Ciao Duca,
bella domandina semplice che richiederebbe pagine e pagine di risposta. Ogni bonsaista ha un suo terriccio, trovato dopo lunghe ricerche e prove, a cui è affezionato e che non cambierebbe. E ogni terriccio ha una sua validità. Se ti interessa, io posso dirti quello che ho capito in diversi anni, cioè che il terriccio ideale deve mediare fra le esigenze del bonsai e quelle del bonsaista. I bonsai, per le ridotte dimensioni dei vasi, devono sviluppare radici capillari, le sole utili per assorbire i nutrienti.
In natura nei terreni incoerenti, quelli sabbiosi o ghiaiosi per capirci, dove generalmente c’è scarsità di acqua e di nutrienti, le piante sviluppano abbondanti radici capillari per assorbire al meglio il poco disponibile e per ancorarsi meglio. Al contrario, nei terreni compatti, normalmente argillosi, ricchi di umidità e che non disperdono i nutrienti, le radici sono poco ramificate. Per questo motivo un terriccio generico per bonsai dovrebbe essere sciolto, con una grossa parte di granuli inerti o addirittura costituito di soli inerti se chi lo utilizza è in grado di fertilizzare quando è necessario e di annaffiare, d’estate, magari più volte al giorno. Per gli inerti c’è solo l’imbarazzo della scelta e qualche considerazione di ordine economico. Si possono usare akadama, pomice, lapillo, sabbia di fiume grossolana e con questi componenti che non trattengono a lungo l’acqua i rischi di marciumi radicali sono veramente minimi. Se non è possibile annaffiare spesso bisogna necessariamente aggiungere materiali che trattengano più a lungo l’acqua, cioè argilla, torba o terriccio universale, ognuno dei quali presenta lati positivi e negativi. L’argilla, normalmente presente nella terra di campo o di giardino, se tende ad intasare la miscela ed a limitare il ricambio dell’aria, che pure è importantissima per le radici, trattiene però a lungo i fertilizzanti. La torba aumenta l’acidità del terriccio, è indispensabile per le piante acidofile, trattiene bene l’acqua ma se disgraziatamente si asciuga troppo è poi molto complicato bagnarla di nuovo. Dei terricci universali non è possibile parlare, sono troppo eterogenei e spesso a base di torba. Aggiungo che tutti i componenti dovrebbero essere sterilizzati per evitare la presenza di patogeni e che l’argilla espansa si può usare come strato sul fondo del vaso per migliorare il drenaggio, ma considerando la poca profondità dei vasi è forse meglio non usarla. Spero di non averti confuso le idee con questa lunga chiacchierata ma di averti dato spunti di approfondimento che ti porteranno a costituire il “tuo” terriccio. Buon lavoro