Il colpo di fuoco battericocolpisce numerose rosacee coltivate, arboree e arbustive; viene così detto per il caratteristico imbrunimento dei germogli, dei fiori e delle foglie che sembra causato da una fiammata.
Il pero ed il melo sono gli ospiti suscettibili di maggiore interesse economico. Oltre a questi le piante ospiti di E. amylovora comprendono 150 specie in 37 generi appartenenti alla famiglia delle rosacee, di cui numerose ornamentali.
Fra le piante ad interesse vivaistico-ornamentale, i generi particolarmente danneggiati dagli attacchi della batteriosi sono Chaenomeles, Cotoneaster, Crataegus, Cydonia, Pyracantha, Sorbus e Stranvaesia.
Il colpo di fuoco batterico può manifestarsi su tutte le parti aeree della pianta. I sintomi possono evidenziarsi dalla ripresa vegetativa con avvizzimento e annerimento dei mazzetti fiorali e più tardi, con l'imbrunimento e successivo disseccamento dei frutticini.
Dai punti di infezione primaria la batteriosi si trasmette poi ai rami; in assenza di infezioni fiorali i frutticini si possono infettare attraverso i piccioli inseriti su rametti colpiti dalla mallattia.
Le infezioni fogliari si manifestano con imbrunimento della lamina e suo arrotolamento verso l'alto, cui segue un avvizzimento. Fiori, foglie e giovani frutti avvizziti rimangono attaccati al ramo. Alle infezioni fogliari e dei fiori può seguire la necrosi dei giovani germogli, erbacei ed in attiva crescita, che avvizzendo assumono il caratteristico ripiegamento a manico di ombrello.
In genere gli organi colpiti dal colpo di fuoco batterico assumono una colorazione bruno-nerastra (es. pero) o marrone-rossastra (es. pyracantha o cotoneaster).
Con la progressione dell'infezione sui rami, branche e tronco, si ha la formazione di cancri corticali più o meno espansi con aree di forma irregolare, di colore scuro, a margine leggermente sopraelevato e talora vescicoloso.
Quando il cancro interessa l'intera circonferenza di un ramo ne causa l'avvizzimento e può determinare la morte della pianta se interessa il tronco o il colletto. Alla fine della stagione vegetativa al bordo del cancro compaiono fessurazioni, la corteccia diventa bruna e s'affossa al centro. Il cancro in genere è diffuso e presenta sotto la corteccia delle striature color rosso volpino, spesso ha un odore caratteristico di mele fermentate. Anche i frutti possono essere colpiti dalla batteriosi manifestandosi con aree imbrunite e molli, soggette a marciume.
Il colpo di fuoco batterico ha una progressione rapida nei tessuti della pianta ospite e può portare rapidamente alla morte dell'intera pianta. .
E. amylovora svolge il proprio ciclo biologico in associazione con la pianta ospite. . Alla ripresa vegetativa i cancri riprendono la loro attività ed i batteri si diffondono sotto forma di essudato che può essere veicolato dal vento, dall'acqua ( nebbie, piogge e grandinate), dagli insetti, dagli uccelli o dall'uomo(es. con la potatura) infettando fiori foglie e germogli. La penetrazione nei tessuti avviene principalmente attraverso le aperture naturali degli organi della pianta quali le strutture fiorali e attraverso ferite, siano esse microscopiche o visibili.
In primavera il batterio comincia a moltiplicarsi invadendo nuovo tessuto corticale ed emettendo goccioline di essudato di colore biancastro e vischioso che diffonde l'infezione primaria. Le vie di penetrazione del batterio sono le aperture naturali dei fiori e dei germogli o le ferite causate da grandine, punture di insetti,tagli o altre cause.Il batterio,, si diffonde rapidamente nei giovani tessuti sino a raggiungere rami e tronco.
Dal punto di ingresso dell'infezione primaria si hanno necrosi di fiori, foglie e germogli e produzione di nuovi cancri con formazione di nuovi essudati o di esili filamenti biancastri che danno luogo alle infezioni secondarie.
Le piante ospiti manifestano la massima suscettibilirà nel periodo della fioritura con giornate piovose e temperatura media compresa tra 22 e 25° C. Le fioriture secondarie, che si verificano di norma con temperature più elevate, sono pertanto molto pericolose perchè favoriscono nuove infezioni.
