• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

una bella storia

garofano

Maestro Giardinauta
Sull'esempio di Olmo,anch'io apro un treath...ma in prosa.
Che ne dite di inserire qui nel forum le storie,le favole più belle,quelle che magari hanno una morale,un insegnamento,quelle che fanno sognare,sperare,anche sorridere?Vi piace l'idea?
Comincio io,con una bella storia tratta da un antico poema indiano ,il Mahabarata,che forse è il poema più lungo che sia mai stato scritto dall'Umanità.
E' una miniera di saggezza e di profondità interiore.E' la storia di un re,Yudisthira, e di un cagnolino.Altro non vi dico,vi lascio alla lettura,spero che vi piaccia.
Eccola quihttp://www.coscienzeinrete.net/spiritualita/item/2746-il-dio-e-il-cane-la-storia-di-yudhistira
 

Angil

Guru Master Florello
Bellissimo racconto, mi ha emozionato. Probabilmente per il forte legame che sento di avere per questi nostri "amici" :oops:


A me al momento è venuto in mente un racconto di Italo Calvino (che ho letto alcuni anni fa al corso serale)

Leonia
Tratto da "Le città invisibili"

La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello d'apparecchio.
Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d'ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero, come dicono, il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità.
Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.
Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s'espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto.
Aggiungi che più Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E` una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.
Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.
Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti.
Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta.
I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.
Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spogliato rotoli dalla parte di Leonia ed una valanga di scarpe spaiate, calendari d'anni trascorsi, fiori secchi, sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo.
Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.
 

garofano

Maestro Giardinauta
Bello,molto bello questo racconto,e molto eloquente.Italo Calvino è un grande,usa l'immagine in un modo incredibile.
Questo racconto ti fa riflettere:se non ci diamo una calmata con il consumo sfrenato,rischiamo di fare la stessa fine.
Per esempio,se ti si rompe un elettrodomestico, e tu vuoi farlo riparare,fanno in modo che la riparazione costi così tanto che tu alla fine preferisci sostituire l'elettrodomestico rotto con uno nuovo.Il racconto esprime molto bene questo inno allo spreco che caratterizza questo mondo di adesso; il guaio è che le risorse non sono infinite,e prima o poi finiranno,e in quel momento sremo messi molto,molto male.Non si pensa che la nostra opulenza costringe alla fame e alla guerra altri Paesi,le cui genti si stuferanno prima o poi di questo stato di cose e si ribelleranno,se non lo stanno già facendo.E anche in quel momento saremo messi molto,ma molto male.
Una volta sono passata per caso vicino alla discarica di Malagrotta,che è stata l'immensa discarica di Roma.Si è dapprima preannunciata con un cattivo odore,che,man mano che procedevo,diventava vero e proprio puzzo,una puzza ammorbante,terribile, un urto alle narici che diventava come un pugno tremendo direttamente dato al cervello. Man mano che andavo avanti,la campagna diventava sempre più spoglia,nuda,grigia,sapeva di sporco.Alla fine arrivo:una scena da fantascienza apocalittica,solo che quello che vedevo era,ahimè, REALE.Cumuli e cumuli e cumuli di spazzatura come montagne,come mari infetti,sorvolate da gabbiani che scendevano a larghi giri sul quel pattume per cercare cibo,emettendo quel loro verso tipico.Il cattivo odore sovrastava,impregnava l'aria come una pestilenza.Più in là,ad un certo punto vedo di lontano una fiamma:era la torre di una raffineria di idrocarburi che stava lì vicino.La fiamma svettava verso il cielo,guizzante,tenuta in vita dall'idrocarburo delle ciminiere. Questa fiamma,e tutto il nero intorno,nero dei tubi,nero degli impianti.Credetemi, tra questo e la discarica,era uno scenario che sarebbe stata un'ottima ambientazione per un girone dell'Inferno di Dante.
...scusatemi,sono stata un po' lunga,...mi è scappato il pensiero...e il tasto:)
 
Ultima modifica:
Alto