Non potevo esimermi da questa gran bella discussione e, vi prego di scusare in anticipo, dovessi dilungarmi troppo. Scrivo di getto e non programmo niente, così come anche in giardino.
Sono un'istintiva, nel bene e nel male e spesso, distruggo e ricostruisco per questo motivo. Per me, la documentazione è inutile. Nel senso che non riesco a 'comprendere' nessuna pianta finchè non vi entro fisicamente in contatto.
In foto mi piacciono tutte e poi dal vero, facile che non mi piacciano più.
Quando mi sono avvicinata alle rose, è successo così e di alcune mi sono innamorata perdutamente.
Non avevo ancora e per certi versi, forse non l'avrò mai, una concezione ed una esperienza di giardino inteso come programmazione estetica, quindi una riflessione sullo spazio e non più solo, sulla pianta singola.
Però con il tempo, mi sono resa conto che taluni amori sbocciati tu per tu con un'individuo rosesco, in giardino poi, forse perchè cresceva la consapevolezza di me stessa all'interno del grande (seppur come misure in mq, piccole e articolatamente difficili) spazio, non riaccendevano alcun fuoco.
Anzi, erano diventati (ed alcune lo sono ancora) presenze disturbanti.
I fiori, sì, esattamente loro, i fiori ed i loro colori, nonchè forme.
Mi sono resa conto che io amo molto di più le strutture ed i fogliami o che, quantomeno, nello spazio intorno a me, voglio sentirmi abbracciare da questi e solo dopo, dai fiori.
Preferisco la sottigliezza morbida e sfumata dei colori dei fogliami e la dinamicità di questi di mutare secondo le minime condizioni.
Nelle immagini di altri giardini, immediatamente vengo attratta dai colori e dalle forme dei fogliami e solo dopo, come contorno dai fiori.
Non devono mai essere assurgenti il primo colpo d'occhio, diversamente mi danno fastidio.
Ed è così che ho scoperto e poi, incontrato le rose botaniche ed antiche.
E' ancora un periodo, me lo sento addosso, di transizione.
Ho acquistato parecchie paesaggistiche, convinta che in piccolo spazio, mi occorrevano.
Ha tutto il senso giusto che si voglia imprimergli a questo concetto, ma non suona armonico con le mie di corde.
Pian pianino mi sono vista confinarle, giusto perchè non sò cosa metterci al loro posto.
Mi rendo conto di trattarle quasi come riempivuoti alla mia incapacità di utilizzare quello spazio in modo più consono.
Sono e non riesco a farne a meno, l'esatto estremo opposto di ciò che per me, la rosa significa.
Non sto affermando che lo sono in senso generale.
Solo che, la rosa per me, non è la macchina da fiori che è stata fatta diventare, perchè una rosa cinese, pur se, nel suo ambiente continuamente in fiore, ha nei suoi geni una delicatezza nei colori e nelle corolle, mai davvero grandi, che non interferisce troppo con il resto.
E' solo un esempio, ma che dovrebbe far capire cosa io intenda.
Se devo pensare ai fiori, penso alle piante erbacee, alle annuali se voglio una lunga fiorenza di colore.
Ma le rose in questa veste, perdono ai miei occhi ogni fascino e, mi spiace, ma non riesco a considerarle rose.
Se una pianta di rose si lascia addomesticare dagli uomini in ogni sua funzione, per me, non è una rosa.
Davanti a botaniche e rose antiche, io mi inchino.
Non tutte, intendiamoci, non è una scelta di partito.
Tanto che ho eliminato anche piante antiche.
La tanto bistrattata Pierre de Ronsard, è un'ultramoderna, rifiorente o meno (quest'anno ha prodotto boccioli per tutta l'estate!), a me piace e non me ne privo.
Ma l'emozione che suscita una Banksiae, la Alberic Barbier, la Rosa Glauca, la Rosa Pendulina, Rosa Rugosa e tante altre, è unica!
Tra l'altro ho compreso un paradosso.
Queste piante, le riconosci quasi subito, è difficile confonderle, posseggono caratteri ben marcati, pur sposandosi all'ambiente in modo pregevole.
Ma senza confodersi con nient'altro.
Gradualmente, non riesco più a utilizzare le rose come piante da fiore, forse avrei potuto dire solo questo, senza sfornarvi questo polpettone.