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gli animali hanno consapevolezza?

elena_11293

Master Florello
fonte: http://www.huffingtonpost.com/carolyn-bucior/triple-scoop-just-one-mad_b_1088355.html


"Prima conferenza scientifica sulla consapevolezza animale"

Il tuo cane ha un senso di sé? La tua gatta vive la sua vita con una consapevolezza zen o è solo un grazioso pet con occhi meccanici in un volto peloso?

Uccelli, delfini, elefanti, topi, esseri umani preistorici... Ogni creatura, a parte l'uomo moderno, possiede ciò che chiamiamo consapevolezza?

Quest'estate la domanda verrà dibattuta alla prima conferenza scientifica sull'argomento. Ricercatori del cervello da ogni parte del mondo hanno stabilito di incontrarsi il 7 luglio all'Università di cambrige per la Prima Conferenza Annuale in memoria di Francis Crick (che, dopo aver scoperto la struttura del DNA, aveva deciso di dipanare i misteri della coscienza). Il meeting potrebbe segnare un punto di svolta nel nostro modo di valutare qunto abbiamo in comune con Fido, Flipper e perfino le mosche.

O no. Quando la domanda è: "Gli animali hanno vite emozionali ed intellettuali?", la comunità scientifica può baruffare come cani e gatti.

"Negli anni, la gente è giunta a un accordo riguardo al fatto che gli animali hanno un livello di consapevolezza percettiva", dice Irene Pepperberg, una psicologa comparativa e autrice del bestseller "Alex e Io" (2009). Nel suo libro, la Pepperberg ha dimostrato che i pappagalli sono capaci di comunicazione intelligente. "Gli animali processano le informazioni e prendono decisioni. Quanto essi ponderino sul livello successivo -la consapevolezza di essere consapevoli- è difficile da dire. E' difficile da chiedere."

La Pepperberg indica gli studi sugli specchi in cui elefanti e delfini sembrano riconoscere se stessi, una rarità nel mondo animale, come chiunque abbia un cane e uno specchio potrà dire. Tale auto-riconoscimento è stato linkato all'empatia o all'imbroglio. "Alcuni esperti dicono che i test con lo specchio ci dicono qualcosa", dice la ricercatrice, "ma altri sottolineano che i bambini che passano test similli sono confusi quando le loro madri entrano nella stanza nel corso del test. Corrono dietro lo specchio a cercarla."

La Pepperberg è per i pappagalli quello che jane Goodal è per gli scimpanzè; il suo lavoro ci sta aiutando a capire la mente animale. Molti di noi hanno avuto accesso al dibattito sulla consapevolezza animale attraverso il suo sincero e deliziosamente scritto "Alex e Io". La Pepperberg è anche l'autrice dei più accademici studi chiamati con lo stesso nome del pappagallo e la sua ricerca sarà presentata alla conferenza.

Per 30 anni, dal giugno del 1977 al settembre del 2007, la Pepperberg ha studiato un pappagallo africano grigio chiamato appunto Alex. Quando Alex morì, la coppia aveva già completamente sconvolto il nostro precedente concetto di ciò che costituisce il cervello dei volatili. Gli uccelli, sosteneva la Pepperberg, sono capaci di comunicazione intelligente.

Ma le sue scoperte hanno incontrato forte resistenza.

Sia professionalmente che personalmente, la Pepperberg ha compiuto una corsa a ostacoli per raggiungere il punto in cui la sua ricerca è stata presa seriamente. Sebbene oggi lei sia un professore associato di psicologia alla Brandeis University e ricercatrice associata in psicologia all'HArvard University, la comunità scientifica ha marginalizzato lei e il suo lavoro per anni. La sua ricerca iniziale, comprovante se un pappagallo era in grado di utilizzare etichette in inglese per riferirsi a degli oggetti, fu rifiutata dalle note riviste scientifiche Nature e Science. Nel frattempo, la strada ai fondi per la ricerca fu pavimentata di lettere di rifiuto. "Io non solo stavo utilizzando un argomento anticonvenzionale, stavo usando anche tecniche di training e di test non convenzionali", ha detto. In un'intervista con Nova, ha detto al giornalista Neil deGrasse Tyson "La mia prima grande proposta tornò indietro chiedendomi cosa io stessi fumando."

La mancanza di supporto stabile ed entusiasta non era nulla di nuovo per la Pepperberg, che disse di essere cresciuta con una madre fredda e distante che incolpava la nascita della figlia per il suo proprio fallimento professionale come contabile. "A quei tempi, quando restavi incinta venivi licenziata", diceva.

Come Marie Curie, la Pepperberg ha perseverato nell'attraversare gli ostacoli professionali e personali. Nonostante uno spazio ristretto per il suo laboratorio e i pochi fondi, la sua ricerca è proseguita prendendo a prestito tempo da una manciata di università che la supportavano, inclusa l'università dell'Arizona.

"Alex e Io" racconta dei molti blocchi sulla sua strada e delle sue svolte. Con la moderazione di uno scienziato, scrive del giorno in cui ad Alex, che poteva contare fino a 6, mostrò un vassoio di oggetti e gli chiese "Quanti ce ne sono di verdi?". La risposta era 2. Ma Alex ripetutamente gracchiò "Uno" e "Quattro." La Pepperberg, sospettando che Alex stesse provocandola, gli diede un time out e se ne andò. Come chiuse la porta, l'uccello protestò "Due...due...due...Scusa."

La notte prima della morte di Alex nel 2007, la Pepperberg, che per ragioni scientifiche era attenta a chiamare la produzione vocale di Alex 'etichette' invece di 'parole', gli augurò la buonanotte.

"Sii brava. Ti amo."

Quelle furono le ultime vocalizzazioni di Alex, non della Pepperberg.

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Come ogni grande storia, anche questa ebbe un epilogo. La prematura morte del pappagallo (questo genere ha una vita media di 60 anni) ha prodotto un enorme cordoglio nel mondo. The Economist ha pubblicato un lungo necrologio, la sezione scientifica del New York Times ha raccontato la storia, la CNN, l'Associated Press, The Guardian, e altri media gli hanno offerto un tributo. Migliaia di email e lettere di cordoglio hanno raggiunto l'infaticabile scienziata il cui lavoro era stato isolato per anni come fosse una scena del crimine. "Lascia che gli scienziati litighino quanto volgliono", questi messaggi sembravano dire. "Noi sappiamo perché il tuo cuore soffre. Hai perso qualcuno che amavi e che sentiva la stessa emozione per te."

Nessun dubbio che gli scienziati alla Conferenza in memoria di Francis Crick questa estate dibatteranno caldamente l'argomento della consapevolezza delle creature. Le idee sono allo stadio iniziale e le risposte, dice la Pepperberg, "attendono di essere scoperte."

Potrebbe essere che nessun animale a parte l'uomo moderno sia consapevole di se stesso e senta emozioni. Ma forse un paio di loro riderebbero tra sé (in modo benevolo, forse) se sapessero che noi stiamo testando la questione.

The Alex Foundation

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elena_11293

Master Florello
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(v. 8:10 cr.)


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