A
Andrè
Guest
Una volta esisteva un avatar, che si chiamava il Marchese del Ficus. un nome un programma. Tipo strano, davvero. Qualcuno l'ha conosciuto, qualcuno no, ma tanto se l'è squagliata e non è stata una gran perdita. Lo detesto, ma riconosco che questo idiota mi ha insegnato alcune cose, indirettamente, e delle quali farò tesoro. Il resto erano chiacchere buttate là in mezzo a mille altre.
Qua è pieno di altri avatars, peraltro: pupazzetti, foto, disegnini, una firma sotto, uno spazio per comunicare... nulla di concreto, solo una manciata di zero e uno (codice binario). Cose finte, insomma. Chiunque può avere il suo avatar e comportarsi di conseguenza: in alcuni anni di web ho sperimentato (sopratutto su me stesso) che l'avatar spesso ti cambia, guida le tue mani sulla tastiera e molto spesso, praticamente sempre, è una corazza dietro la quale ci si può nascondere, e che permette di fingere di essere diversi da ciò che si è e conquistare qualcosa che dalla vita vera non sai o puoi avere. La cosa può essere dannosa. Perchè poi, alla fine,chi siede dietro la tastiera NON è un avatar, ma una persona, se si scava un po' più a fondo. A volte basta grattare un pochino il terreno, altre, spessissimo, si deve usare una trivella...
marchese si è suicidato perchè era stanco di essere così, perchè, scava scava, la persona era cambiata, molto stanca di tante cose inutili che si portava appresso appiccicate all'avatar come un'etichetta, le sue idee le convinzioni, il numero di messaggi, i pustolosi bollini verdi la cui scomparsa regala gastriti e notti insonni a tanti avatarini... semplici bytes, kilobytes, stringhe in un database che possono dare il malumore. Anche il marchese era una cosa fasulla come tutte le altre: era -anche lui- una maschera, molto probabilmente. Sicuramente lo era. Perchè se la prendeva per sciocchezze, per discussioni infantili, considerava le provocazioni come una cosa che oltrepassavano l'avatar e toccavano la persona. Una roba del genere fa male.
Infatti era un cretino, con buona pace di chi aveva stima di lui,
(alcuni, ma qui si parla di persone VERE, conoscevano e conoscono la persona che il Marchese proteggeva, ma è un altro discorso) un avatar insolente e capriccioso che troppo spesso dimenticava di essere un finto che aveva a che fare con altri finti. Giocava un gioco di ruolo che non gli piaceva più, ma per fortuna qualche regola è cambiata.
Fine: il Marchese se ne è andato, e la persona che lo digitava è stata qualche giorno a pensare, riposarsi e rilassarsi per bene. Leggendo e rileggendo le mail degli amici che non sono avatars. Riflettendo sull'utilità della sua vita digitale.
Poi, essendo una persona, peraltro molto tenerella, ha tirato le sue somme e ha pensato che tra poche persone vere e molti avatar, di questi ultimi non ne bastano mille per fare una persona che ti pensa. Peraltro ama coltivare i bonsai, parlare di bonsai, e non vi è posto migliore di questo per farlo.
Ritornato senza troppo clamore o casino, ora si guarda intorno: molto leggero, senza fardelli, e sinceramente molto più distaccato (e francamente divertito) dalle sciocchezze da perditempo che ancora si creano perchè null'altro si ha di meglio da fare... eh ha da venì baffone....
Fazioni, numeretti, provocazioncine da zitella, tentativi di affermare un'autorità che non si ha... tentativi di portare avanti idee che non cambieranno nulla perchè non si ha il potere, ipotesi, opinioni, voci, esternazioni, contrasti, vittimismi, ipocrisie, ingenuità, predicozzi, moralismi, barzellette, link... tutti digitali, tutti inconsistenti. utilissimi ad allontanare per un attimo le frustrazioni di tanti o per alimentarle, ma tanto spengi il PC e le cose sono due. O hai la gastrite, o non ce l'hai... un avatar è digitale e di gastrite non soffre, chi lo digita sulla tastiera forse si.
