Molto interessante questa discussione.
Ok per il questionario, sono da sempre contraria alla vivisezione.
Interessi economici inimmaginabili ruotano intorno ai farmaci.
Il futuro per la ricerca è l'ingegneria biomedica, ma la strada sarà ancora molto lunga.
Leggete quanto segue , può essere utile .
Banche italiane di tessuti umani - DOSSIER
gennaio 2006
Il progetto "Banche Italiane di Tessuti Umani" prende spunto dall'opuscolo svizzero "Tossicità Legale 3; Progetto ATRA: Banche di Tessuti Umani", ed. ATRA, di cui una sintesi è stata pubblicata sulla rivista ATLA (Alternatives To Laboratory Animals), Volume 33, anno 2005, pag. 29-36 col titolo "Human Research Tissue Banks: The ATRA Project for Establishing a Human Research Tissue Bank in Switzerland".
Il progetto italiano è a cura dell'"International Center for Alternatives in Research and Education, I-CARE", di cui sponsor e referente italiano è l'associazione LeAL.
Introduzione
Nel 1885 si scoprì che le cellule potevano essere mantenute vive in colture cellulari al di fuori del corpo. Da allora le tecniche di laboratorio per far crescere, sviluppare e mantenere cellule, tessuti e organi umani o animali in vitro (cioè al di fuori dell'organismo) sono enormemente progredite.
Parlare di organi è ormai di linguaggio comune: fegato, cuore, cervello, ecc. sono organi del corpo umano. Banalizzando si può dire che gli organi sono formati da tessuti e i tessuti, a loro volta, sono formati da cellule. Tutto questo materiale umano rappresenta una delle più importanti risorse delle ricerca biomedica. Forse rappresenta anche la più importante risorsa "sprecata" della ricerca biomedica.
È attualmente possibile usare tessuti umani per studiare malattie, conoscere le modalità di funzionamento del corpo umano, sviluppare e testare nuovi farmaci.
Molte ricerche biomediche sono effettuate utilizzando tessuti ma, in modo apparentemente illogico, sono utilizzati principalmente cellule, tessuti e organi di origine animale.
In Italia non esistono dati ufficiali sul numero di animali utilizzati per il prelievo dei tessuti ma, effettuando un confronto con la Svizzera (100 mila animali l'anno con un totale di animali usati a scopi sperimentali che è la metà rispetto all'Italia) e con il regno Unito (400 mila animali l'anno con un totale doppio di quello italiano), è ragionevole ipotizzare che siano circa 200 mila gli animali uccisi annualmente esclusivamente a questo scopo.
Spesso gli scienziati discutono delle difficoltà di estrapolare all'uomo risultati ottenuti su animali ma, in questo caso, anche lo scienziato più a favore dell'uso di animali non può se non ammettere che, potendo scegliere, sia meglio utilizzare direttamente tessuti umani che non tessuti animali per lo studio del corpo umano, delle sue malattie, delle sue cure.
Principalmente, l'uso di tessuti umani fornisce dati per la specie di interesse: gli esseri umani. Perché non utilizzarli in maniera costante invece di continuare a utilizzare tessuti animali?
Il principale problema è quello della difficoltà di un reperimento sufficiente e continuo di tessuti umani. Gli scienziati possono essere riluttanti a pianificare progetti di ricerca a medio-lungo termine senza avere la garanzia che i tessuti saranno disponibili al momento opportuno. Problema che non sussiste mantenendo animali negli stabulari e sopprimendoli al momento necessario.
Il problema della disponibilità di tessuti e organi umani per la ricerca è reale e sentito: non sono disponibili abbastanza tessuti per soddisfare la richiesta delle industrie e dei centri di ricerca pubblici.
Il materiale umano può essere ottenuto come:
surplus di tessuto chirurgico (che attualmente viene buttato via e diventa rifiuto sanitario)
tessuto da donatore (quando non adatto a trapianto)
tessuto post-mortem (da medicina legale)
Questo progetto ha come scopo il potenziamento della ricerca biomedica in Italia tramite la creazione e/o il supporto a una o più Banche di Tessuti Umani. Una Banca di Tessuti Umani è una struttura in grado di reperire, trattare, conservare e diffondere cellule, tessuti e organi umani.
In molti paesi, dove simili progetti sono già stati avviati, era stata evidenziata la preoccupazione che questo tipo di "donazione" di materiale umano potesse entrare in concorrenza con le donazioni per i trapianti, e quindi potesse essere malvista sia dal pubblico che dalle banche di tessuti esistenti (che si occupano solo di trapianti).
In realtà si è visto che questo non avviene, innanzitutto perché la donazione "da cadavere" avviene post-mortem, e non a cuore battente come accade per i trapianti di certi organi, e poi perché molti organi e tessuti non sono comunque utilizzabili per i trapianti.
Per un trapianto di cuore l'organo viene asportato a cuore battente, e la morte è solo cerebrale. L'organo di un paziente già morto non serve per i trapianti, ma per la ricerca sì. Quindi, anche eventuali obiezioni di tipo etico sull'espianto a cuore battente non si pongono nel caso delle donazione per ricerca, perché questa avviene post-mortem.
Per le donazioni di materiale di scarto delle operazioni, il problema non si pone assolutamente perché questo non risulta di alcuna utilità per i trapianti. Principalmente si tratta di tessuto che viene buttato via, che diventa un rifiuto sanitario e che presuppone costi di trattamento e smaltimento a spese della collettività.
Perciò, la donazione per la ricerca non si pone mai in concorrenza con quella per trapianto, e non pone problemi etici sull'espianto perché avviene dopo la morte del paziente oppure i tessuti donati sono scarti di operazioni chirurgiche.
La maggiore risorsa di biomateriali della ricerca medica viene, attualmente, buttata via.
È attualmente considerata rifiuto speciale ospedaliero che deve essere trasportato, trattato e smaltito a spese della collettività, sia in termini economici che sanitari. In tutte le nazioni, questo spreco sta costando ogni anno un numero non quantificabile di vite umane e un numero più o meno quantificabile di vite animali.
Fralema