ehh, già, chi ha proprio di quei problemi in effetti fatica anche a passare ad altre pagine soprattutto se pesanti... allora posto direttamente i contenuti!!
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"Lo studente di Asti che porta la banda larga nei paesini grazie alla tecnologia laser" - L’invenzione di Valerio: «La rete era troppo lenta»
di Riccardo Coletti, nizza monferrato (asti) - 24/4/2016
Valerio Pagliarino vive a Castelnuovo Calcea (Asti) e frequenta il Liceo scientifico
Invece di aspettare che qualcuno risolvesse il problema, se l’è risolto da solo. Una soluzione per eliminare il «digital divide» che affligge quasi metà del territorio italiano. Valerio Pagliarino, studente di Liceo scientifico, vive in un piccolo paese dell’Astigiano, e già negli anni passati è stato premiato in concorsi scientifici. La sua nuova invenzione è portare in tutti i piccoli centri la banda larga. La banda larga in Italia, secondo una recente indagine, ci fa navigare a un quarto della velocità della Corea del Sud, capofila nel mondo. La risposta di Valerio Pagliarino è tanto semplice quanto geniale: una fibra ottica virtuale, grazie alla tecnologia laser, utilizzando i tralicci dell’alta tensione già esistenti.
L’ispirazione è arrivata da un vecchio telecomando e da un articolo de La Stampa sulla concorrenza tra Enel a Telecom per portare la fibra ottica sui tralicci della corrente elettrica. «Dove vivo, Castelnuovo Calcea, la rete è lenta. Il gestore non ci porta i 7 mega perché costa troppo, navighiamo a 0,6». Invece di chiamare il servizio clienti per lamentarsi, ha deciso di «smanettare» e trovare una soluzione. «Stavo facendo esperimenti sulla trasmissione – racconta Valerio – quando ho avuto l’illuminazione. In fondo la fibra ottica trasmette luce lungo un dispositivo fisico. Ma la tecnologia per trasmettere luce senza fili c’è, ed è il laser». Neanche il tempo di pensarla che era già in rete a cercare se altri avevano avuto la sua intuizione. «Ho cercato e ricercato, ma non c’è traccia di idee simili». Eppure Valerio, era il dicembre del 2015, non aveva ancora colto a pieno il potenziale della sua intuizione. L’occasione è arrivata dal suo liceo: il Galilei di Nizza Monferrato. «Una mia insegnante, Giuseppina Bogliolo, mi ha proposto di partecipare a un concorso – ricorda – ,“I Giovani e le Scienze 2016”. Il termine per presentare la relazione era metà febbraio, ma il bando l’ho letto solo dopo le vacanze natalizie. Quando la professoressa ha letto la mia tesina mi ha fissato per qualche istante e mi ha dato un consiglio prezioso: Valerio, corri a brevettarla».
Ora la domanda di brevetto è stata inoltrata e il Laserwan, questo il nome del progetto, potrebbe diventare realtà. Intanto Valerio ha vinto il premio speciale Aica per il miglior progetto sulle tecnologie della comunicazione e dell’informazione e la sua idea, «Laserwan: connessione a banda ultralarga laser», parteciperà all’Eucys, concorso dell’Unione Europea per i giovani scienziati che si terrà a Bruxelles dal 15 al 20 settembre.
Se gli si chiede quanto possa costare un prototipo, la risposta lascia senza parole. «L’ho già costruito – rivela –, ho usato i pezzi di un vecchio aspirapolvere, due telecomandi rotti e un paio di schede elettroniche comprate on line». Il test ha avuto successo. «Ho trasmesso un film in streaming e ha funzionato perfettamente. Secondo i miei calcoli la velocità di navigazione con questa tecnologia arriva a 500 mega al secondo sia in download che in upload». Valerio non si è fermato e ha fatto anche i conti in tasca a chi volesse acquistare la sua tecnologia. «Secondo quanto ho trovato on line, posare la fibra ottica costa 1000 euro al metro. Il mio Laserwan abbatte i costi di 100 volte. Ogni chilometro, per servire 100 utenze, costerebbe 10 mila euro». Il nemico del suo progetto è la nebbia. «Ma ho già la soluzione – conclude –, una sorta di telemetria in stile Formula 1 che modula il segnale e può bucare anche i banchi più fitti».
