valentinaTS
Giardinauta Senior
Una domanda "intrusa" per Pietro Puccio: come scopro a che zona climatica appartengo ?
Grazie
Grazie
......... ci sono le tabelle in rete, le stò cercando da mezz'ora ma ancora non ho trovato un tubo continuo ................valentinaTS ha scritto:Una domanda "intrusa" per Pietro Puccio: come scopro a che zona climatica appartengo ?
Grazie
Se non hanno niente da ridire i "destinatari", potete mettere tutti i link che vi pare...Traudi ha scritto:...altrimenti mi tocca andare a cercare quello che scrivo da qualche altra parte
Per curiosare il link dell'altro forum lo potresti mettere? si - no- privatamente
...
Pietro Puccio ha scritto:- Ciaseta: è questo il metodo più semplice, tutti gli altri tengono conto di moltissimi parametri.
............ giusto te :love_4: che ci speravo in una tua risposta pensa che dopo aver cercato questa tabella per un'ora con google, e non trovando un bel fico secco di niente mi è venuto in mente che in questo foum avevi già postato qualcosa del genere, e quindi, mi bastato fare la ricerca con 3 parole "magiche", il tuo nick e l'ho trovata sulbito -:-Pietro Puccio ha scritto:Recentemente in un altro Forum dedicato alla flora tropicale e subtropicale ho inviato il seguente messaggio che riporto integralmente qui (con la speranza che il moderatore non se ne abbia a male...)
Per noi siciliani, oltre ai tuoi preziosissimi dati ed elaborazioni, può essere d'aiuto anche confrontarli con quelli mostrati nel seguente sito del SIAS:Pietro Puccio ha scritto:Recentemente in un altro Forum dedicato alla flora tropicale e subtropicale ho inviato il seguente messaggio che riporto integralmente qui (con la speranza che il moderatore non se ne abbia a male...)
"Visto che si è già accennato alle zone climatiche, quanto segue vuole essere un spunto (molto grezzo) di discussione per cercare di arrivare a qualche conclusione che possa essere di valido aiuto per tutti noi. Esistono molte classificazioni delle aree climatiche che tengono conto di vari parametri, ma in genere o non sono disponibili o sono poco utili ai nostri fini. Infatti la stragrande maggioranza delle informazioni sulla rusticità delle varie specie proviene da pubblicazioni o da siti web anglofoni, i quali da anni utilizzano il metodo proposto dal Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA) per la indicazione delle zone climatiche. Questo metodo è forse il più impreciso, ma è certamente il più semplice e facile da adottare, e si basa esclusivamente sulla media dei valori minimi annuali di temperatura registrati in un congruo numero di anni. La suddivisione delle zone secondo tale metodo è riportata in molti siti, tra cui consiglio questo per le utili indicazioni che riporta:
http://www.usna.usda.gov/Hardzone/index.html
Il metodo, come detto, non tiene conto di tutti gli altri parametri climatici che intervengono sulla rusticità o meno ed in effetti è necessario apportare delle correzioni (lo hanno fatto negli USA nel disegnare la mappa delle zone) al fini di potere applicare i dati di rusticità in situazioni diverse da quelle di origine. Esistono alcune mappe dell’Italia più o meno dettagliate, ma a mio parere tenerne conto per l’introduzione di nuove specie subtropicali e tropicali porterebbe ad una strage. Fra le tante ‘diversità’ che possono incidere o addirittura stravolgere la classificazione vi è la durata del periodo freddo, infatti per ogni specie esiste un valore minimo di temperatura di sopravvivenza legato alla durata, classico esempio quello della Cocos nucifera che supera indenne a Miami temperature minime sporadiche più basse di quelle che si hanno a Palermo, dove però muore già a fine autunno-inizio inverno quando le temperature minime cominciano ad attestarsi sui 14 –16 °C.
A questo proposito ho raccolto dati (pubblici) sulle temperature di alcune stazioni meteo italiane per ricavare la relativa zona secondo il metodo dell’USDA. A parte miei errori, sicuramente presenti, ne risulta l’immagine di una Italia tropicale, cosa che tutti sappiamo non essere. Per tentare di chiarire questa incongruenza ho riportato le medie (30 anni) delle temperature minime giornaliere di dicembre, gennaio e febbraio delle stazioni italiane e quelle di tre località degli USA; è evidente a parità di zona la marcata diversità nelle temperature medie ed è proprio questo che fa la differenza (anche se non tutta).
Visto che a noi interessa ricavare una mappatura del nostro territorio tale che siano applicabili le indicazioni di rusticità di letteratura, non possiamo utilizzare il metodo alla lettera. Una maniera per risolvere il problema è quello di partire dalle temperature minime assolute, ma correggere la zona risultante sulla base delle indicazioni di rusticità, o meno, di specie note e diffuse e per far questo occorre l’esperienza sul campo di tutti. Sempre come proposta iniziale ho inserito nell’ultima colonna quella che sulla base di indicazioni sulla rusticità di amici sparsi per l’Italia, nonché di informazioni raccolte nei vari forum di giardinaggio, potrebbe essere a mio parere una classificazione cautelativa.