Secondo me c'è qualcosa che non torna.
anche secondo me,altrochè...
io mi domando come un parente possa inventarsi la frase " io non intervengo finchè il bambino respira, perché sono un obiettore di coscienza" credo che qualcosa del genere sia uscita dalla bocca di qualcuno, trattandosi di una situazione in cui i figli erano stati fortemente voluti, quindi ritengo che nessuno in famiglia sarebbe stato prevenuto in quel senso nei confronti dei sanitari
pensierino per un reparto totalmente obiettore.. anche a non essere contro l'aborto, per un ginecologo è comunque un lavoro "sporco" da fare e molti diventano obiettori per comodità e per rimanere nel gruppo
e visto che l'aborto è un servizio sanitario pubblico, questi medici dovrebbero avere anche l'onestà di lavorare solo in strutture private, non prendere i soldi pubblici ma fare il lavoro che piace e lasciare quello che non piace ad altri
i poveri medici che per onestà intellettuale accettano di essere anche abortisti, si trovano sovraccaricati e oltremodo penalizzati anche psicologicamente, perché comunque non si tratta di bere un caffè in compagnia, sono sempre situazioni difficili anche per le pazienti, ma questo lavoro non viene equamente suddiviso su tutte le risorse disponibili, per il semplice motivo che alcune di quelle risorse (ben pagate), questo lavoro, si rifiutano di eseguirlo
quindi aveva ragione la stagista che avevo con me un anno fa, che non prendeva gli appunti delle telefonate perché " non si trovava comoda a farlo", se uno non si trova comodo a fare un lavoro, è giusto che non lo faccia... o no? anche se è stato preso proprio per quello
Spulky,sono d'accordo con te.
Ho frequentato molto,nel mio tirocinio pre - abilitazione il reparto di ostetricia-ginecologia,e anche dopo,per mia cultura professionale.
Sono anche andata in camera operatoria e ho assistito a delle interruzioni volontarie di gravidanza.
E' un atto pesante,sia per chi lo fa e chi lo riceve.Mi ricordo una volta un medico,che era uno dei (pochi)non obiettori dell'ospedale,che una volta, dopo una seduta operatoria fatta di interruzioni volontarie,usci' dalla camera operatoria molto provato psicologicamente.lo ricordo perchè ero lì anch'io,e pure io,anche se assistetti soltanto uscii dalla sala con l'animo in cantina.
D'altra parte è facile criminalizzare la donna che decide di abortire.Io personalmente,in linea di principio, non sono favorevole all'aborto indiscriminato:Ci sono,pero', circostanze in cui si impone,e non solo di ordine di salute fisica,ma anche di salute pscologica e di serie necessità,che vanno considerate,e non ci si deve abbandonare al facile (e stupido)giudizio superficiale..E' facile dire alla donna "porta avanti la gravidanza",e poi ,dopo,a parto avvenuto,lasciarla sola , lavandosi allegramente le mani di tutto (moh il pupo ce l'hai e sono affari tuoi"),in mezzo alle difficoltà oggettive e anche psicologiche, in una situazione di fragilità e solitudine.
Per il novanta,anche novantacinque per cento delle volte,anche se una donna decide di abortire ne soffre tanto,tantissimo,prima e dopo (durante c'ha l'anestesia),ed è un'esperienza che puo' essere estremamente devastante del punto di vista psicologico.Ci sono donne a cui la testa è "partita"del tutto e si sono riprese con molta difficoltà,soffocate dal dispiacere e dal senso di colpa .Comunque tutte portano dentro una cicatrice comunque dolorosa
Mi ricordo una ragazzina di quindici anni che venne a fare l'interruzione volontaria.Un ricordo straziante,lei piangeva come una disperata,inconsolabile,e fuori c'era il suo ragazzino che camminava su e giù lungo il corridoio antistante la sala operatoria,in preda allo spavento,al rimorso e all'ansia. Sul pavimento c'avrà fatto il solco.I genitori della ragazza ovviamente non sapevano niente.Appena finito l'intervento uscii fuori per rassicurarlo e parlarci un momento,e l'ho visto con la faccia bagnata di pianto.
E ci sono pure quelle che scambiano un aborto per un anticoncezionale,per ignoranza,indifferenza,va a capire...una di queste mi capito' davanti:aveva fatto già cinque aborti(che non sono uno scherzo,anche per il fisico)e si accingeva a fare il sesto.
C'è da dire anche un'altra cosa:l'aborto è comunque UN INTERVENTO e come tutti gli interventi compres pure la liposuzione per la cellulite) presenta un margine di rischio.Nel caso specifico,per procedere all'intevento vero e proprio,si deve effettuare la dilatazione del collo dell'utero,in modo da poter penetrare all'interno.Il collo dell'utero è una struttura anatomica molto innervata,quindi molto sensibile.In uno stato di gravidanza (perchè c'è una gravidanza comunque in corso),il collo dell'utero è,fra l'altro, bello serrato.La dilatazione quindi va fatta secondo una certa tecnica,e va fatta con cognizione di causa,perchè,se il collo è toccato malamente,si innesca un riflesso nervoso tale che puo' mandare la donna in collasso o addirittura in shock.
Non so se mi spiego.
Anche l'interruzione vera e propria,che consiste nel raschiare la parete dell'utero,va fatta in maniera opportuna,altrimenti si puo' danneggiare la parete uterina,lesionandola, oppure si possono avere possibili conseguenze a distanza,tipo le aderenze,infezioni complesse e rognose da curare,tutte eventualità che non sono passeggiate di salute.
Quindi,un'interruzione di gravidanza non va considerata a cuor leggero,anche per questo aspetto.
Scusatemi se forse mi sono dilungata un po' su quest'ultimo aspetto ,ma era per darvi una visione completa della cosa.Spero di non essere stata noiosa.
Posso pure comprendere l'obiezione di coscienza,ma deve essere pero' ragionata,e non un alibi,ne'una benda di comodità,ne' un modo per ingraziarsi il primario obiettore e aderente a Santa(si fa per dire)madre Chiesa,in modo da fare più facilmente carriera...
e,comunque,se effettivamente le cose sono andate così,nel caso specifico l'obiezione di coscienza è stata un alibi per un omicidio oltre che una gran stupidaggine.In nome della salvaguardia della vita,di vite ne sono state sacrificate tre.