Fonte: "La Stampa"
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"I cittadini si fabbricano la banda larga" - Altri otto comuni aderiscono all’associazione che porta Internet a basso costo nelle piccole realtà
di Andrea Rossi, Torino - 20/7/2015
L’idea di fondo è utilizzare materiali a basso costo su cui implementare la tecnologia necessaria a trasmettere il segnale Internet
Si era capito subito che sarebbe stato un esperimento dirompente: i cittadini che si mettono in proprio per garantirsi un servizio che il mercato fornirebbe solo a condizioni improponibili o comunque piuttosto svantaggiose. Si era capito anche che molti avrebbero seguito l’esempio di Verrua Savoia, 1.477 abitanti a 60 chilometri da Torino, diventato alla fine dello scorso anno il primo comune italiano a essere considerato un provider, ovvero un fornitore di servizi Internet sul modello delle compagnie telefoniche. Nel giro di pochi mesi il modello ha piantato radici e ora mostra i primi germogli. Verrua Savoia ha fatto da apripista, poi si è aggiunto Lamporo, piccola realtà del vercellese, e da qualche giorno altri sette comuni: Brozolo, Brusasco e Cavagnolo, in provincia di Torino; Gabiano Monferrato, Mombello Monferrato, Moncestino, Villamiroglio, in provincia di Alessandria.
'Contro il «digital divide»'
Entro fine anno 3.200 famiglie otterranno una connessione a Internet pagando una cifra quasi irrisoria, 50-80 euro l’anno a seconda dei casi. Gliela fornirà non il Comune (la legge lo vieta) ma un’associazione di cittadini creata ad hoc da un professore del Politecnico. Daniele Trinchero, fondatore del laboratorio i-Xem, qualche anno fa - dopo aver portato Internet a costo zero (o quasi) nei luoghi più remoti, e perciò ignorati dalle grandi aziende di telecomunicazioni, dal Monte Rosa alla foresta amazzonica, alle isole Comore - ha deciso di portarlo anche a casa sua, Verrua Savoia. Un piccolo comune in collina, tra i tanti a scontare il «digital divide» che affligge l’Italia, divisa tra le aree urbane raggiunte dalla banda larga e le piccole realtà, spesso sprovviste.
L’esperimento è cominciato così: Trinchero, con un gruppo di ricercatori, ha recuperato vecchi pc, schede radio, antenne, e realizzato due ponti radio da quaranta chilometri ciascuno portando la banda larga sul 97% del territorio di Verrua. Quattro anni dopo quel progetto si è trasformato: esaurito il finanziamento del ministero dell’Università e il contributo del Politecnico, è diventato un’associazione composta dai cittadini di Verrua, chiamata «Senza Fili, Senza confini», che oggi fornisce la banda larga a 360 famiglie (su 650) al costo di 50 euro l’anno. Una rivoluzione: nei mesi scorsi ne hanno parlato il New York Times, la Bbc, Al Jazeera. Un apripista per il resto d’Italia: in sei mesi mille comuni hanno scritto o telefonato per chiedere informazioni. E l’associazione dei Digital Champions italiani ha chiesto a Trinchero, che di «Senza Fili Senza Confini» è presidente, di analizzare la replicabilità del modello adottato a Verrua.
'Il modello si estende'
Ed ecco il terzo programma: «Senza Esclusi». Trinchero ha analizzato la situazione: la forbice tra zone urbane e rurali negli ultimi anni si è progressivamente ampliata. All’interno della stessa campagna esiste un divario digitale: anche quando il capoluogo ha accesso alla banda larga quasi mai la connessione raggiunge tutto il territorio, anzi, spesso i piccoli insediamenti ne restano privi. «Senza Esclusi» è un modo per mettere a disposizione le competenze tecniche e l’esperienza accumulata a Verrua. Il primo a testarlo è stato Lamporo, in provincia di Vercelli. Poi si sono aggiunti gli altri sette, per ora inglobati dall’associazione ma solo finché non riusciranno a cavarsela da sé. Altri arriveranno, del resto il bacino potenziale è sterminato: basti pensare che 3.521 degli 8.092 comuni italiani hanno meno di 2 mila abitanti.
Fonte: "La Stampa"