P
Piera
Guest
E' la mia filosofia di vita da qualche anno che mi ha anche condizionato ma mi serve a vivere serena in una terra dove il senso civico per gli animali è tabula rasa, una semplice uscita per il parrucchiere o una cena fuori con amici può trasformarsi in un tumulto di sensazioni che sono dolore, angosce e impotenza, un cane legato ad un palo con evidenti segni di combattimento o un cane morto lasciato settimane sotto le intemperie impediscono di goderti le piccole gioie. Oggi non volevo uscire ma avevo voglia di andare nella casa di campagna, volevo vedere il cagnetto che abbiamo lì, volevo affacciarmi dalla veranda e contemplare le montagne che si stagliano da una parte della casa, ero indecisa però, tutta la mattinata a dirmi se andare o no, decido e con mio marito mi imbarco in questa passeggiata, non l'avessi mai fatto, arrivo e subito attraverso la rete metallica intravedo nella nostra proprietà un cagnetto accucciato, trema violentemente, poichè è magrissimo mio marito mi dice che ha fame io invece capisco subito che il cane è avvelenato, mi avvicino all'animale, è una bellissima cucciola di cernieco dell'Etna, un cane da caccia, ha le mucose blu, dico a mio marito di portarlo dal veterinario ma il cane vomita croccantini, si accascia e dopo violenti spasmi muore. Rimango inebettita, piango e mi dispero, mi chiedo chi ha potuto commettere una cosa così atroce, chi ci da il diritto di scegliere per la vita di un animale, mille domande affollano la mia mente, l'hanno abbandonata, era scappata, se fossimo venuti prima forse si poteva salvare, con la testa attraversata dai mille perchè mi giro verso mio marito e gli dico: Meglio stare in casa.