to Jonathan Swift
St Patrick, Dublino. Son morti tutti quelli che beneficiarono del tuo lascito.
Forse li chiamasti ad uno ad uno, forse dividesti per non restare solo.
Spaccare in due la vita, ci sei riuscito.
La tua indignazione è rincuorata dalle liti e dalle divisioni eterne,
la tua solitudine non è più decana.
Tu sei lì. Solo fuori dal mondo c'è posto per il cuore,
ma guardarlo non lacero fa pena quanto tenere per sè una preziosa conoscenza.
La tua ribellione non divenne cultura,
non trionfò e non produsse altro che visioni stagnanti,
irrealizzate e ancora pendenti come facezie livide,
una serie di argomenti triti, opachi e chiarissimi dipende.
Ti accostano a gente che non conosci e che non avresti mai salutato
e che non scende mai all'inferno.
E' calcolabile in pochi scellini la tua perdita, è senza peso la tua immodestia
l'inattaccabilità di cui ti vantasti nella lettera finale,
in cui il viaggio continua ad onta delle parole usate, lievi ed acquietate.
Non fosti mai di nessuno, ma orgoglioso e difficile
a essere il più corrosivo tra quelli che sragionano
a esprimere un disprezzo più grande e carico per il mondo
perchè è popolato di uomini.
Il bene non era il primo motore di ogni sete di giustizia, bensì il suo primo bersaglio.
Bastava collegare gli elementi, tutto qui ?
Intuire che la vita migliore si chiudeva in sè stessa
e diventava l’aiuto più scintillante all’ordine costituito,
allora una sua dissacrazione avrebbe portato quasi per incanto
anche a una dissacrazione dell’ordine costituito.
Abolisti lo sfruttamento e la corruttela come si scaccia la sete
non avevi altre armi e amavi il bere,
perciò il bere fu ridotto a una nudità sino allora sconosciuta
fatta di velocità, furore e ilarità e folle asprezza.
E così il bere morì, e divenne bene. Credevi di sapere cos'è.
Lo stile imprigiona il tempo ma era meglio
se amore e ingegno erano tenuti separati..
Disinvoltamente tutto prende volto
per ricavare dalla fantasia questi aspetti deformi, terribili,
un susseguirsi di immagini stravaganti e simboliche.
Contrasti tra grande e piccolo,
saggio e stupido, valli profonde e distese,
perchè risplenda quella cosa che capovolgendola chiamiamo civiltà.
La colpa è tua, che hai trasformato in requisitoria su come siamo
fragilità e meschinità, che invece sono delle virtù capitali
che andrebbero preservate come l'individuo che le possiede
che tu hai schiacciato insieme alla società di cui fa parte,
privandolo di tutte le consolazioni.
A volte il sorriso maligno diminuisce e aumenta
la condanna sempre più in mare aperto
l'avventura cade, non c'è più che come grido di annientamento
e disgusto in chi ha sprezzo della verità e della normalità.
Vive male la tua fede nella fine che offende i bambini
e chi sta per sposarsi,
e li spinge a non farlo a non giocare e a non giacere.
La disperazione è una foglia aureomarginata
tra uno sguardo perso e un trionfo sardonico.
La dolcezza la usi quasi volesse proteggere la sua fonte,
e tieni invece ben nascosta la compassione.
Il tuo tempo, il '700 l'hai visto come afflitto da un gelo totalitario.
Ma moltissimi lettori, quelli che amano il contatto diretto e vogliono capire bene,
decisero che il tuo non era bene e neppure amore:
a loro fu subito chiaro il limite estremo delle cose.
Nelle tue invettive confuse ti schierasti, sì, coi valori del passato
con una lunga schiera di primitivi, ribelli, precursori e faceti senza gloria,
ma fu solo per invidia che valutasti il passato e ti facesti beffe del futuro.
Poesia, campanilismo, retorica, un certo gusto per gli anagrammi:
nonostante il tentativo di screditarla, eccedesti in emozione.
E così la provocazione non divenne rivendicazione, solo agitò i tuoi istinti.
Ti aggrappasti al quieto vivere. Insistendo sul grottesco degrado
di un valore come la decenza il contrasto senza rifiuto
ti fruttò promozioni e ti permise
di strappare la maschera a potenti e gente comune
ma proprio grazie alla poca naturalezza di quei discorsi poco curati
ecco che essi apparirono il risultato di un sistema in salute.
Tutto ciò che hai scritto era già pronto a dissolversi
per mano dello stesso furore che gli aveva dato forma, ,
già lasciandosi alle spalle il fuoco su Babilonia.
Dopo la infamante carriera scegliesti di essere una figura
nuovamente anonima. Fu il gesto più appropriato a ciò che cercavi.
C’è un buco nero in ciò che vuoi colpire,
ed è per la capacità di trascinare ogni compito insensato
in un mondo assurdo e poi abbandonarlo al suo destino.
Sapeva di triste anticipazione.
Molto prima che del nulla così follemente inseguito,
la pazzia emerse grazie alla sua capacità di aggiustare a suo modo
l’etica del proprio desiderio, di interromperlo.
Se l'invocazione del nulla possedeva una vena simbolista,
quelle della pazzia erano la spiegazione che il nulla chiedeva.
E tutto ridiventò bene, senza più ironia.
Prima volevi scuotere ognuno a costo di risultare ridicolo,
e poi sfuggire all’alternativa fra compromesso e distruzione,
che come tutte le alternative non faceva per te.
Hai creduto (proprio tu !) nel nuovo ma il bene
anche per te è una truffa incurante della creatività
ma è anche l’unica possibilità a disposizione, che cosa si deve fare ?
(eccolo,lì il grande Swift )
Non volevi altri come te. Non pensavi a te stesso, neppure come esempio,
ma i continuatori puntualmente arrivarono.
Capelli boccolosi invocanti misericordia, accessori bondage,
pancia e guance in fuori, volevi costringere a nuove abiure di fedi,
e nello stesso tempo in cui annunciavi che niente era possibile,
non schiudevi nuovi modi di negare.
Hai inventato grandi compiti e appuntamenti e li hai rifiutati.
Così, e senza dover ricorrere a quell'oggi che tanto odiavi, tutto fa schifo.
Ogni sorpresa è un trucco, ogni nuova idea è un artificio per vendere il vecchio.
Scalciato e trattato da bastian contrario,
proprio dall'umanità cui eri contro, che amavi,
degradato a classico per ridere, della meraviglia
hai dimostrato in cosa consiste il potere, assurda invenzione,
basata sul sotterfugio come le tue invenzioni.
Nessun paradosso di una lotta
che avrebbe dato origine a richieste quanto più soddisfacibili, quanto più sovversive.
Chi ti ispirerà pagine tenere, tu burbero e cinico,
se neppure il tuo simile ?