Ergo: Takezo Kensei è solo un avatar, per tutti, nessuno escluso.
Io no, invece. Finalmente lo ho capito.
Qua è pieno di altri avatars, peraltro: pupazzetti, foto, disegnini, una firma sotto, uno spazio per comunicare... nulla di concreto, solo una manciata di zero e uno (codice binario). Cose finte, insomma. Chiunque può avere il suo avatar e comportarsi di conseguenza: in alcuni anni di web ho sperimentato (sopratutto su me stesso) che l'avatar spesso ti cambia, guida le tue mani sulla tastiera e molto spesso, praticamente sempre, è una corazza dietro la quale ci si può nascondere, e che permette di fingere di essere diversi da ciò che si è e conquistare qualcosa che dalla vita vera non sai o puoi avere. La cosa può essere dannosa. Perchè poi, alla fine,chi siede dietro la tastiera NON è un avatar, ma una persona, se si scava un po' più a fondo. A volte basta grattare un pochino il terreno, altre, spessissimo, si deve usare una trivella...
marchese si è suicidato perchè era stanco di essere così, perchè, scava scava, la persona era cambiata, molto stanca di tante cose inutili che si portava appresso appiccicate all'avatar come un'etichetta, le sue idee le convinzioni, il numero di messaggi, i pustolosi bollini verdi la cui scomparsa regala gastriti e notti insonni a tanti avatarini... semplici bytes, kilobytes, stringhe in un database che possono dare il malumore. Anche il marchese era una cosa fasulla come tutte le altre: era -anche lui- una maschera, molto probabilmente. Sicuramente lo era. Perchè se la prendeva per sciocchezze, per discussioni infantili, considerava le provocazioni come una cosa che oltrepassavano l'avatar e toccavano la persona. Una roba del genere fa male.
Infatti era un cretino, con buona pace di chi aveva stima di lui,
(alcuni, ma qui si parla di persone VERE, conoscevano e conoscono la persona che il Marchese proteggeva, ma è un altro discorso) un avatar insolente e capriccioso che troppo spesso dimenticava di essere un finto che aveva a che fare con altri finti. Giocava un gioco di ruolo che non gli piaceva più, ma per fortuna qualche regola è cambiata.
Fine: il Marchese se ne è andato, e la persona che lo digitava è stata qualche giorno a pensare, riposarsi e rilassarsi per bene. Leggendo e rileggendo le mail degli amici che non sono avatars. Riflettendo sull'utilità della sua vita digitale.
Poi, essendo una persona, peraltro molto tenerella, ha tirato le sue somme e ha pensato che tra poche persone vere e molti avatar, di questi ultimi non ne bastano mille per fare una persona che ti pensa. Peraltro ama coltivare i bonsai, parlare di bonsai, e non vi è posto migliore di questo per farlo.
Ritornato senza troppo clamore o casino, ora si guarda intorno: molto leggero, senza fardelli, e sinceramente molto più distaccato (e francamente divertito) dalle sciocchezze da perditempo che ancora si creano perchè null'altro si ha di meglio da fare... eh ha da venì baffone....
Fazioni, numeretti, provocazioncine da zitella, tentativi di affermare un'autorità che non si ha... tentativi di portare avanti idee che non cambieranno nulla perchè non si ha il potere, ipotesi, opinioni, voci, esternazioni, contrasti, vittimismi, ipocrisie, ingenuità, predicozzi, moralismi, barzellette, link... tutti digitali, tutti inconsistenti. utilissimi ad allontanare per un attimo le frustrazioni di tanti o per alimentarle, ma tanto spengi il PC e le cose sono due. O hai la gastrite, o non ce l'hai... un avatar è digitale e di gastrite non soffre, chi lo digita sulla tastiera forse si.
Ergo: Takezo Kensei è solo un avatar, per tutti, nessuno escluso.
Io no, invece. Finalmente lo ho capito.
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