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AL-ÁNDALUS E DINTORNI – Poesia d’amore arabo-andalusa

Masolino

Bannato
Ti consacro un amore puro e senza macchia

Ti consacro un amore puro e senza macchia:
Nel profondo di me è chiaramente scritto e inciso il tuo affetto.
Se nel mio spirito ci fosse altra cosa oltre te,
la afferrerei e la distruggerei con le mie stesse mani.
Non voglio da te altro che amore;
Al di fuori dell’amore, non chiedo nulla.
Se lo ottengo, la Terra intera e l’umanità
Saranno per me grumi di polvere e gli abitanti della mia patria, insetti.




Appartieni al mondo degli angeli o a quello degli esseri umani?


Appartieni al mondo degli angeli o a quello degli esseri umani?
Dimmelo, perché la confusione si prende gioco del mio intelletto.
Vedo una figura umana; però, se mi affido alla mia ragione,
trovo che il tuo corpo è un corpo celeste.
Benedetto sia Colui che bilanciò il modo d’essere delle sue creature
e fece sì che, per sua natura, fosse luce splendente!
Non posso dubitare che tu sia un puro spirito che si è avvicinato a noi
per un’affinità che lega le anime.
Non c’è prova che attesti la tua incarnazione, la tua presenza corporea,
né altro argomento se non il fatto che sei visibile.
Se i nostri occhi non contemplassero il tuo essere, diremmo
Che tu sei la Sublime Vera Ragione.


Ibn Hazm, Cordova (994-1063)
 

Masolino

Bannato
Se tu vuoi, mai, mai finirà il nostro amore

Se tu vuoi, mai, mai finirà il nostro amore:
misterioso, senza macchia, vivrà nel mio cuore.
Per conquistare il tuo, sangue e vita darei:
e il sacrificio sarebbe leggero, confrontato con il premio.
Questo giogo nessuno poté toglierlo dalla mia anima:
e tu ancor più pesante lo imponesti. Non temere la sua ribellione.
Disprezzami! Lo sopporterò. Rimproverami! Hai ragione.
Fuggi! Ti seguo. Parla! Ti ascolto.
Ordina! Sono tuo schiavo.


Che male ci può essere…

Che male ci può essere nel tuo mostrarti compassionevole
se tu sei la mia malattia e ben lo sai?
Sei compiaciuta! Mia necessità, mio desiderio,
nel sentirti libera dai miei lamenti
e nel riderti dell’amore mentre io piango.
Dio sia il giudice della nostra vicenda.
Io esclamo, quando il sogno fugge da me,
come colui che è tormentato a causa del suo cuore innamorato:
colei che dorme e per il cui amore non riesco a dormire,
regalami il sonno, tu che dormi!



Ibn Zeidun (1003-1070),
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Ciao Masolino...
molto struggenti queste poesie. Conosco delle poesie di autori andalusi di quel periodo, in particolare conosco le muwassaha, poesie dalle brevi strofe in lingua araba classica, con la particolarità di terminare con una strofa in arabo volgare o lingua romanza. Anche queste sono particolarmente commoventi e, se ricordo bene, sono tra le prime testimonianze della lingua spagnola, nel senso che, probabilmente, l'ultima strofa (spesso distante come argomento dal resto della poesia) era la trascrizione di qualche composizione precedente.


Trascrivo quella di Bakr Yahyà Ibn Baqì

Languidi soffi penetrano il mio essere, resuscitando le antiche ansie. Mi portano saluti di colei che tormenta la mia anima estenuata con i suoi rifiuti. Maledetta lontananza, Dio ti maledica!

Quale fu la mia colpa, secondo la legge d'amore, da quando mi lasciò solo e triste? Nessuno potrà sostituirla nel mio affetto. E che posso fare? Non vuol vedermi: a che astuzia posso ricorrere?


Torna indietro, brezza, torna là donde vieni e porta un saluto disperato là stesso dove è la mia amata. Deponi nelle sue mani un bacio lieve da parte mia e sii umile come conviene.

Nere come la notte, le ciocche ricciute disegnano curve simili a svelte c o ad un aspide o ad un curvo bastone, sopra una distesa di rosa e di neve, rifugio difeso da sciabole

una fanciulla che innamorata, soffre, ripulse e soffre la lontananza così canto piangendo la sua pena:

Viene la Pasqua, ohimé, ancora senza di lui
lacerando il mio cuore per lui
 

Masolino

Bannato
Triste per i giardini di Az-zahra

Triste per i giardini di Az-Zahra vado pensando a te.
Ride la terra e limpida e chiara è oggi l’aria.
È tanto mite il vento d’Occidente e tanto dolcemente sospira,
che mi pare percepisca le mie pene e le guardi con pietà.
Se, nel trascorrere per il campo fiorito, brilla, colpito dai raggi del sole,
il ruscello è collana di perle che cinge il tuo collo.
Questo giorno ricorda la bellezza di un altro giorno, remoto,
quando, nel segreto, amore ci fu propizio e ci regalò una fugace allegria.
I fiori che distillano rugiada si direbbe che piangano,
che lamentino la fine del mio amore, che compiangano la mia sorte.
Oggi, come allora, la fertile vallata si adorna di colori,
e al peso della rugiada si inclinano gli steli dei fiori.
Come alba viva della mattina, risplende la rosa,
e il fior di loto sognatore e pensieroso si dondola nell’aria.
E tutto ciò che sento, tutto ciò che vedo, fiori, vento, luce, profumo,
accende, avviva più ancora questo desiderio che mi consuma l’anima.
Magari la morte mi avesse strappato il sentire e l’essere,
prima che lo spietato destino mi trascinasse via da te.
Se il vento mi portasse al tuo fianco con le sue ali leggere,
nel pallore e nella tristezza del mio volto, tu conosceresti il mio dolore,
Mia unica, mia amata, mio tormento, che non posso dimenticare,
le tue proteste d’amore, il tuo giuramento, dimmi, dove sono andati?
L’ingratitudine del tuo cuore ti ha strappato via una memoria tanto fastidiosa.
Mentre conservare la fede che io ti giuravo era tutta la mia gloria.


Anche se mi hanno allontanato da te…


Anche se mi hanno allontanato da te, tu vivi dentro il mio petto:
per il mondo mi hai dimenticato, e sei il mio mondo e il mio cielo.
Le gioie che ti circondano cancellano nel tuo pensiero
l’amante che ti ama tenacemente, fino al più lieve ricordo.
Ancora non ho raggiunto il fine cui sempre aspiro.
“Che fine?” chiedi. “Della mia vita”
ti risponderei in ogni momento


Ibn-Zeidun, il più famoso amante-poeta della Spagna araba.
 
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