Una storia privata: Lillo "canis turisticus"
Lillo, il "canis turisticus" non è più: si è spento serenamente presso la Clinica veterinaria dell'Università di Lipsia intorno alle 21 di sabato 21 agosto con ben tre medici e un'assistente intorno a lui, oltre a me e a Giancarlo.
Alcuni giorni prima eravamo partiti in macchina con Enza da Tramonti sulla Costa Amalfitana dove aveva trascorso la solita felice, serena e libera estate fra giardino e giro di amici del borgo. Qualche malessere durante il viaggio verso Treviso, a cui non avevamo dato peso: chissà cosa avrà mangiato, dicevamo; altro malessere a Treviso e poi tranquillo viaggio in pullman verso Norimberga, prima tappa del nuovo itinerario che ci avrebbe portato con un nutrito gruppo di cinquanta amici anche a Berlino e Dresda. Solite passeggiate, soliti riposini e la seconda sera di Norimberga il primo collasso con spasmi e rilassamenti: un mio energico massaggio cardiaco forse lo ha temporaneamente salvato e probabilmente in segno di gratitudine e di commiato (ma l'ho capito solo dopo) durante la note ho sentito il suo muso e i suoi baffi appoggiati sulla mia guancia.
Al mattino, breve colazione e con quasi normale vivacità, viaggio verso Bayreuth con visita anche al teatro e alla tomba di Richard Wagner, altro grande viaggiatore, morto a Venezia.
Proseguimento verso Lipsia e alla periferia della città Lillo vuole scendere, come se avesse bisogno d'aria, di fare due passi, ma appare stanco, smarrito, incerto. All'arrivo all'hotel Mercure, l'intensificarsi di una grave crisi di cui non avevamo capito la gravità, , ci ha indotto a cercare un veterinario e dopo alcuni tentativi la gentile signorina della reception ci ha indirizzato alla clinica più prestigiosa d'Europa. Corsa in taxi, breve attesa e poi con il peggiorare dello stato, Giancarlo chiama il veterinario che prontamente porta Lillo in braccio in ambulatorio e con il microfono chiama tutto il personale disponibile e un collega anche a casa. Punture, flebo, radiografie, prelievi per analisi e poi ecografia e la terribile diagnosi: Lillo è pieno di tumori allo stomaco, formatisi nel giro di qualche settimana ed è in corso una grave emorragia interna. Il nostro "canis" centenario appare tranquillo, sereno, disteso sul lettino e ci guarda con i suoi occhietti un poco velati da una prossima cataratta; Gian gli accarezza la testa e il collo, io il dorso e la coda.
Vediamo il cuore e gli organi in movimento sul monitor e poi piano piano piano quasi niente e poi niente: "It's dead" dice il dottor Wilsdorf a Giancarlo che rimane allibito e sgomento e quindi "Papà Lillo è ormai in cielo!"; mentre mi sgorga un pianto disperato lui si distende per terra, senza forze ed incredulo che il suo amico di tredici anni e mezzo possa non fargli più le feste, leccargli il viso e scaldargli i piedi. Ci lasciano soli con il nostro amatissimo per lunghissimi minuti e poi Wilsdorf si fa raccontare (in inglese) da mio figlio la vita di Lillo e il nostro rapporto con lui: "Cane fortunato e felice, più di tanti esseri umani". Certo, ma per noi e per tanti conoscenti Lillo spesso era più vero di tanti esseri umani e San Francesco potrebbe testimoniarlo.
Nell'impossibilità di riportarlo in Italia, lo avrebbero studiato e quindi cremato. Non ci manderanno le ceneri, ma solo gli esiti dell'autopsia. Ci rimangono un barattolino di peli, la sua museruola (usata solo in casi particolari) i collari, il guinzaglio (usato sempre pochissimo, se si esclude Treviso dove menti amministrative perverse ostacolano ogni forma di intelligenza animale), le sue medicine abituali, una scorta di scatolette di cibo che avrebbe dovuto consumare durante il lungo viaggio.
