, ci si sta impegnando tutti per trovare un bel finale a una storia dura”. Forza, allora. Le famiglie disposte a “farsi adottare” si facciano avanti. Marino, Vasco, Lilla, Dana e tutti gli altri se lo meritano proprio.


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