A breve distanza la diffusione della malattia è assicurata da pioggia, insetti, uccelli, vento e dall'uomo. A lunga distanza il patogeno può essere introdotto con piante o materiale vegetale, ma anche gli uccelli migratori possono diffondere il batterio.
La difesa al colpo di fuoco batterico è basata fondamentalmente sull'uso di materiale di propagazione sano, , così come stabilito dalla normativa comunitaria.
E' fondamentale controllare tutte le piante ospiti, siano esse coltivate, spontanee o presenti in vivaio per individuare i primi focolai di infezione cui deve seguire la immediata distruzione col fuoco delle piante infette ed una attenta sorveglianza della situazione sanitaria delle piante ospiti vicine.
Per questo il D.M. 27/3/1996, che stabilisce l'obbligatorietà della lotta, impone di estirpare e distruggere immediatamente ogni pianta visibilmente infetta e, intorno ad essa, ogni altra pianta ospite per un raggio di dieci metri.
In caso di vivai, il servizio fitosanitario regionale può disporre l'estirpazione e la distruzione delle piante ospiti asintomatiche per un raggio superiore ai dieci metri. Inoltre l'art. 7 del citato D.M. impone "per i dodici mesi successivi alla scoperta dell'ultimo caso acceertato è vietato trasportare fuori dalla zona di sicurezza o mettervi a dimora piante ospiti di Erwinia amylovora o loro parti senza preventiva autorizzazione del Servizio fitsanitario Regionale".
Tale particolare autorizzazione impone una serie di controlli ed analisi che, nel caso migliore, limitano il commercio e la messa a dimora di queste piante.
Si pensi al grave danno che il rinvenimento di un solo caso della malattia potrebbe causare ad un comprensorio a forte vocazione vivaistica; in pratica ciò significherebbe una forte riduzione della coltivazione di piante ospiti per un lungo periodo e per buona parte del territorio.
La lotta al colpo di fuoco batterico è in realtà piuttosto difficile.L'eliminazione mediante bruciatura delle parti di piante o piante intere infette non risolve il problema in quanto vi sono molte piante ospiti spontanee che risultano praticamente non contollabili. Gli interventi chimici con prodotti autorizzati, risultano sempre relativamente efficaci. I prodotti normalmente utilizzati nella lotta contro questa batteriosi sono a base di rame e vengono distribuiti generalmente dopo pioggie e grandinate.
L'uso in agricoltura degli antibiotici, che potrebbero essere in grado di combattere la batteriosi, è vietato.
Le possibilità future di difesa si basano sulla lotta biologica con l'uso di batteri antagonisti e sulla selezione di piante resistenti.
Le piante ornamentali ospiti del patogeno rivestono un ruolo importante nella diffusione della malattia. Soprattutto quelle spontanee o quelle trapiantate in giardini e quindi più difficilmente controllabili, potrebbero essere sorgente di infezione e quindi da queste la malattia si può diffondere in modo incontrollato e incontrollabile.
Può essere utile limitare l'uso di piante ornamentali suscettibili o considerate ad alto rischio che non dovrebbere essere coltivate soprattutto nelle zone dove sono predominanti coltivazioni di pero e di melo.
Tra le fruttifere sono considerati sensibili i generi Pyrus (pero), Malus (melo).
Tra le ornamentali presentano elevata suscettibilità Chaenomeles japonica (cotogno del giappone) e Crataegus (biancospino).
Il biancospino, per la sua diffusione allo stato spontaneo, può essere ritenuta la pianta spia più rappresentativa, in particolare il Crataegus monogyna ed il Crataegus oxyacantha sono particolarmente suscettibili, mentre il C. prunifolia e C. coccinea sono resistenti.
I Cotoneaster salicifolius e watereri sono sensibili, mentre C. dammeri var. radicans, C. horizontalis, C. microphyllus sono considerati resistenti.
I Pyracantha sono mediamente sensibili, mentre le varietà. Mojave, Navaho, Teton e Shawnee sono resistenti.
Il Sorbus aria è sensibile, mentre S. aucuparia e S. intermedia sono considerati resistenti.
Stranvaesia davidiana è sensibile.