Era nato ad Oderzo, la romana Opitergium, e l'avevamo trovato attraverso un piccolo annuncio visto in un negozio di piccoli animali e mangimi. "Offresi cani di piccola taglia" e per Giancarlo (figlio unico) che aveva 9 anni ed aveva espresso il desiderio di avere per compagno un qualsiasi animaletto (anche un canarino o un pesciolino) l'occasione era favorevole. Andammo all'albergo Opitergium e Giancarlo scelse fra tre: quello più piccolo e nero, con macchie color miele sugli occhi e sul petto e con una originale coda a ricciolo. Era chiaro che trattavasi di un incrocio di tante razze, un crocevia del mondo.
Una premonizione per un cagnolino che sarebbe diventato il "canis turisticus" per antonomasia, conosciuto luoghi, gente e compagni di tutte le lingue d'Europa e viaggiato per tutta la vita, in largo e lungo.
Enza voleva chiamarlo Lulù ma quando le abbiamo ricordato la Lulù di Emile Zola che non era una donna di cristalline virtù, accetto il comunissimo Lillo: simpatico e anche un poco vagabondo.
Il primo viaggio fu nell'aprile del 1991 verso Merano e la Val Venosta e non riusciva neppure a salire gli scalini dei marciapiedi. Piccolino, che tenerezza: vieni, vieni a dormire sul morbido, sul letto, vicino ai nostri piedi. E fu la sua gioia e abitudine di sempre, ma anche il nostro peso costante e l'espressione della vicinanza a noi.
Da allora un centinaio di viaggi: dai tours in Sicilia (si ricorda ancora la sua fuga falla gabbia del traghetto da Palermo per Napoli con i marinai che lo rincorrevano per tutta la nave e l'invito del comandante a portarcelol in cabina), in Campania (che "spantego" quando si era perso a Padula, ma che padronanza nelle escursioni al Vesuvio e a Capri), nel Lazio, Umbria, Piemonte, Puglia, Marche, Friuli, Dolomiti (le passeggiate sulla neve di Corvara, Cortina, Val Zoldana, San Vito), Lombardia, Svizzera, Austria (ah quell'incontro simpatico con il cane-leone di Klagenfurth!), Repubblica Ceka, Germania, Slovenia e Croazia (delizioso in barca sul lago di Bled e sotto il torrente di pioggia a Brioni), Francia (che emozione i suoi salti sulle rocce di granito rosa in Bretagna e gli equlibrismi al Pont de Guard in Provenza), Spagna (con tutto il "Camino di Santiago"). E poi lunghe permanenze nella casa di Treviso e grandi soggiorni nella casa in Sicilia e soprattutto sulle alture della Costa Amalfitana, dove ci ha aiutato (con la costante compagnia) nella realizzazione del grande giardino botanico.
Fu proprio qui che, dopo la negativa esperienza con un cane legato alla Rocca di Angera, ebbe un incontro troppo ravvicinato con un cane pastore che addentandolo sul dietro lo lanciò per aria in un turbine di polvere e paglia; fu salvato dal pronto intervento del pecoraio. Ma la ferita gli causò un'ernia perianale che ha condizionato in parte la sua vita e a cui ci siamo abituati nell'aiutarlo in vari modi. Il veterinario Zanon di Treviso lo ha praticamente salvato in due occasioni: questa dell'aggressione e quella della lesione alla vescica; con sensibilità e competenza lo curava senza mai volerlo far soffrire. E con la scusa di Luna Rossa ti assistevo tutte le notti.
Che disperazione e che strazio, amico Lillo, non riusciamo a farcene ragione. Giancarlo a Treviso preferisce non parlarne, la mamma è più razionale ed è confortata dalla serenità con cui te ne sei andato, senza apparente sofferenza. Ma io ti vedo sempre accanto a me e ti chiamo anche a voce alta; qualche notte mi sveglio e la mia mano corre ad accarezzare la tua nuca, sento ancora quel tuo alito dell'ultima notte, i tuoi guaiti dietro le porte come segno di voler entrare o uscire, i tuoi ronf-ronf, i tuoi inviti ad Enza a condividere i riposini pomeridiani sul divano, i tuoi passi accanto a me, le tue corse su è giù nel nostro giardino, i tuoi gioiosi abbaiare di gioia e rimprovero quando ci allontanavamo un giorno o solo qualche minuto. In pullman ho lasciato fino alla fine del viaggio le tue ciotoline,: in tanti hanno pianto, sai, e tutti si ricorderanno di te.
