Con l’arrivo dell’adolescenza, direttamente catapultati fuori da oratori, parchetti e simili, ecco presentarsi a questa giovanissima generazione fine anni sessanta, primissimi anni settanta, le mitiche strazianti feste in casa. Tutte rigorosamente in orari pomeridiani, dove l’assenza dei genitori è una favola più che realtà, sono li a due passi nella stanza accanto, o nelle migliori delle ipotesi, a bere un caffè dalla vicina, luci soffuse balli lenti, vinile già allora dai suoni leggermente stridenti. Il giro di ispezione è garantito, gli amori e i primi stropicciamenti consumati nel giro di un paio di balli lenti, e la mamma che arriva all’improvviso le luci si rialzano, la festa è finita.
Lo spirito di libertà di innovazione che si respira in quegli anni fa si che inizi una sorta di occupazione silenziosa di cantine tavernette e spazi angusti e umidi di ogni genere.
Vengono sfrattate biciclette e attrezzature varie, siamo alla fase due, qui i genitori non sono previsti, le cantinette diventano dei ritrovi dove fantasticare per ore ascoltare musica progettare di scappare di casa aggregandosi magari a qualche figlio dei fiori che ci piace tanto ammirare, da lontano, in piazza Castello a Milano.
Le feste continuano, si cresce un tantino, e si passa alla fascia serale, e qui permettetemi di ricordare non senza una punta di nostalgia quella favolosa sede maoista tutta rossa, divanetti, moquette lanterne in carta di riso e anche i tavoli dipinti con una vernicetta rossa della quale mi sembra ancora di sentire l’odore e un’aria talmente pregna dove bastava respirare per politiccizarsi all’istante, mai approfondito veramente la storia di Mao, ancora adesso non saprei dire chi fosse a quelle riunioni veramente interessato al diffondersi della sua “dottrina”, n.d.r..
Inutile scriverlo forse, è storia risaputa ma girava davvero di tutto a quelle feste quali che fossero gli orari, pomeridiani o serali, non era facile districarsi, non lo è stato per molti giovani che non avevano punti di riferimento, tenersi fuori dai guai, e qui mi fermo la morale alla fine della storia, come principio cercherei di evitarla,se non l’ho fatto chiedo venia.