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anydaynow

Guest
La Daewoo compra la metà delle terre coltivabili del Madagascar. E scoppia la rivolta.

La Daewoo compra la metà delle terre coltivabili del Madagascar. E scoppia la rivolta.
Fonte: Osservatorio sulle Foreste Primarie http://www.salvaleforeste.it
Antananarivo, 27 Novembre 2008 - L'acquisizione da parte della Daewoo di 1,3 milioni di ettari di terreno, pari a oltre la metà della terra coltivabile del Madagascar, ha scatenato la rivolta nel paese. Enormi manifestazioni sono sfociate in scontri di piazza, con decine di vittime. Il ministro dell'Interno, Gervais Rakotonirina, ha annunciato la rimozione del sindaco di Antananarivo, leader dell'opposizione.
In base all'accordo siglato col governo malgascio, la multinazionale coreana avrà pieno diritto sui terreni per 99 anni. La Corea del Sud ha fame di terra, e l'ha trovata in Madagascar. In questo paese però, i diritti di proprietà sulla terra sono incerti, e i contadini temono di perdere i propri campi. Ma in pericolo sono soprattutto le foreste, in quanto, secondo il manager della Daewoo Hong, "si tratta di terra totalmente non sviluppata, incontaminata. E noi daremo lavoro rendendola coltivabile, e questo è buono per il Madagascar". Quello che il signor Kong omette è che la maggiore ricchezza del Madagascar consiste in un patrimonio biologico unico al mondo. Il Madagascar infatti ospita da solo il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l'80% delle quali sono specie endemiche, ossia si trovano solo sull'isola e in nessuna altra parte del mondo. Fra gli esempi più noti di questa eccezionale biodiversità ci sono la famiglia dei lemuri, tre famiglie endemiche di uccelli, le numerose specie di camaleonti e i tipici baobab.
L'impresa automobilistica coreana non si interessa all'agricoltura a caso: le terre del Madagascar non dovranno fornire cibo per i malgasci, né per i coreani, ma mais e olio di palma, per il biodiesel, l'oro liquido che dovrà sostituire il petrolio, ormai agli sgoccioli.
L'accordo è contestato anche dai contadini coreani, che vedono sempre più terreni ceduti all'industria.
Intanto, a 80km dalla capitale, la canadese Sherritt International ha avviato la costruzione di una delle più grandi miniere di nichel e cobalto del pianeta. L'impianto sorgerà in un'area che ospita 1.400 specie di piante da fiore, 14 specie di lemuri e oltre 100 di rane, la maggior parte delle quali endemiche. E non è stato avviato alcuno studio indipendente d'impatto ambientale.
 
S

scardan123

Guest
Ma adesso non è giusto protestare: gliel'hanno venduta loro stessi...
Certo non si capisce come mai gliel'abbiano venduta, anche se uno ha tanti soldi di solito non è che si può comprare metà di uno stato... è follia pura!
Ed è anche folle pensare come in certi paesi se tagli un ago di pino quasi qasi ti sbattono in galera, mentre in altri paesi puoi fare quello come vuoi, senza leggi.


Però per 'sta cosa dell'olio di palma , biodiesel etc dobbiamo ringraziare i vari ecologisti, che per anni hanno imprecato contro il "cattivo" petrolio lodando invece i "buoni" combustibili alternativi e vegetali. Peccato che farli comporti devastare le foreste e in ultima analisi abbia un impatto ben peggiore rispetto al petrolio, ma chi lo diceva qualche anno fa veniva accusato di essersi venduto ai petrolieri o di essere uno sporco reazionario.
 
A

anydaynow

Guest
ho inserito una notizia che, se fosse vera, direi che è preoccupante.
per quel che riguarda il motivo, non saprei spiegarti le ragioni ma molti governi svendono il loro paese per interessi più privati che collettivi.
per queol che riguarda la tua idea sugli oli vegetali, dovresti ri-raccontarlo perchè non ne sono a conoscenza. so che le foreste vengono abbattute per i pascoli oltre che per il legno, o anche per le coltivazioni intensive. probabilmente parte di queste coltivazioni sono state destinate a colza o girasole o altre speci per ottenere biodiesel e la questione è ancora aperta sia dentro che fuori il mondo degli ambientalisti.
ad ogni modo, il "cattivo" petrolio: lì dove fosse possibile utilizzare materiale che è normalmente presente in natura, perchè non preferirlo ai derivati del petrolio? a volte le alternative sono a basso prezzo, sia energetico che economico e si migliora anche l'impatto ambientale. almeno su questo penso che la pensiamo tutti quanti allo stesso modo, no?
 
S

scardan123

Guest
almeno su questo penso che la pensiamo tutti quanti allo stesso modo, no?
su questo direi proprio di sì!
E sì, molte foreste vengono ahimè abbattute per produrre biodiesel, per assurdo nell'assurdo anche in paesi dove la gente non ha da mangiare (già sul fatto di abbatterle per farne campi avrei da dire qualcosa in contrario, ma avrebbe almeno un qualche senso). In effetti mi sa che anche in madagascar la gente comune non viva nell'abbondanza. Eppure a quel che dici svendono enormi porzioni di un territorio unico al mondo, per farci cose che alla popolazione locale non servono, invece che valorizzare il territorio che hanno.
Chissà quanto si sono cuccati di % per la transazione i politici locali!
 
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anydaynow

Guest
il pensiero ambientalista, o meglio di chi teorizza l'agricoltura naturale, è quello che l'agricoltura dovrebbe essere solo di sussistenza, quindi rendendo fertili solo i terreni che servono per sopravvivere e il resto lasciarlo alle foreste. ovvio che così non è, perchè è pura utopia, però per il benessere del pianeta questa sarebbe la soluzione ideale. produzione in loco, e solo quel che serve, in simbiosi con la natura. viviamo in un mondo dove tutto gira intorno all'uomo, tutto ciò che ci gira attorno diamo per scontanto, inconsciamente, che sia lì solo per noi. sul fatto di deforestare per ricavare monocolture intensive, ovvio che non ha senso. nemmeno se per ricavare biodiesel. il mondo è pieno di contraddizioni, come ciascuno di noi. scelte come queste in genere vengono fatte contro le popolazioni locali che oltre a non vedere nessun beneficio devono poi fare i conti solo con gli effetti collaterali. come quando Benetton acquisto 900mila ettari in patagonia per i pascoli e ai pescatori venne impedito di attraversare i terreni per poter andare alle loro barche nei fiumi. i pescatori si ritrovarono con un "uovo che si poteva mangiare solo se si fosse evitato di romperlo", avevano il diritto alla pesca e alla navigazione ma non quello di raggiungere le imbarcazioni.
 
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