Quante simpatie coglievi e quanti esprimevano sorpresa quando non ti vedevano in viaggio! Quanti pianti ed emozioni hai procurato e quanti rimpianti per non averti goduto di più. Zia Elena è sgomenta, sai, non volevamo dirglielo della tua "partenza" ma lo ha saputo subito
Splendido (da adulto ti eri anche un poco ingrigito), commovente e irripetibile "turisticus" documentato da centinaia di fotografie, sempre attento a radunare il gruppo, a precederlo nelle visite (emblematiche le immagini di Carcassonne), a curiosare nei meandri dei luoghi a te più accessibili (le lucertole di Selinunte e le chiesette di campagna della Romantiche Strasse); quasi un copilota come si vede in vari filmati di Marino (che si è "avviato" lo scorso anno) mentre osservi la carta topografica e poi la strada, conoscitore delle abitudini da viaggio e delle esigenze dei gruppi, attento, pacato e pronto ad accettare carezze e biscottini; preciso e rispettoso ospite di tantissimi alberghi (da Palermo, Cettina chiedeva sempre del cagnolino Lillo, a Gragnano eri di casa, ovunque erano desiderosi di conoscere la piccola "mascotte".
Ci lasci un vuoto grande, grande, grande, grandissimo, lo sai, che nessuno potrà colmare, e non ci tenteremo nemmeno: unico e irripetibile. Grazie Lillo per la fedeltà (tranne qualche ira e qualche morso quando volevo darti qualche medicina) e l'amicizia, l'affetto, la dedizione, la pazienza, l'allegria, gli scatti da centometrista e da fondista (da giovane, in Sicilia, riuscivi a fare anche due chilometri a 40 all'ora), il tuo essere sornione e pronto a cogliere i primi raggi primaverili e i tepori del termo o delle stufe con i primi freddi (tu che non sopportavi la mantellina di lana e ti bloccavi quando ritenevamo opportuno fartela indossare).
Grazie Lillo per il tantissimo che ci hai dato, non ti dimenticheremo mai, sempre nei nostri cuori e con un bacino sul nasino…vai, vai… fra gli azzurri pascoli e i boschi del cielo, quante piante che hai ancora da segnare, piccolo, dolce e caro…
Lillo, il "canis turisticus" non è più: si è spento serenamente presso la Clinica veterinaria dell'Università di Lipsia intorno alle 21 di sabato 21 agosto con ben tre medici e un'assistente intorno a lui, oltre a me e a Giancarlo.
Alcuni giorni prima eravamo partiti in macchina con Enza da Tramonti sulla Costa Amalfitana dove aveva trascorso la solita felice, serena e libera estate fra giardino e giro di amici del borgo. Qualche malessere durante il viaggio verso Treviso, a cui non avevamo dato peso: chissà cosa avrà mangiato, dicevamo; altro malessere a Treviso e poi tranquillo viaggio in pullman verso Norimberga, prima tappa del nuovo itinerario che ci avrebbe portato con un nutrito gruppo di cinquanta amici anche a Berlino e Dresda. Solite passeggiate, soliti riposini e la seconda sera di Norimberga il primo collasso con spasmi e rilassamenti: un mio energico massaggio cardiaco forse lo ha temporaneamente salvato e probabilmente in segno di gratitudine e di commiato (ma l'ho capito solo dopo) durante la note ho sentito il suo muso e i suoi baffi appoggiati sulla mia guancia.
Al mattino, breve colazione e con quasi normale vivacità, viaggio verso Bayreuth con visita anche al teatro e alla tomba di Richard Wagner, altro grande viaggiatore, morto a Venezia.
Proseguimento verso Lipsia e alla periferia della città Lillo vuole scendere, come se avesse bisogno d'aria, di fare due passi, ma appare stanco, smarrito, incerto. All'arrivo all'hotel Mercure, l'intensificarsi di una grave crisi di cui non avevamo capito la gravità, , ci ha indotto a cercare un veterinario e dopo alcuni tentativi la gentile signorina della reception ci ha indirizzato alla clinica più prestigiosa d'Europa. Corsa in taxi, breve attesa e poi con il peggiorare dello stato, Giancarlo chiama il veterinario che prontamente porta Lillo in braccio in ambulatorio e con il microfono chiama tutto il personale disponibile e un collega anche a casa. Punture, flebo, radiografie, prelievi per analisi e poi ecografia e la terribile diagnosi: Lillo è pieno di tumori allo stomaco, formatisi nel giro di qualche settimana ed è in corso una grave emorragia interna. Il nostro "canis" centenario appare tranquillo, sereno, disteso sul lettino e ci guarda con i suoi occhietti un poco velati da una prossima cataratta; Gian gli accarezza la testa e il collo, io il dorso e la coda.
