Illuminazione artificiale
Ciao a tutti sono nuovo di questo bel forum. Siccome sono un appasionato di orchidee, la prima cosa che ho fatto è stata di entrare in questa sezione a loro dedicata. Vorrei dire anch'io la mia sull'argomento illuminazione artificiale, in quanto ritengo di conoscerlo decentemente sia come appassionato di piante sia come materia di studio.
Le lampade standard sono lampade trifosforo. Vengono realizzate per avere delle grosse proiezioni sul verde e sul giallo. E' proprio questa infatti la luce a cui i nostri occhi sono abituati ed è principalmente questa che viene misurata per calcolare i Lumen. Infatti i Lumen vengono misurati in base ad un "osservatore fotopico", cioè misurano quanta luce siamo in grado noi di percepire e non il flusso luminoso totalmente emesso dalle lampade. Se confrontiamo non i Lumen ma il PAR (Photosythetically Available Radiation cioè Radiazione Disponibile per la Fotosintesi) delle varie lampade (e per la crescita delle piante è questo che dovrebbe essere interessante) la differenza tra pentafosforo e trifosforo è praticamente nulla. Inoltre le pentafosforo presentano una distribuzione spettrale migliore delle trifosforo in quanto lo spettro delle prime presenta cinque picchi mentre quello dello delle seconde ne presenta solo tre, cosa di cui il PAR non tiene conto in quanto valuta con il medesimo peso qualsiasi radiazione emessa nel campo di lunghezze d'onda da 300 a 700 nm).
Per valutare quindi l'effettiva efficacia di una lampada il PAR da solo un'indicazione di base ma non è sufficiente, occorre studiare lo spettro.
Occorrono infatti alcune frequenze per attivare le reazioni biochimiche tipiche della fotosintesi. Infatti alcune radiazioni vengono poco sfruttate, mentre altre lo sono di piu'. Ad esempio, come molti sanno, piante che appaiono verdi hanno pigmenti che riflettono in gran parte la radiazione verde, che dunque evidentemente puo' essere solo in piccola parte utilizzata dalle piante. Occorre tuttavia tenere presente che solo una modesta percentuale della luce che arriva alle piante (o meglio dell'energia contenuta nella luce che arriva alle piante) viene effettivamente utilizzata (se non ricordo male, per la radiazione solare normalmente meno dell'1 % dell'energia raggiante che arriva alle piante e' efficace per la fotosintesi), sia perche' e' eventualmente costituita da luce non molto utile, nel senso appena detto, sia anche perche' solo una parte dell'energia contenuta nei fotoni assorbiti e che potrebbe in teoria essere utilizzata risulta poi inefficace per diversi motivi caratteristici di queste reazioni biomolecolari attivate dalla radiazione solare.
Tuttavia dato che l'esame di uno spettro puo' essere talvolta complicato, informazioni utili si possono ricavare dall'analisi di altri due indici spesso presenti nelle descrizioni tecniche delle lampade: la temperatura di colore e il Ra (indice di resa del colore). Senza dilungarci nei dettagli basta considerare che la luce solare presenta uno spettro completo, una temperatura di colore compresa nell'intervallo 5000-6500 K a seconda del momento della giornata, mentre il Ra è pari a 100. Da cio' si puo' dedurre che per ricreare una luce il più possibile simile alla luce solare è opportuno utilizzare lampade con temperatura di colore pari a quella solare e con il Ra più elevato possibile (in ogni caso maggiore di 90). Premesso cio' ritengo che i migliori risultati si potrebbero ottenere affiancando due lampade pentafosforo con diversa temperatura di colore (cioè una calda (sui 6000-6500 K) e una fredda (sui 4000-4500 K)) in modo che una lampada possa colmare possibili vuoti nello spettro di emissione dell'altra, dotate di opportuni riflettori in modo da convogliare la maggiore quantità di luce possiblile senza dispersioni. Se invece volete usare lampade trifisforo (ad esempio per problemi di reperibilità) allora vi consiglio di valutare attentamente gli spettri di emissione delle varie lampade disponibili in modo da trovarne due (o più) il più possibile complementari.
Inoltre data l'inevitabile carenza di queste lampade nei confronti di alcune lunghezze d'onda fondamentali, è necessario usare lampade molto potenti (con conseguente spreco di energia e quindi di soldi). In ultimo vorrei far notare che la temperatura ottimale di lavoro di un neon è di circa 40°C, tuttavia spesso questa temperatura viene superata specialmente in caso di uso per diverse ore. Ciò può causare variazioni anche sensibili nello spettro di emissione. Per questo consiglierei di usare un gruppo di accensione elettronico, che a fronte di una spesa leggermente superiore permette temperature inferiori, una maggiore durata della lampada e un minore consumo energetico.
Ciao a tutti.