campogaggiolo
Florello
Ciao ragazzi. Durante il mio soggiorno fuori casa ho trovato il tempo di scrivere questa piccola monografia sull'Heliamphora, affascinante specie carnivora con la speranza che possa esservi utile.
Rare, alcune rarissime, impegnative, costose, lente a crescere e delicatissime. Insomma, hanno tutti i difetti ma anche un piccolissimo pregio: sono bellissime. (Fabio d’Alessi)
R. H. Schomburgk, naturalista tedesco, scoprì per la prima volta questa pianta nel 1839 in Guayana e un anno dopo fu catalogata come Heliamphora nutans. Questa stupenda carnivora cresce spontaneamente su quelli che vengono denominati “Tepui”, altissimi altipiani del Venezuela e del nord Brasile tra i 1524 e i 3048 metri… e tutto ciò la dice lunga sulla sua difficoltà di coltivazione.
Dal sito www.odyssei.com
Questi Tepui formano delle isole di vegetazione con delle temperature minori rispetto alla giungla tropicale più in basso e le piogge sono molto abbondanti: arrivano fino a 254 cm. C’è di più ragazzi. Queste zone sono talmente impervie e difficili da raggiungere che ben poche persone possono riuscire a scorgere un’Heliamphora in natura.
Le specie conosciute oggigiorno sono: Heliamphora nutans, H. neblinae, H. tatei, H. minor, H. heterodoxa, H. folliculata, H. hispida, H. chimantensis, H. ionasii, H. helongata, H. pulchella, H. sarracenioides. La varietà “minor” è la più piccola di tutte con circa 5-8 cm di altezza massima mentre la tatei è la più grande arrivando anche a formare ascidi di 0.9-1.5 metri.
Dal sito www.wistuba.com
Le trappole sono ad ascidio ma la cosa più bella e straordinaria è la loro semplicità rispetto alle sarracenie: l’evoluzione di questa specie ha voluto che la foglia si arrotolasse su se stessa saldandosi ai margini e diventando così un primitivo serbatoio di acqua. Ma dato che le precipitazioni sono veramente abbondanti non c’è il rischio che l’acqua trabocchi oltre l’orlo? Nessun problema! La natura ha fatto ancora una volta un miracolo di ingegneria: un piccolo buco tra i margini delle foglie permette di far defluire il liquido in eccesso.
Le temperature di riferimento per questa specie sono molto difficili da riprodurre in coltivazione perché occorre una forte escursione termica tra il giorno e la notte, raggiungibile solo grazie all’aiuto di un terrario. Le minime notturne si aggirano intorno a 0-10 gradi e le diurne intorno ai 25-26 gradi, condizione essenziale per avere esemplari forti e vigorosi.
I vasi più idonei sono bianchi o in terracotta così da avere le radici sempre ben fresche ed evitare il surriscaldamento del composto. Quest’ultimo sarà costituito da una miscela di torba bionda di sfagno e perlite in parti uguali. E’ inoltre utile stendere in superficie uno strato di sfagno vegetante per rendere l’ambiente più umido ed evitare l’insorgere di muffe.
Esposizione: Ama il sole diretto con leggera ombreggiatura nelle giornate più calde dell’estate. Ottimi risultati si ottengono in terrario in quanto i neon permettono di fornire tanta luce senza surriscaldare l’ambiente circostante.
Heliamphora
Rare, alcune rarissime, impegnative, costose, lente a crescere e delicatissime. Insomma, hanno tutti i difetti ma anche un piccolissimo pregio: sono bellissime. (Fabio d’Alessi)
R. H. Schomburgk, naturalista tedesco, scoprì per la prima volta questa pianta nel 1839 in Guayana e un anno dopo fu catalogata come Heliamphora nutans. Questa stupenda carnivora cresce spontaneamente su quelli che vengono denominati “Tepui”, altissimi altipiani del Venezuela e del nord Brasile tra i 1524 e i 3048 metri… e tutto ciò la dice lunga sulla sua difficoltà di coltivazione.
Questi Tepui formano delle isole di vegetazione con delle temperature minori rispetto alla giungla tropicale più in basso e le piogge sono molto abbondanti: arrivano fino a 254 cm. C’è di più ragazzi. Queste zone sono talmente impervie e difficili da raggiungere che ben poche persone possono riuscire a scorgere un’Heliamphora in natura.
Le specie conosciute oggigiorno sono: Heliamphora nutans, H. neblinae, H. tatei, H. minor, H. heterodoxa, H. folliculata, H. hispida, H. chimantensis, H. ionasii, H. helongata, H. pulchella, H. sarracenioides. La varietà “minor” è la più piccola di tutte con circa 5-8 cm di altezza massima mentre la tatei è la più grande arrivando anche a formare ascidi di 0.9-1.5 metri.
Le trappole sono ad ascidio ma la cosa più bella e straordinaria è la loro semplicità rispetto alle sarracenie: l’evoluzione di questa specie ha voluto che la foglia si arrotolasse su se stessa saldandosi ai margini e diventando così un primitivo serbatoio di acqua. Ma dato che le precipitazioni sono veramente abbondanti non c’è il rischio che l’acqua trabocchi oltre l’orlo? Nessun problema! La natura ha fatto ancora una volta un miracolo di ingegneria: un piccolo buco tra i margini delle foglie permette di far defluire il liquido in eccesso.
Le temperature di riferimento per questa specie sono molto difficili da riprodurre in coltivazione perché occorre una forte escursione termica tra il giorno e la notte, raggiungibile solo grazie all’aiuto di un terrario. Le minime notturne si aggirano intorno a 0-10 gradi e le diurne intorno ai 25-26 gradi, condizione essenziale per avere esemplari forti e vigorosi.
I vasi più idonei sono bianchi o in terracotta così da avere le radici sempre ben fresche ed evitare il surriscaldamento del composto. Quest’ultimo sarà costituito da una miscela di torba bionda di sfagno e perlite in parti uguali. E’ inoltre utile stendere in superficie uno strato di sfagno vegetante per rendere l’ambiente più umido ed evitare l’insorgere di muffe.
Esposizione: Ama il sole diretto con leggera ombreggiatura nelle giornate più calde dell’estate. Ottimi risultati si ottengono in terrario in quanto i neon permettono di fornire tanta luce senza surriscaldare l’ambiente circostante.