Vediamo il cuore e gli organi in movimento sul monitor e poi piano piano piano quasi niente e poi niente: "It's dead" dice il dottor Wilsdorf a Giancarlo che rimane allibito e sgomento e quindi "Papà Lillo è ormai in cielo!"; mentre mi sgorga un pianto disperato lui si distende per terra, senza forze ed incredulo che il suo amico di tredici anni e mezzo possa non fargli più le feste, leccargli il viso e scaldargli i piedi. Ci lasciano soli con il nostro amatissimo per lunghissimi minuti e poi Wilsdorf si fa raccontare (in inglese) da mio figlio la vita di Lillo e il nostro rapporto con lui: "Cane fortunato e felice, più di tanti esseri umani". Certo, ma per noi e per tanti conoscenti Lillo spesso era più vero di tanti esseri umani e San Francesco potrebbe testimoniarlo.
Nell'impossibilità di riportarlo in Italia, lo avrebbero studiato e quindi cremato. Non ci manderanno le ceneri, ma solo gli esiti dell'autopsia. Ci rimangono un barattolino di peli, la sua museruola (usata solo in casi particolari) i collari, il guinzaglio (usato sempre pochissimo, se si esclude Treviso dove menti amministrative perverse ostacolano ogni forma di intelligenza animale), le sue medicine abituali, una scorta di scatolette di cibo che avrebbe dovuto consumare durante il lungo viaggio.
Era nato ad Oderzo, la romana Opitergium, e l'avevamo trovato attraverso un piccolo annuncio visto in un negozio di piccoli animali e mangimi. "Offresi cani di piccola taglia" e per Giancarlo (figlio unico) che aveva 9 anni ed aveva espresso il desiderio di avere per compagno un qualsiasi animaletto (anche un canarino o un pesciolino) l'occasione era favorevole. Andammo all'albergo Opitergium e Giancarlo scelse fra tre: quello più piccolo e nero, con macchie color miele sugli occhi e sul petto e con una originale coda a ricciolo. Era chiaro che trattavasi di un incrocio di tante razze, un crocevia del mondo.
Una premonizione per un cagnolino che sarebbe diventato il "canis turisticus" per antonomasia, conosciuto luoghi, gente e compagni di tutte le lingue d'Europa e viaggiato per tutta la vita, in largo e lungo.
Enza voleva chiamarlo Lulù ma quando le abbiamo ricordato la Lulù di Emile Zola che non era una donna di cristalline virtù, accetto il comunissimo Lillo: simpatico e anche un poco vagabondo.
Il primo viaggio fu nell'aprile del 1991 verso Merano e la Val Venosta e non riusciva neppure a salire gli scalini dei marciapiedi. Piccolino, che tenerezza: vieni, vieni a dormire sul morbido, sul letto, vicino ai nostri piedi. E fu la sua gioia e abitudine di sempre, ma anche il nostro peso costante e l'espressione della vicinanza a noi.
Da allora un centinaio di viaggi: dai tours in Sicilia (si ricorda ancora la sua fuga falla gabbia del traghetto da Palermo per Napoli con i marinai che lo rincorrevano per tutta la nave e l'invito del comandante a portarcelol in cabina), in Campania (che "spantego" quando si era perso a Padula, ma che padronanza nelle escursioni al Vesuvio e a Capri), nel Lazio, Umbria, Piemonte, Puglia, Marche, Friuli, Dolomiti (le passeggiate sulla neve di Corvara, Cortina, Val Zoldana, San Vito), Lombardia, Svizzera, Austria (ah quell'incontro simpatico con il cane-leone di Klagenfurth!), Repubblica Ceka, Germania, Slovenia e Croazia (delizioso in barca sul lago di Bled e sotto il torrente di pioggia a Brioni), Francia (che emozione i suoi salti sulle rocce di granito rosa in Bretagna e gli equlibrismi al Pont de Guard in Provenza), Spagna (con tutto il "Camino di Santiago"). E poi lunghe permanenze nella casa di Treviso e grandi soggiorni nella casa in Sicilia e soprattutto sulle alture della Costa Amalfitana, dove ci ha aiutato (con la costante compagnia) nella realizzazione del grande giardino botanico.
