cara Costanze, credo che tutti abbiamo paura della morte, perchè equivale a sofferenza sia che si finisca sbudellati dalle bombe o in un frontale del sabato notte o che si finisca consumati della vecchiaia. Anche Gesu ha avuto paura di morire e ha gridato il suo terrore.
Io ho il terrore di morire nel dolore, spero di morire in un solo colpo, spero di non dover aspettare la morte consapevole sofferente impotente.
Il tuo discorso andava però oltre alla morte in se stessa o al divenire, reincarnazione o paradiso che sia. Superare il proprio limite cronologico, ripartiamo da queste belle fredde parole per dire morire. Gli uomini vorrebbero diventare immortali, non riuscendoci hanno costruito piramidi, ormai hanno più di 4000 anni, i francesi anche loro hanno un po’ questa passione di essere ricordati ad ogni costo e così il Pompidou ci ha lasciato il grande Museo, Mitterand la Grande biblioteca e l’arco della Defense, chissà se dureranno 4000 anni anche queste.
Nel piccolo pezzo di giardinetto condominale dove abita mia madre c’è un pinetto che aveva piantato mio padre; io ho ancora dei gerani con un fiorellino semplice che mia madre da anni continua a ricoverare in cantina in inverno e ripiantare in primavera, sono dei gerani di mio padre, che sono stati sempre a casa nostra da quando i miei si sono sposati nel ‘53, ora anch’io ne ho portato una pianta nella casa dove vivo con la mia compagna.
Ma non era nemmeno questo credo il cruccio che ti ha fatto scrivere questo post, non ho mai visto il film a cui hai fatto cenno (ci vado non più di due volte l’anno al cinema), ma credo che forse volevi far riferimento a l’inutilità che ci si sente addosso in certi momenti della vita.
Così ti ho scritto QUI E ORA, che non vuol dire, come poteva sembrare, che mo ti arriva uno ZOT che ti fulmina. QUI E ORA, è un pensiero buddista, vivere intensamente in questo momento, non pensare a cosa sarà domani, non farsi prendere dall’ansia, essere soddisfatti di quello che si sta facendo e vivere quel momento. Essere soddisfatti della semplice banalità del vivere. Purtroppo io, tu e molti di noi hanno letto troppi libri, si chiedono troppe cose, siamo sempre agitati, sempre fuori posto, sempre diversi, sempre in lotta con se stessi e con tutto il mondo, siamo complicati e insoddisfatti, mica sempre sempre però, brevi momenti di equilibrio riusciamo a volte a trovarli.
Insomma io non riesco a essere nemmeno un materialista/buddista, faccio un lavoro e penso a quello dopo e poi quello che ho appena finito non mi piace già più. Spesso credo che se avessi pensieri più semplici mi sarebbe più facile vivere, avrei le mie risposte già scritte, o anche se fossi credente saprei almeno dove si va a finire e che la giustizia che non ho avuto in terra l’avrò nell’aldilà, ma purtoppo non ho avuto il dono della fede.
L’unico desiderio che ho per il dopo mia fine è di essere cremato e le ceneri sparse dalla cima dell’Ortles, cosi dico sadicamente alla mia compagna che voglio che ce le porti lei personalmente la in cima, me la immagino a 99 anni a andare in cima all’Ortler con l’urnetta delle mie ceneri. Ma se anche non succederà così che importa tanto mica lo saprò mai dove saranno finite le mie ceneri.
Per superare il limite cronologico l’uomo fa i figli, vede perpetuare il se stesso che gli cresce davanti agli occhi, io figli non ne ho e non ne voglio avere.
Il mio amico Rokerduck che ha vissuto tutta la vita per accumulare roba ora è molto dispisciuto di essere vicino alla fine anche per via di quella storia della cruna dell’ago e vuole mangiarsi tutto il patrimonio per non lasciarlo a figli e nipoti ma soprattutto alle rispettive mogli e mariti, solo che è tanta di quella roba che gli ci vorrano altre tre o quattro vite per consumare tutto. Insomma i soliti fortunati.