Fu proprio qui che, dopo la negativa esperienza con un cane legato alla Rocca di Angera, ebbe un incontro troppo ravvicinato con un cane pastore che addentandolo sul dietro lo lanciò per aria in un turbine di polvere e paglia; fu salvato dal pronto intervento del pecoraio. Ma la ferita gli causò un'ernia perianale che ha condizionato in parte la sua vita e a cui ci siamo abituati nell'aiutarlo in vari modi. Il veterinario Zanon di Treviso lo ha praticamente salvato in due occasioni: questa dell'aggressione e quella della lesione alla vescica; con sensibilità e competenza lo curava senza mai volerlo far soffrire. E con la scusa di Luna Rossa ti assistevo tutte le notti.
Che disperazione e che strazio, amico Lillo, non riusciamo a farcene ragione. Giancarlo a Treviso preferisce non parlarne, la mamma è più razionale ed è confortata dalla serenità con cui te ne sei andato, senza apparente sofferenza. Ma io ti vedo sempre accanto a me e ti chiamo anche a voce alta; qualche notte mi sveglio e la mia mano corre ad accarezzare la tua nuca, sento ancora quel tuo alito dell'ultima notte, i tuoi guaiti dietro le porte come segno di voler entrare o uscire, i tuoi ronf-ronf, i tuoi inviti ad Enza a condividere i riposini pomeridiani sul divano, i tuoi passi accanto a me, le tue corse su è giù nel nostro giardino, i tuoi gioiosi abbaiare di gioia e rimprovero quando ci allontanavamo un giorno o solo qualche minuto. In pullman ho lasciato fino alla fine del viaggio le tue ciotoline,: in tanti hanno pianto, sai, e tutti si ricorderanno di te.
Quante simpatie coglievi e quanti esprimevano sorpresa quando non ti vedevano in viaggio! Quanti pianti ed emozioni hai procurato e quanti rimpianti per non averti goduto di più. Zia Elena è sgomenta, sai, non volevamo dirglielo della tua "partenza" ma lo ha saputo subito
Splendido (da adulto ti eri anche un poco ingrigito), commovente e irripetibile "turisticus" documentato da centinaia di fotografie, sempre attento a radunare il gruppo, a precederlo nelle visite (emblematiche le immagini di Carcassonne), a curiosare nei meandri dei luoghi a te più accessibili (le lucertole di Selinunte e le chiesette di campagna della Romantiche Strasse); quasi un copilota come si vede in vari filmati di Marino (che si è "avviato" lo scorso anno) mentre osservi la carta topografica e poi la strada, conoscitore delle abitudini da viaggio e delle esigenze dei gruppi, attento, pacato e pronto ad accettare carezze e biscottini; preciso e rispettoso ospite di tantissimi alberghi (da Palermo, Cettina chiedeva sempre del cagnolino Lillo, a Gragnano eri di casa, ovunque erano desiderosi di conoscere la piccola "mascotte".
Ci lasci un vuoto grande, grande, grande, grandissimo, lo sai, che nessuno potrà colmare, e non ci tenteremo nemmeno: unico e irripetibile. Grazie Lillo per la fedeltà (tranne qualche ira e qualche morso quando volevo darti qualche medicina) e l'amicizia, l'affetto, la dedizione, la pazienza, l'allegria, gli scatti da centometrista e da fondista (da giovane, in Sicilia, riuscivi a fare anche due chilometri a 40 all'ora), il tuo essere sornione e pronto a cogliere i primi raggi primaverili e i tepori del termo o delle stufe con i primi freddi (tu che non sopportavi la mantellina di lana e ti bloccavi quando ritenevamo opportuno fartela indossare).
Grazie Lillo per il tantissimo che ci hai dato, non ti dimenticheremo mai, sempre nei nostri cuori e con un bacino sul nasino…vai, vai… fra gli azzurri pascoli e i boschi del cielo, quante piante che hai ancora da segnare, piccolo, dolce e caro…